Le notizie di cronaca continuano a riportare sempre più frequentemente il dramma della violenza e dei maltrattamenti sulle donne. Situazioni che, purtroppo, riguardano con insistenza anche i territori dell’area Sud della provincia di Salerno. Il fenomeno, inoltre, con l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha portato nell’ultimo periodo a convivenze forzate con gli aguzzini. Ne abbiamo parlato con il Colonnello Gianluca Trombetti, Comandante provinciale dei Carabinieri di Salerno.
- L’Arma dei Carabinieri continua ad essere impegnata nel combattere la piaga sociale e culturale legata alla violenza di genere. Quali sono le statistiche per il 2019 e per i primi mesi del 2020? È un fenomeno in aumento nelle zone del Golfo di Policastro, Cilento, Alburni e Vallo di Diano?
La sua domanda merita una considerazione preliminare. Combattere una “piaga sociale e culturale”, come l’ha giustamente definita, con la repressione è assolutamente necessario ma non sufficiente. Occorre un coinvolgimento interistituzionale che agisca in maniera coordinata e strutturata su più fronti e che chiami in causa tutte le componenti pubbliche e private che rappresentano il tessuto connettivo delle nostre comunità. E parlo di famiglia, scuola, istituzioni locali e nazionali ed associazioni. Questa è la logica cui si sono ispirate le ultime riforme, che hanno intravisto nell’imprescindibile esigenza di fare celermente rete, la misura di protezione più idonea di una fascia estremamente debole della società. Ed il fine ultimo di ogni intervento è, e deve rimanere, agire sull’identità culturale e diffondere la consapevolezza del disvalore etico, prima ancora che giuridico, del comportamento di chi si macchia di violenze del genere. Nel merito, con l’entrata in vigore del Codice Rosso, introdotto dalla Legge n. 69 del 19 luglio 2019, il legislatore ha posto in essere una rilevante razionalizzazione, sostanziale e procedimentale, sul tema della violenza di genere, qualificando tempi e modalità di tutela delle vittime, intensificando la luce sulle violenze intrafamiliari e ponendo gli organi inquirenti nelle condizioni di affrontare in maniera più efficace il fenomeno criminoso. Mi consenta, comunque, di dire che l’Arma dei Carabinieri, da sempre vicina alle vittime nella sua attività di rassicurazione sociale, sin dal 2009 ha istituito all’interno del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche in Roma una Sezione atti persecutori, che si occupa di formazione del personale in ambito nazionale e di trattazione di casi particolarmente complessi e, nel 2014, ha costituito una rete nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere. Tale rete contempla la presenza di un Ufficiale di Polizia Giudiziaria esperto per ciascun Comando Provinciale (per quello di Salerno, il Maresciallo Capo Viviana Ruocco), in grado, al verificarsi dell’evento delittuoso, di coordinare le attività, adottando le corrette modalità operative ed il giusto approccio con la vittima. Deve, inoltre, raccordarsi con la Sezione atti persecutori (da cui riceve tutti gli aggiornamenti di settore) e fare formazione ‘a cascata’ sino alle Tenenze ed alle Stazioni, sentinelle dell’Arma sul territorio, presenti in ben 95 Comuni della nostra Provincia. Il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha predisposto un prontuario operativo costantemente aggiornato su norme e procedure in merito, sempre a disposizione dei nostri operatori. Voglio inoltre aggiungere che il Comando Provinciale Carabinieri di Salerno, consapevole della gravità del fenomeno, nel novembre dello scorso anno ha organizzato una serie di seminari che hanno interessato tre circoscrizioni giudiziarie sulle tematiche sostanziali e procedimentali introdotte dalla Legge n. 69 del 19 luglio 2019, in concomitanza con la “20^ Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Ad essi hanno preso parte le competenti autorità giudiziarie, i rappresentanti delle forze di polizia, del mondo forense, degli enti locali e dei centri antiviolenza. Ed ancora, è con piacere che partecipo che sono in avanzata fase di realizzazione alcune stanze protette per le fasce deboli, le prime delle quali presso le sedi del Comando Provinciale e della Compagnia Carabinieri di Sala Consilina, ove poter accogliere le vittime appartenenti ai cosiddetti “gruppi vulnerabili”, tra cui le donne, in maniera protetta, appunto, per metterle a proprio agio ed evitare il rischio della cosiddetta vittimizzazione secondaria. Le stanze saranno dotate di tutti i comfort, degli ausili tecnologici per la video-audio registrazione “discreta” e della giusta riservatezza. Per quanto concerne la comparazione dei dati relativi all’anno 2019 con i primi mesi del corrente anno, relativi alla nostra provincia, essa indica una sostanziale diminuzione dei fatti denunciati (al pari di tutti gli altri reati, a causa dell’emergenza Coronavirus). Ma la nostra attenzione sul fenomeno non è calata. Tutt’altro. Stiamo approfondendo le ragioni per le quali ciò sia accaduto e molteplici indicatori ci portano a ritenere come il decremento sia strettamente correlato al “numero oscuro”, ovvero il numero dei casi esistenti, ma non denunciati. Una risposta univoca non è possibile darla, ma è verosimile che la convivenza forzata abbia giocato un ruolo dissuasivo rispetto alla denuncia. È per questo che rinnoviamo l’invito a rivolgersi, sempre ed in qualsiasi forma, ai nostri presidi sul territorio, sia direttamente, che per il tramite delle diverse associazioni antiviolenza: tutti saremo pronti ad ascoltare. Quanto al dato statistico di settore, registriamo un calo delle denunce nelle zone del Cilento e del Vallo di Diano, ma non nella zona degli Alburni.
- Qual tipologie di violenze sono state maggiormente denunciate? Si è contata anche la presenza di minorenni?
Gli episodi maggiormente denunciati presso le nostre Stazioni e Tenenze si riferiscono alle seguenti fattispecie delittuose: ‘atti persecutori’, ‘maltrattamenti in famiglia’ ‘lesioni personali’. Non bisogna tuttavia sottovalutare le ‘violenze psicologiche’, che, seppur difficili da provare, lasciano un segno indelebile nell’autostima di chi le subisce. Di particolare efficacia risultano, poi, le misure cautelari quali l’allontanamento dalla casa familiare” ed ‘il divieto di avvicinamento dei luoghi frequentati dalla persona offesa’, riconosciute dal nostro ordinamento giuridico ed adottate dall’Autorità giudiziaria a tutela delle vittime. Per quanto attiene alla presenza di minori, bisogna fare dei distinguo, atteso che gli stessi, sovente e loro malgrado, sono persone informate sui fatti, per gli episodi che si verificano tra le mura domestiche oppure sono loro stessi vittima di violenze da parte di un familiare. Il primo caso integra la cosiddetta violenza assistita (che costituisce specifica aggravante), ossia ‘il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori’. Nel periodo di riferimento sono stati iscritti 36 procedimenti penali che vedono coinvolti, quali persone offese, 24 minori di cui 2 per maltrattamenti in famiglia, 8 per violenza sessuale, 12 per atti persecutori e 2 per lesioni aggravate. Purtroppo, entrambe le tragiche circostanze si verificano.
- Quali sono le azioni che possono continuare a contribuire alla consapevolezza del fenomeno?
Io ribadirei che occorre innanzi tutto formare la coscienza di donne ed uomini: il rapporto di coppia si basa sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Mai sulla violenza: che sia fisica, psicologica, economica è sempre e comunque sbagliata. Le relazioni interpersonali sono fatte di rispetto e libertà. Accrescere questa consapevolezza richiede uno sforzo congiunto di tutti gli attori pubblici e privati in causa, che devono ‘contaminarsi’ a vicenda in modo tale da creare un vero e proprio circuito virtuoso di protezione. È poi fondamentale investire sui giovani con ogni mezzo possibile affinché retaggi subculturali che, anche indirettamente, offuschino e denigrino la figura delle donne svaniscano per sempre dalla nostra società. Ad ogni iniziativa in tal senso, l’Arma è sempre pronta a prendere parte.
- Cosa sente di consigliare alle donne vittime di violenze?
Alle donne vittime di violenze consiglio vivamente di denunciare i fatti alle Autorità competenti, in ogni forma possibile, anche con l’utilizzo del numero dedicato 1522, fin dal primo episodio, al fine di evitare una escalation (pressoché mai reversibile) che potrebbe giungere a tragiche e talvolta estreme conseguenze. Ripeto e concludo: nessuna donna si vergogni delle vessazioni subìte. A doverlo fare sono i suoi aguzzini.
– Claudia Monaco –
Di seguito sono riportate le statistiche offerte dal Comando provinciale dei Carabinieri che riguardano episodi di violenza nel Vallo di Diano, Golfo di Policastro, Cilento e Alburni:
- ANNO 2019
DENUNCE:
- 103 stato di libertà
- 38 stato arresto
PROVVEDIMENTI ADOTTATI DALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA:
- 23 misure cautelari di divieto di avvicinamento alla parte offesa
- 5 arresti e traduzione in carcere
- 4 arresti domiciliari
- 5 allontanamenti dalla casa familiare
- 1 divieto di dimora nel comune
- 1 perdita di potestà genitoriale
- ANNO 2020 (al 31 maggio)
DENUNCE:
- 78 stato di libertà
- 2 stato arresto
PROVVEDIMENTI ADOTTATI DALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA:
- 4 misure cautelari di divieto di avvicinamento alla parte offesa
- 1 arresto e traduzione in carcere
- 1 arresti domiciliari
- 7 affidamenti a strutture protette
- 2 allontanamenti dalla casa familiare
- 1 custodia cautelare in carcere
- 1 obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria