“Diventate consapevoli, non bastano un hashtag, la panchina, lo slogan” è il messaggio diretto di una vittima di violenza, l’ennesima, che lancia alle donne sui suoi canali social.
Abbiamo chiesto a Maria, nome di fantasia perché ci ha chiesto di rimanere anonima, di raccontarci la sua storia e la sua esperienza, per far rimanere sempre alta l’attenzione su questi drammi che si consumano ogni giorno e che, purtroppo, non accennano a diminuire.
- Ci puoi raccontare la tua storia? Com’è iniziata e quando hai avuto i primi segnali di violenza?
Ho convissuto per 3 anni. I problemi erano legati alla sua gelosia che col tempo si è trasformata in possesso e controllo. Non ero più libera di uscire con le amiche o di andare dall’estetista da sola, anche per fare la spesa preferiva andare insieme. Negli ultimi 6 mesi avevo cambiato lavoro e ogni sera mi faceva una scenata perché non l’avevo chiamato sufficienti volte. In più la sua famiglia ostacolava la relazione con insulti nei miei confronti, ingerenze e dispetti. A volte mi diceva che se lo avessi tradito mi avrebbe sparato, avendo lui una pistola, nonostante poi io abbia scoperto che non aveva motivi per avere un decreto di operatore di pubblica sicurezza.
A luglio 2019 per gli ennesimi dispetti, gravi, della sua famiglia e delle sue bugie ho deciso di lasciarlo. Ero molto stanca e provavo ormai indifferenza per lui. Ha iniziato a insultarmi, mi ha strattonata, ho cercato di dirigermi verso la porta e uscire per farlo calmare. Mai avrei pensato che voltandomi verso la porta mi avrebbe scaraventato a terra, lanciato sul divano, poi ha tentato di strangolarmi e mi ha sferrato un pugno facendo uscire la mandibola. Sono viva grazie al mio cane, perché senza di lui avrebbe continuato a colpirmi.
- Quando hai deciso di denunciare il tutto?
Il motivo dell’aggressione è stato averlo lasciato ma ho denunciato dopo 40 giorni per paura, avendomi lui minacciato di morte all’uscita del pronto soccorso.
- Che danni hai avuto?
Lussazione irreversibile dell’articolazione temporomandibolare, spostamento dell’arcata inferiore, 38 giorni di prognosi, mesi di postumi, danno permanente, sindrome grave post traumatica da stress, depressione. Tutto refertato.
- A che punto è l’iter processuale?
È stata fatta una prima udienza di 10 minuti ad ottobre 2020, rinviato tutto a gennaio 2022. Sono ancora in attesa di testimoniare nella prima vera udienza.
- Ci sono falle, secondo te, nel sistema giudiziario per i casi di violenza sulle donne, anche alla luce dei recenti e purtroppo sempre numerosi episodi?
Posso parlare della mia esperienza. L’attuale imputato 15 giorni dopo avermi aggredito ha denunciato il furto della pistola, pistola che nessuno ha cercato, nessuna indagine sul furto definito agli atti anomalo. Non è stata fatta valutazione del rischio, non è stato dato il divieto di avvicinamento, ho segnalato 14 episodi di stalking ma non hanno aperto un procedimento d’ufficio per stalking aggravato. Al momento ogni tanto si fa vedere sotto casa mia. Mi fissa. È libero di farlo provocandomi convulsioni e un aggravamento della depressione. Il mio avvocato, finché non mi tocca o non mi minaccia, non può fare nulla. Nel mio caso il divieto di avvicinamento era obbligatorio per legge.
- In un tuo post sui social hai scritto “Non va bene, diventate consapevoli, non basta un hashtag, la panchina, lo slogan”. Cosa si può e si deve fare, secondo te, per combattere la violenza sulle donne?
Vedo tanti slogan…mentre poi veniamo lasciate sole e trattate come appestate. Ci compatiscono nella maggior parte dei casi credendoci donne deboli, molti quando sanno cosa ti è successo ti dicono che te la sei cercata o si allontanano neanche fossi radioattiva o ti dicono “Non ci pensare più”. Tutti i numerosissimi casi che conosco o di cui ho notizia riportano le stesse caratteristiche: uomini controllanti e donne con caratteri forti, cioè la violenza avviene verso donne che si ribellano o che dicono No, per i più svariati motivi, ai loro compagni. Nella maggior parte dei casi la violenza avviene perché lei ha lasciato lui o perché si è permessa di cercare di far valere le proprie idee. Da eliminare l’idea che siano le donne “deboli” a subire violenza, è invece proprio il contrario.
Molte si arrendono dopo, quando non vengono credute, quando vengono ridicolizzate, massacrate dalla bigenitorialità a tutti i costi o da archiviazioni o da processi che finiscono in prescrizione. Un marito che picchia la moglie non è un buon padre, MAI, e deve essere allontanato.
- Cosa ti auguri per il futuro? Sia per te che per le donne che subiscono o che hanno subito violenza.
Che vengano applicate le leggi nazionali ed europee. Le ho lette tutte, non vengono applicate. È necessario:
– Applicazione sempre e comunque del protocollo EVA.
– In caso di querele documentate da referti o altro deve essere applicato il divieto di avvicinamento, sempre e in ogni caso.
– Allontanamento del violento dalla casa coniugale se la donna non ne ha una propria.
– Processi per direttissima o al massimo fine del primo grado entro sei mesi dal 415 bis.
– Allineamento tra penale e civile. Il penale deve essere più veloce e il civile in casi di divorzio o minori deve allinearsi.
– Pene severe e certe, nessuno sconto di pena né sospensione della pena, anche in caso di incensurato
A me auguro di avere a marzo una sentenza di colpevolezza di primo grado, un divieto di avvicinamento a vita e il risarcimento dell’intero danno biologico che ammonta a 90.000 euro. Altrimenti mi rivolgerò alla Corte di Strasburgo, cioè la Corte Europea che ha negli ultimi anni condannato l’Italia più volte a salate multe e risarcimenti per aver danneggiato le vittime di violenza con sentenze ingiuste.
Cosa importante, a tutte le vittime, non delegate ciecamente ad avvocati e centri antiviolenza e soprattutto non state zitte, perché che stiamo zitte fa comodo a tutti, tranne che a noi.