Si conclude al Consiglio di Stato, con la condanna nei confronti del consigliere di minoranza Carmine Grande, la vicenda che ha riguardato la consultazione del protocollo informatico del Comune di Vietri di Potenza.
Il Consiglio di Stato, entrando nel merito della vicenda, con il presidente Luciano Barra Caracciolo ha dato ragione al Comune che aveva messo a disposizione del consigliere, durante il periodo di emergenza sanitaria, una postazione per la consultazione del protocollo. Mentre da parte del consigliere la richiesta era di poter accedere al protocollo informatico non solo al pc dal Municipio, ma anche da altri dispositivi mobili o da casa.
La vicenda è iniziata a febbraio 2019 quando Grande ha proposto ricorso al Tar Basilicata contro il Comune per l’annullamento di una nota dell’Ente circa “il diniego e rifiuto di rilascio delle credenziali e della password di accesso da remoto al protocollo informatico e al sistema informatico contabile dell’Ente”. Il provvedimento comunale motivava il diniego in quanto “l’applicativo riferito al protocollo non è ancora funzionante al 100% e pertanto vulnerabile ad eventuali azioni di hackeraggio”. Grande, nel ricorso al Tar, aveva contestato diverse violazioni.
Nella prima decisione il Tar accolse il ricorso di Grande ordinando al Comune la concessione delle credenziali (sentenza di luglio 2019). Poi, con ricorso di febbraio 2020, il consigliere ha chiesto l’ottemperanza della sentenza precedente a lui favorevole. Con il Tar che ha accolto in parte (rigettando la domanda risarcitoria) e ricordando al Comune di valutare autonomamente l’opportunità di approntare un accesso da remoto che abbia le caratteristiche auspicate dal ricorrente. Successivamente, però, il consigliere ha proposto (ad aprile 2021) un altro ricorso al Tar, per ottemperanza della precedente sentenza, chiedendo la nomina di un commissario ad acta “perché provveda in via sostitutiva rispetto al Comune intimato, rimasto inadempiente, per l’esecuzione della sentenza” con cui veniva ordinato all’Ente di consegnare le credenziali di accesso al consigliere. Nel ricorso Grande lamentava che gli sarebbe stata “comunicata solamente la password e che il Comune avrebbe indebitamente precluso l’esercizio del suo diritto, inibendo l’utilizzo della postazione informatica presente in Comune”. In un altro ricorso, invece, al Tar venne chiesta l’ottemperanza del secondo provvedimento.
Il Tar, nelle motivazioni, aveva sottolineato che “l’istanza non merita accoglimento non essendo ravvisabili sostanziali e ingiustificate inosservanze da parte del Comune al comando giurisdizionale impartito“. In questo terzo procedimento al Tar, in cui il Comune non si è costituito ma è intervenuto direttamente con il sindaco, Christian Giordano, ha fatto sapere che gli “uffici comunali a ottobre 2020 hanno invitato il consigliere Grande al ritiro delle credenziali di accesso e che lo stesso, pur avendole ritirate il 19 ottobre, non avrebbe mai neanche provato ad effettuare l’accesso inserendo le credenziali nel sistema” e che quindi, anche dopo la prima sentenza del Tar, l’accesso alla Casa Comunale non è stato impedito ma solo limitato per le chiusure causate dal Covid. A questo provvedimento del Tar Grande si è appellato proponendo ricorso al Consiglio di Stato.
Grande aveva chiesto la sospensione dell’efficacia dell’ultimo provvedimento del Tar. Il Consiglio di Stato, pur confermando l’accesso agli atti dei consiglieri, ha prima rigettato la sospensiva (a parere del ricorrente per abbreviare i termini) e poi ha fissato la discussione lo scorso 12 aprile. Nel merito il Consiglio di Stato, per una serie di motivazioni, ha scritto in sentenza pubblicata oggi che “è infondata la pretesa avanzata dall’appellante (Grande) di consultazione delle piattaforme comunali con dispositivo diverso da quello messo a disposizione dal Comune”. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quinta), definitivamente pronunciando sull’appello, ha respinto l’appello di Grande e lo ha condannato alla rifusione delle spese nei confronti del Comune per 1500 euro oltre accessori di legge. In conclusione, per il Consiglio di Stato, bene ha agito il Comune di Vietri dando la possibilità al consigliere di consultare il protocollo direttamente in Municipio.
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