In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, abbiamo intervistato il Capitano Paolo Cristinziano, Comandante della Compagnia Carabinieri di Sala Consilina. L’Arma, da sempre vicina ai cittadini, è particolarmente sensibile alla tutela delle donne vittime di violenza domestica e non solo, dispensando durante l’anno diversi consigli su come affrontare il percorso di uscita dal tunnel dei soprusi e delle prevaricazioni anche fisiche che molte ancora sono costrette a subire sulla propria pelle e, sempre più spesso, tra le pareti domestiche. In questa giornata che vuole fungere da simbolo della lotta alla violenza, il Capitano Cristinziano ci fornisce dati relativi al Vallo di Diano e suggerimenti utili a mettere la parola fine ad un dolore difficile da portare sulle spalle da sole.
- Capitano, dal suo osservatorio e in base ai dati in suo possesso, sono da ritenersi preoccupanti i numeri relativi alla violenza di genere sul territorio di competenza della Compagnia Carabinieri di Sala Consilina?
“I dati nel Vallo di Diano sono sicuramente importanti per quanto riguarda il numero delle denunce presentate presso le Stazioni Carabinieri della Compagnia di Sala Consilina. Il fenomeno nel suo complesso è in diminuzione se si prendono in considerazione i dati dello stesso periodo del 2019. Bisogna però tener conto del cosiddetto ‘numero oscuro’ ovvero le denunce non presentate dalle vittime che potrebbero fornire un quadro diverso da quelli che sono i numeri oggi in possesso”.
- L’Arma dei Carabinieri è da sempre in prima linea per aiutare le donne nella lotta alla violenza di genere. Quali i suoi consigli da dispensare a chi vive e subisce questa problematica sulla sua pelle? Cosa deve fare una donna vittima di violenza?
“Il consiglio principale è quello di denunciare le violenze alle autorità competenti anche mediante l’utilizzo del numero 1522. Denunciare rappresenta a volte il primo passo per intraprendere un percorso positivo di uscita dalla violenza, le donne non si devono sentire in colpa o vergognare per le violenze subite, solo gli autori di tali azioni devono farlo. Sul territorio, oltre alla preziosa collaborazione fornita dagli assistenti sociali, rivestono un ruolo importante anche le associazioni antiviolenza che sono in grado di fornire efficaci forme di assistenza sotto diversi aspetti. Basti pensare alla possibilità di sistemazione dopo l’allontanamento dalla casa dove si sono verificate le violenze. Non bisogna mai sottovalutare gli episodi di violenza, questo chiediamo alle donne, di evitare che determinati atteggiamenti possano poi diventare routine all’interno delle mura domestiche, per evitare il rischio di recidiva ed escalation delle condotte violente”.
- In questi ultimi mesi, contraddistinti dall’emergenza sanitaria e dal lockdown, i casi di violenza domestica ai danni delle donne sono aumentati? In questa specifica circostanza come può tutelarsi una donna?
“In questi mesi c’è stato un calo delle denunce anche in considerazione della minore possibilità di spostarsi. In materia ad esempio di atti persecutori, abbiamo registrato un calo delle denunce rispetto al passato. In tema di violenze domestiche non bisogna abbassare la guardia in considerazione che la convivenza forzata in alcuni casi potrebbe fungere da detonatore e sfociare poi in vere e proprie aggressioni. In molti casi abbiamo registrato condotte violente nei confronti delle mogli da parte di mariti ubriachi che erano soliti, prima del lockdown, assumere gli alcolici presso esercizi pubblici adesso chiusi. Anche in questi casi è importante denunciare e monitorare eventuali cambi di umore che possono poi sfociare in atteggiamenti pericolosi”.
- Sono tante le donne che non sporgono denuncia per timore delle conseguenze. Può spiegare il percorso che affronteranno dal momento in cui varcano la soglia di una Caserma?
“Le nostre Stazioni restano le sentinelle sul territorio a cui affidarsi in caso di bisogno, nel caso specifico il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri ha predisposto un vademecum che mette a disposizione del nostro personale un prontuario operativo costantemente aggiornato su norme e procedure da seguire. L’Arma ha costituito da tempo una rete nazionale che contempla anche nella provincia di Salerno la presenza del Maresciallo Capo Viviana Ruocco in grado di coordinare le attività, adottando le corrette modalità operative ed il giusto approccio con la vittima. Voglio aggiungere che è prossima l’inaugurazione all’interno della Compagnia di Sala Consilina di una stanza protetta per l’audizione delle vittime appartenenti ai cosiddetti ‘gruppi vulnerabili’. Di questa bella iniziativa riparleremo non appena terminerà il periodo pandemico”.
– Chiara Di Miele –