Tutto pronto a Padula per la cerimonia finale della XIX edizione del Premio Internazionale “Joe Petrosino” che ogni anno assegna il prestigioso riconoscimento a personalità che si sono distinte nella lotta alle mafie. La manifestazione si svolgerà domani, sabato 10 settembre alle ore 9 nella Certosa e si avvale del Patrocinio del Comune, della Comunità Montana Vallo di Diano, della Regione Campania e della Camera dei Deputati.
Dopo i saluti di Michela Cimino, sindaca di Padula, la parola passerà a Vincenzo Lamanna, presidente dell’Associazione Internazionale “Joe Petrosino” di Padula e a Nino Melito Petrosino, pronipote di Joe e presidente onorario dell’associazione.
Il riconoscimento sarà consegnato a Roberta Ruscica, giornalista, Antonino Ruggirello, agente della Polizia di Stato, Ivan D’Anna, Ispettore della Polizia di Stato e già componente “Sezione Catturandi” di Palermo, Giuseppe Carini, testimone di giustizia, Roberto Tartaglia, Vice Capo del Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Sigfrido Ranucci, giornalista RAI, conduttore di Report.
Giuseppe Michele Pasquale Petrosino nacque a Padula il 30 agosto 1860. All’età di 13 anni emigrò negli Stati Uniti con il padre Prospero che esercitava il mestiere di sarto, la madre, due sorelle e tre fratelli. Dopo avere fatto i mestieri più umili, nel 1883 Giuseppe (ormai diventato Joe) indossò, primo italiano ad avere tale privilegio, la divisa di agente della polizia di New York. Promosso detective, passò al servizio investigativo e nel 1895 il Presidente Rooswelt in persona lo nominò sergente. Nel 1905, con la promozione a tenente, gli venne affidato il comando dell’Italian Branh e successivamente dell’Italian Legion, un gruppo di agenti italiani a suo giudizio indispensabili per combattere la Mano Nera, così veniva chiamata allora la mafia d’oltreoceano.
Il suo merito maggiore è quello di avere intuito che per sconfiggere la mafia era necessario recidere i legami tra la criminalità americana e quella italiana. A questa intuizione, però, furono in pochi a dare credito per cui nel 1909 decise di venire da solo in Italia per indagare in Sicilia. A Roma fu ricevuto dal Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti che gli regalò anche un orologio d’oro. Prima di andare in Sicilia decise in gran segreto di fare una breve tappa a Padula, il paese natale che non aveva dimenticato; nonostante la notizia del suo arrivo dovesse rimanere segreta, Joe trovò ad attenderlo circa duemila persone. Il 28 febbraio arrivò a Palermo dove iniziò subito il suo lavoro investigativo che, purtroppo, terminò il 12 marzo successivo quando quattro colpi di pistola esplosi in piazza Marina posero fine all’esistenza del coraggioso poliziotto. Aveva 49 anni. Dopo lunghe indagini vennero arrestati 15 mafiosi che però furono clamorosamente assolti al termine del processo.
Le cronache dell’epoca parlarono di funerali imponenti sia in Italia che negli Stati Uniti dove una folla eccezionale, circa 300mila persone, volle rendere l’estremo omaggio al grande detective. All’evento la stampa americana diede notevole risalto. Da allora il mito di Joe Petrosino non si è mai affievolito e la stampa si è sempre occupata di lui: le sue avventure sono state pubblicate a fumetti nel 1923 dalla casa editrice Nerbini di Firenze in dispense settimanali, dischi, film come ad esempio “Pagare o morire” con Ernest Brognine negli anni ’60 e “Joe Petrosino”, due sceneggiati Rai interpretati rispettivamente da Adolfo Celi nel 1972 e da Beppe Fiorello nel 2006. Molto noto il libro inchiesta di Arrigo Petacco la cui prima edizione risale al 1972 e ne ha reso leggendaria la figura.