“A Silvia – Contro ogni forma di violenza sulle donne” è stato il titolo del convegno tenutosi ieri pomeriggio a Sassano, all’interno del Cine Teatro Totò, per presentare al pubblico un videoclip di sensibilizzazione sulla violenza di genere realizzato con il patrocinio del Comune di Sassano e del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
L’iniziativa, coordinata dalla giornalista di Ondanews Chiara Di Miele, si è aperta con i saluti del sindaco Tommaso Pellegrino, di Tania Esposito, presidente della Consulta delle amministratrici del Vallo di Diano e Tanagro, e di Rosalina Stavola, presidente della Consulta delle donne di Sassano.
“Chi subisce abusi deve denunciare – è stato l’appello del primo cittadino – perchè oggi ha vicino tante realtà pronte a dare una mano. E le istituzioni, ora più che mai, devono far sentire alle donne in difficoltà la propria presenza“.
Tania Esposito ha poi illustrato un progetto avviato dalla Consulta delle amministratrici a favore delle donne. “Si chiama ‘Aree interne e violenza alle donne‘ – ha illustrato – ed è un progetto ministeriale che ha il compito di avviare una campagna di sensibilizzazione nelle piazze. Proprio per questo abbiamo acquistato un camper che girerà sul territorio per far sentire la nostra presenza a chi ha bisogno di supporto“.
Il videoclip, per la regia di Adriano Giotti, è stato girato di recente a Sassano con tanti giovani valdianesi come protagonisti. Il testo della musica è di Nicola Linfante e di Luisa Loscalzo e Annalisa Biancamano, direttrici della scuola musicale “Luna Music Center”. E’ toccato proprio a loro spiegare il senso del messaggio di speranza lanciato con “A Silvia”, che rappresenta varie forme di violenza sulla donna.
Presente anche Anna Petrone, consigliere di parità alla Provincia di Salerno, che ha lanciato dal palco del Cine Teatro Totò un’importante appello alla Regione. “Nel Vallo di Diano – ha affermato – c’è bisogno di una casa rifugio per le donne vittime di violenza. Siamo sulla strada giusta, le donne di questo territorio sono instancabili. Basti pensare a quanto hanno fatto per salvare il Punto Nascita. Anche la sua soppressione sarebbe stata una forma di violenza contro le donne“.
A concludere Caterina Pafundi, responsabile del Centro Antiviolenza Aretusa, che ha snocciolato i numeri e la tipologia di servizio reso a chi si rivolge allo sportello dopo aver subito violenza o in cerca di una consulenza. “In circa due anni – ha spiegato – sono 160 le donne che si sono rivolte ad Aretusa. Le forme di violenza subite sono varie, non c’è soltanto quella fisica. Chi viene da noi viene seguito attraverso una serie di step, che partono dall’individuazione del disagio e della tipologia di violenza di cui si è vittima. Bisogna distinguere la violenza dal dissidio e non confonderli“.
– redazione –