Spesso si sente parlare di donne che subiscono violenza che vorrebbero denunciare il proprio aguzzino ma che non sanno come fare o che non hanno fiducia nelle Istituzioni perchè non si sentono abbastanza protette. E’ davvero così? Cosa può fare una vittima di violenza? E’ tutelata? Abbiamo posto queste e altre domande al Questore della Provincia di Salerno, dott. Maurizio Ficarra, il quale ci ha gentilmente concesso questa intervista.
- Dottore, negli ultimi anni la violenza sulle donne è diventata una vera e propria piaga con episodi in continuo aumento. La situazione è analoga anche in provincia di Salerno?
I dati ufficiali registrano una tendenza nella provincia di Salerno sostanzialmente analoga a quella nazionale, sebbene in alcune zone d’Italia vi siano forti differenze dei dati complessivamente registrati, ed in questo si può registrare una collocazione in posizione mediana per la nostra area di riferimento. In particolare, si registra un lieve aumento dei cosiddetti “reati spia” e cioè gli atti persecutori, i maltrattamenti in famiglia, le violenze sessuali.
- La convivenza forzata a causa della pandemia ha influito ancora di più sull’aumento dei casi?
Durante il periodo del cosiddetto lockdown vi è stata una flessione dei reati in esame, mentre i casi sono aumentati a partire da fine maggio, con l’allentamento delle misure restrittive. In particolare, nel caso dei maltrattamenti in famiglia, vi è stato un lieve aumento dal mese di maggio per poi diminuire nuovamente. Il reato di stalking, invece, dopo la flessione del periodo del lockdown, ha registrato comunque una tendenza all’aumento rispetto all’anno precedente per tutta la seconda parte dell’anno 2020. Le violenze sessuali, nel periodo del lockdown sono diminuite per poi tornare ad aumentare nel periodo successivo, per poi ridursi alla fine dell’anno.
- Le donne vittime di violenza vivono in situazioni di disagio economico e culturale oppure è una problematica che può riguardare tutti?
Il fenomeno può definirsi abbastanza trasversale, perché la violenza psicologica, verbale e fisica può manifestarsi in tutti i contesti, a prescindere dalle situazioni accennate. Probabilmente, vi possono essere ulteriori situazioni contingenti di difficoltà economica o determinati contesti culturali che possono determinare ulteriori manifestazioni di violenza, ma la violenza di genere non può relegarsi ad un mera correlazione con il disagio economico e culturale.
- “Questo non è amore” è il titolo della campagna di prevenzione lanciata dalla Polizia di Stato, in cosa consiste?
Il progetto della Polizia di Stato “…Questo non è amore” è il frutto di un percorso di specializzazione che parte dagli anni ’90, ed oggi realizza, con gli uffici e servizi dell’amministrazione, un significativo punto di riferimento nell’attività di prevenzione e di contrasto dei reati di violenza di genere.
“QUESTO NON è AMORE” non è solo una campagna informativa, che si svolge con costanti iniziative sull’argomento, dal vivo o sul web, con opuscoli informativi cartacei e digitali tramite le professionalità specialistiche della Polizia di Stato e non solo, è uno strumento di tutela delle potenziali vittime aiutandole a superare la paura di denunciare, grazie all’impiego di personale altamente specializzato e con il supporto degli psicologi della Polizia e dei Centri antiviolenza distribuiti sul territorio che vanno incontro alle vittime proprio grazie al progetto “…Questo non è amore”.
- Quanto è importante che una donna chieda aiuto nell’immediato alle Forze dell’Ordine?[the_ad_placement id=”dentro-notizie-2-300×250″]
È molto importante. Chiedere aiuto immediatamente previene che la violenza raggiunga dimensioni maggiori, impedisce che vi siano conseguenze ulteriori ed assicura la tutela della donna su tutti i profili, di prevenzione, di ristoro, di punizione del responsabile.
Oggi una donna che chiede aiuto è anche immediatamente tutelata dal Progetto “SCUDO”, ideato e sviluppato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Tale progetto prevede una serie di strumenti avanzati a tutela della vittima e che potenziano l’attività delle forze dell’ordine: tra questi vi è il riconoscimento, già in fase di risposta al Numero Unico di Emergenza da parte degli operatori di Polizia, della vittima di violenza di genere già censita, con l’immediata disponibilità delle informazioni concernenti la violenza. Questo progetto, tramite un sistema dedicato, è un notevole supporto alla tutela delle donne in relazione all’attività di pronto intervento da parte delle forze dell’ordine, e realizza una tutela di livello avanzato della vittima.
Inoltre, vi è anche l’applicazione per smartphone, denominata “youpol”, gratuitamente scaricabile (per dispositivi IOS e ANDROID), che permette ad ogni donna di comunicare direttamente con le forze dell’ordine, anche in forma anonima, per una violenza subita o di cui è a conoscenza.
- Spesso le vittime tendono a giustificare il proprio compagno della violenza subita. In base ai casi che ha seguito fino ad ora, un uomo si pente e si ferma dopo il primo schiaffo?
A volte le vittime giustificano il proprio compagno del primo schiaffo subìto, ma è molto probabile che questo primo episodio non sia nemmeno l’ultimo. Inoltre, capita che, subito dopo un atto di violenza del genere, l’uomo compia, magari, un atto apparentemente affettuoso, che magari induce la vittima a soprassedere, ma che in realtà nasconde un’ulteriore dimostrazione di considerare una donna come un oggetto di proprietà. Già tutto ciò dimostra, appunto, che “questo …non è amore”.
- In vari casi le vittime hanno raccontato di aver chiesto aiuto alle Forze dell’Ordine ma non sono state credute o aiutate abbastanza. Può lanciare un messaggio che possa dare fiducia nelle Istituzioni?[the_ad_placement id=”dentro-notizie-3-300×250″]
Le vittime che hanno il coraggio di denunciare, o almeno di chiamare il 112 per aiuto, trovano oggi poliziotti attenti e sensibili a tali richieste, che sanno come comportarsi quando una donna incontrata in strada, in casa, al corpo di guardia, in un ufficio di polizia, trova finalmente il coraggio di iniziare a parlare delle violenze subite. Oggi, infatti, vi è personale altamente specializzato tra le forze dell’ordine su queste tematiche, vi sono luoghi idonei ad accogliere la vittima, ad esempio nelle Questure esistono Sezioni specializzate delle Squadre Mobili che adottano moduli operativi aggiornati per la tutela dai maltrattamenti contro le donne; vi sono anche altri strumenti, quali gli “Ammonimenti del Questore”, che sono curati dalle Divisioni Anticrimine della Questura, che garantiscono alla vittima una tutela rapida ed anticipata rispetto al successivo processo penale; la Polizia di Stato assicura inoltre alla vittima un supporto tramite gli psicologi della stessa Polizia e dei Centri antiviolenza.
Il messaggio che, pertanto, mi sento di dare è che la tutela da parte delle Istituzioni è garantita, con gli strumenti a cui ho accennato, a tutte le persone che ne hanno bisogno e che i nostri poliziotti sono in servizio per proteggere ogni donna da ogni tipo di violenza.
- In base alle leggi in vigore attualmente, la vittima riesce ad avere giustizia?
Le leggi in vigore attualmente tutelano la vittima in maniera più efficace che in passato. La legge n.69/2019 ha, infatti, ulteriormente rafforzato la tutela delle donne, mediante una più efficace e tempestiva tutela della vittima dei reati di violenza domestica e di genere. Questa legge infatti, nota come la “legge sul Codice Rosso” ha inasprito le pene per tutti i delitti della violenza di genere prevedendo sanzioni penali molto più severe in caso di sentenza di condanna. Sono state inoltre introdotte anche nuove fattispecie di reato prima non previste, quali l’art. 612-ter c.p. rubricato come la Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (cosiddetto “revenge porn”), e l’art.583 quinques c.p., che punisce la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, anche a seguito di tristi fatti di cronaca.
Inoltre, sono stati introdotti e potenziati anche ulteriori strumenti, che accelerano la procedura d’indagine ed anticipano questo momento di tutela, ancor prima della fase conclusiva della giustizia, e mi riferisco, tra l’altro, all’avvio immediato delle prime indagini, all’ammonimento da parte del Questore, alla sorveglianza speciale, alla misura dell’allontanamento d’urgenza dalla casa ed altri strumenti processuali quali il raddoppio del termine per la proposizione della querela e “trasmissione obbligatoria di provvedimenti al giudice civile”, che assicura alla vittima di violenza anche il risarcimento economico del danno, innalzando così il livello di protezione della persona offesa e realizzando un approccio multidisciplinare della tutela.
- C’è una storia riguardante la violenza sulle donne che l’ha colpita particolarmente in questi tre anni in cui è Questore di Salerno? Può raccontarcela?
Un episodio grave, di odiosa violenza, che avrebbe avuto conseguenze ancora più dannose, conclusosi con l’arresto del responsabile, per mezzo di un tempestivo intervento degli agenti.
In particolare in questo caso verificatosi, si è scoperto che una donna, di circa cinquanta anni, era vittima, da anni, della violenza da parte del suo compagno, malgrado l’assenza totale di denunce. Quest’ultimo, uomo mediocre e violento, con precedenti penali ed alcolista, maltrattava quotidianamente la sua compagna e si stava impossessando dell’ingente patrimonio di Lei, ammontante ad alcuni milioni di euro, approfittando della condizione di seminfermità mentale della donna. Un giorno la donna è sparita e, grazie alla segnalazione di questa scomparsa alla Polizia di Stato, sono state avviate immediate indagini a tutto campo. Dai conti bancari della donna sono emersi i trasferimenti ingenti di capitale, a favore proprio di quell’ uomo.
Nel frattempo però si era persa ogni traccia della donna in tutti luoghi da ella frequentati ed anche la sua utenza cellulare risultava disattivata. Gli investigatori hanno raccolto importanti testimonianze, anche da parte di chi aveva fino ad allora taciuto, appurando che la donna era psicologicamente manipolata e soggiogata da quell’uomo che l’aveva anche indotta verso l’uso dell’alcool. Con indagini delegate dalla Magistratura, attraverso intercettazioni telefoniche e telematiche, gli Agenti della Polizia di Stato hanno rintracciato rapidamente la probabile presenza dell’uomo in un determinato stabile, e, si può dire provvidenzialmente, gli Agenti sono giunti in quel luogo proprio mentre l’uomo, in un ennesimo scatto d’ira contro la donna, sferrando orribili colpi, stava causando gravi lesioni al capo ed al viso della malcapitata.
All’arrivo della Polizia la donna, distesa in terra, veniva soccorsa dagli Agenti; nel frattempo, l’uomo, in evidente stato di ebbrezza, è stato tratto in arresto, tradotto in carcere per i reati di maltrattamenti, lesioni e circonvenzione di incapace.
- In conclusione, cosa si sente di consigliare da uomo prima e da rappresentante delle Istituzioni poi alle donne che subiscono violenza?
Alle donne che subiscono violenza mi sento di consigliare, da uomo, di non accettare quell’abbietto punto di partenza da cui muove ogni tipo di abuso da parte di un uomo violento: quello di considerare la donna come un oggetto di proprietà. Uno schiaffo ricevuto non è solo uno schiaffo e la denuncia non è un atto di cui vergognarsi ma l’unica soluzione per fermare gli abusi e prevenire ulteriori violenze.
Da uomo delle Istituzioni mi sento di dire che le forze di polizia sono professionalmente preparate all’intervento preventivo e repressivo, con la maturata preparazione professionale specialistica, oggi potenziata da ulteriori strumenti tecnologici e social, e che ogni intervento in materia è e sarà svolto da tutti gli operatori di polizia con spirito di servizio, pazienza, amore e rispetto, a difesa di ogni donna.
– Giusy D’Elia –