Finiscono in carcere con una condanna a 6 anni di reclusione il 35enne P. P. e a 4 anni la 22enne T. C., accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una loro amica.
I fatti risalgono alla nottata del 31 agosto dello scorso anno, quando dopo aver trascorso una serata in discoteca i due hanno abusato dell’amica allora 19enne. Secondo la Procura la coppia non avrebbe avuto le stesse responsabilità nell’ambito dello stupro, commesso materialmente soltanto dal 35enne, già gravato dei reati di furto, rapina e maltrattamenti in famiglia, mentre la giovane sarebbe stata soltanto sua complice.
Dopo la denuncia della vittima ed a seguito delle indagini condotte dalla Questura di Salerno, il 20 gennaio sono scattate le manette per entrambi, finiti poi rispettivamente in custodia cautelare in carcere e ai domiciliari. Infatti proprio i risultati delle indagini svolte dalla Squadra Mobile e dalla Polizia Postale – Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica, coordinate dalla locale Procura, hanno messo in luce tramite le analisi effettuate sui cellulari, in chat e contenuti, prove evidenti che hanno dato riscontro di ciò che la vittima aveva denunciato.
Ieri, a margine del dibattito conclusivo del rito abbreviato condizionato, sono state emesse le sentenze. Le pene sono state sensibilmente ridotte rispetto a quelle chieste dalla Procura che corrispondevano ad 8 anni e 10 mesi per lui e a 5 anni e 4 mesi per lei.
“È un buon risultato; potevamo certamente attenderci pene più elevate, come richiesto dalla Procura, che ha fatto un lavoro davvero scrupoloso, ma il processo era molto delicato e toccava punti molto forti di pregiudizio sociale e stereotipi – ha affermato Claudia Pecoraro, avvocato della parte civile -. Questo processo ha anche messo in luce il grande lavoro svolto dai Centri Antiviolenza nella loro presenza costante in sostegno e supporto delle donne, in grado di farle sentire credute e quindi dare loro la forza e il coraggio di raccontare verità non facili, spesso giudicate. È fondamentale che le donne che denunciano violenze sappiano che chi è al loro fianco non solo crede in loro, ma è disposto a combattere per quella verità“.
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