Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito questa giornata il 17 dicembre 1999 attraverso la risoluzione 54/134 e la data in cui ricorre non è casuale, si fa riferimento, infatti, al brutale assassinio delle sorelle Mirabal avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana, dove le tre donne, considerate rivoluzionarie, vennero torturate e uccise.
La violenza contro le donne, dall’età più giovane fino a quella adulta, rappresenta una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e persistenti e a raccontarcelo sono i devastanti fatti di cronaca. Solo nel 2023 in Italia sono state uccise (fino ad oggi) oltre 100 donne, un dato in crescita rispetto allo scorso anno.
Per l’occasione Ondanews ha raccolto la testimonianza di Arianna (nome di fantasia) 37enne di Agropoli, che dal 2014 ha subìto violenze fisiche e psicologiche dal marito. Nel 2021 ha deciso di mettere un punto alle sue sofferenze, denunciando quanto accaduto tra le mura domestiche. Ad inizio novembre ha testimoniato in Tribunale, difesa dall’avvocato Carmela Landi, aprendo così il processo in cui figura come vittima e come unica parte civile, ripercorrendo momenti dolorosi della sua storia, come quando il marito ha tentato di strangolarla o come quando le ha rotto una gamba, nella speranza che possa ottenere giustizia e, finalmente, riabbracciare i suoi bambini, affidati al padre.
- Arianna, come è iniziata la storia con tuo marito?
Parto dal presupposto che ho avuto un’infanzia molto delicata, poiché i miei genitori non potendosi occupare di me mi hanno portata in un collegio. Lì ho sofferto molto e quando ho conosciuto mio marito che era una persona molto attenta e premurosa nei miei confronti ho creduto che finalmente avevo trovato la felicità che tanto desideravo.
- Quando ti sei accorta che qualcosa stava iniziando a cambiare?
Quando sono rimasta incinta del mio primo figlio. Mio marito ha iniziato ad essere sempre arrabbiato e per la minima banalità mi aggrediva, dapprima verbalmente e poi con il passare del tempo ha iniziato anche a picchiarmi.
- Quando sono iniziate le violenze fisiche? Sono diventate sempre più pesanti?
Le violenze fisiche sono iniziate quando aspettavo il mio primo figlio e poi nel corso del tempo e degli anni è diventato sempre peggio. Ci sono stati periodi in cui mi picchiava anche tutti i giorni. Oltre alle violenze fisiche, poi, ho subito anche violenze psicologiche perché mi offendeva sempre e per far sì che non dicessi a nessuno quanto accadeva tra le mura domestiche mi minacciava: se lo avessi riferito e la cosa si veniva a sapere c’era la possibilità che intervenivano gli assistenti sociali e mi toglievano i bambini, era questa la minaccia ricorrente. Accadeva spesso che per non farmi uscire da sola quando lui andava a lavoro mi chiudeva in casa.
- Qual è stata la molla che ti ha fatto scattare e capire che avevi bisogno aiuto?
L’essere stanca di subire sempre violenze fisiche ma maggiormente psicologiche, che iniziavano a fare più male di tutte le botte prese.
- Ti sei sentita al sicuro dopo aver denunciato la tua situazione? Ed oggi ti senti più serena?
Dopo aver denunciato le violenze subite mi sono sentita solo più sicura dal mio ex marito ma per il resto, purtroppo, le cose non vanno bene. Sono una persona sola, senza lavoro ed in fase di separazione; i bambini sono stati affidati al padre che ha una stabilità economica e una famiglia alle spalle che lo aiuta. Tra l’altro i miei 3 figli sono autistici e da sola, senza una stabilità economica, non posso tenerli con me. Mi devo accontentare di vederli nei giorni di visita. Oggi non mi sento per nulla serena perché le Istituzioni non hanno fatto nulla e nulla fanno per aiutarmi.
- Il tuo è un percorso lungo e doloroso. Cosa ti auguri?
Mi auguro solo che un giorno tutto possa finire e che finalmente potrò stare con i miei figli.
- Cosa consigli invece alle donne che vivono nel tunnel della violenza e non sanno come uscirne?
Al primo schiaffo bisogna subito denunciare e andare via. Se si tace la prima volta si diventa una vittima che starà in silenzio sempre.