“Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant” ovvero “Dove hanno fatto il deserto, ora lo chiamano pace”. Queste parole dello storico Tacito, saltate fuori durante una conversazione telefonica con un mio amico hanno suscitato questa mia riflessione, opinabilissima, sulla situazione politico-amminstrativa-sociale del Vallo di Diano. La frase di Tacito calza a pennello con il momento di decadenza che sta vivendo la nostra vallata. Molti la definiscono un’oasi di pace. Si, è vero, ma una pace frutto della desertificazione che si intensifica sempre di più per l’incapacità e/o impotenza degli amministratori di riuscire ad impedirla. A ciò si aggiungono le prese in giro che arrivano dai piani alti dei rispettivi partiti di riferimento. Quello che manca e che, temo, mancherà sempre è la pianificazione di una strategia comune di sviluppo del territorio. E’ vero soldi non ce ne sono, dallo Stato ne arrivano sempre meno e molto spesso quei pochi che arrivano servono a mettere soltanto delle “pezze a colore” per risolvere qualche piccolo problema. Diciamocelo francamente, così come stanno le cose i consigli comunali sono assolutamente inutili, servono soltanto a far battibeccare qualcuno per poi approvare delibere che molto spesso sono frutto di “obblighi di legge” ed in altri casi contengono solo manifestazioni di intenti che hanno lo stesso valore del “2 di bastoni” nel gioco della briscola. Sindaci, assessori e consiglieri sono quasi sempre dei novelli Don Chisciotte della “Mancia” (la mancia sono quei pochi spiccioli che arrivano dall’asse Napoli – Roma) impegnati in interminabili, inutili, battaglie contro i mulini a vento.
Non è corretto dire che da noi le regole non vengono rispettate. Una regola c’è che da anni viene sempre rispettata nel Vallo di Diano, è la regola del numero zero e ci sono almeno 3 elementi che lo provano:
1) Zero è il valore dei partiti, tutti, indistintamente nel Vallo di Diano. Questo valore non è casuale, ma è dato dalla somma dei risultati ottenuti ad esempio per evitare la soppressione del Tribunale (zero) e della soppressione del carcere (zero). Se facciamo la somma 0 + 0 = 0
2) Zero è il valore dei Comuni e degli enti sovracomunali, per i risultati non ottenuti a causa di una mancata strategia di pianificazione comprensoriale perchè presi tutti da interessi particolaristici finalizzati al “bene del Comune”, cosa ben diversa dal quello che dovrebbe essere invece il “bene comune” fine ultimo di chi amministra la cosa pubblica. Bene comune che può essere raggiunto solo se tutti i Comuni mettono insieme le proprie forze per fare fronte “comune” e iniziano così a guardare oltre i propri confini mettendo da parte la politica del “fotticompagno” finalizzata a fregare qualche altro Comune (politica spesso messa in atto per fregare uffici, servizi e affini).
3) Zero è il valore delle promesse fatte da chi è venuto qui a promettere mari e monti (forse intendevano l’antipasto e noi abbiamo pensato ad altro) per fare incetta di voti, farsi eleggere e poi dimenticarsi della nostra esistenza.
0 + 0 + 0 = 0
Vista la situazione mi viene da pensare ad una soluzione ulteriore per abbattere i costi della gestione della pubblica amministrazione e per agevolare la sburocratizzazione. Sindaci, assessori e consiglieri comunali in fin dei conti si trovano a dover amministrare con poteri inferiori a quelli che ha un amministratore di condominio, a questo punto sarebbe molto meglio cancellare queste figure ed istituirne una simile a quella del podestà. Una sola persona che comanda e fa da anello di congiunzione con il Governo centrale forse avrebbe più influenza e riuscirebbe ad ottenere qualche risultato superiore allo zero.
– Erminio Cioffi –
Caro Erminio,permettimi questa licenza,questa tua riflessione la condivido a pieno,il tuo e’ un pensiero comune a una gran parte di cittadini, il guaio è che non si riesce ad essere conseguenziali e coerenti con il proprio pensiero nel momento in cui potremmo ,per determinare il cambiamento tanto auspicato da tanti.
…purtroppo devo dire che condivido pienamente…
Complimenti… Lei ha pienamente centrato la problematica, purtroppo problematica non solo attuale ma anche futura, e continuiamo a fare la guerra dei poveri… Mi spiego, io sono di sant’arsenio, non mi interessa la perdita del tribunale e del carcere a sala, perché, i fatti lo dimostrano…. Sala e precisamente il sindaco … A proposito di futti compagni ha ritenuto tenersi per se il distretto sanitario. Posso io essere solidale con lui… Ma manco pA a capo…. In un’ottica comprensoriale sarebbe giusto lottare per qualsiasi servizio del vallo che per vari motivi evapora dal nostro territorio e meglio distribuire e allocare quelli esistenti vedi distretto…. Così qualcosa può cambiare e il vallo non sarà disunito ed in guerra tra i paesi, ma unito e compatto per affrontare qualsiasi depauperamento dal governo regionale o nazionale che sia. Questo per può essere l’inizio della fine del territorio. Cordialità dott. LUIGI PANDOLFO
caro erminio le tue osservazioni sulla situazione nel vallo di diano non fanno una piega e sono perfettamente esposte ,purtroppo non sempre chi amministra si comporta come un padre di famiglia che da prassi dovrebbe tutelare indistintamente i propri figli,mettici poi la mancanza di affetto per la sua terra ed ecco che il quadro e’ buio ,ora alla luce della penuria di fondi credo anche io che ormai sia piu’ utile un funzionario delegato a gestire i comuni che lungi da gestire politiche clientelari (cosa tristemente presente)venga pagato alla luce del sole per il lavoro svolto ,aggiungendo per lui perfino i “premi di produzione”come si fa in qualsiasi realta’privata ovviamente al raggiungimento di obiettivi utili alla popolazione ,scusami per questo discorso un po’ strano ma la vedo cosi’
Analisi perfetta ma quello che preoccupa di più è il totale disinteresse per una realtà che dura da anni.
Credo che per certi versi potrebbe essere un analisi condivisibile soprattutto nella capacità della politica attuale di incidere sulle scelte fatte lontano dal territorio e come lei dice pari a 0. Per il resto invece credo che questo territorio abbia la faccia che si merita un po come le donne oltre i 20 anni; infatti è lo stesso Saviano che ci ricorda come a Napoli la camorra ci identifica ovvero “Sahara Consilina” un posto forse dove non conviene nemmeno impiantare l’illecito e questo naturalmente non deve essere Saviano a farcelo capire perchè lo capiamo benissimo da soli osservando un po le dinamiche su questo territorio e zone limitrofe. Quanto al suo auspicio invece, ovviamente provocatorio, rappresenterebbe la morte della politica e il tradimento verso un percorso iniziato 40 anni fa e interrotto subito dopo e mai ripreso forse per incapacità degli stessi abitanti del Vallo e che potrebbe essere una soluzione almeno in parte. Quel progetto avrebbe bisogno si di persone competenti ma soprattutto di una genesi culturale non necessariamente sospinta dalla politica di tipo elettorale ma piuttosto dalla società civile. Quel progetto è la “Città Vallo”, nato nella testa degli ultimi politici che hanno trascorsi in questo territorio e mai entrato nella testa dei suoi abitanti.
Riflessione ineccepibile, amico Cioffi. Il Vallo di Diano è diventato sta subendo una involuzione da terzo mondo: è scaduto a landa maleodorante nella quale l’abbandono è palpabile e la desertificazione giornaliera. Quel che maggiormente spiace è la partenza dei giovani, il che significa che è un territorio senza domani. Qui c’è troppa gente autoreferenziale che scala i gradini delle case comunali senza avere spessore culturale e politico. Il più delle volte trovano asserragliati negli uffici dipendenti maneggioni, dei quali diventano ostaggi. Non concordo, però, con le conclusioni. Occorrerebbe rivedere tutta la normativa. Ma oggi ci sono leggi stringenti in materia di finanza pubblica che poco lasciano alle scelte di “nostri” Sindaci, Assessori e Consiglieri. Piuttosto, a questi “governanti” non dev’essere pagato proprio un bel niente a titolo di indennità. Più che per demerito, perché quei soldini devono essere spesi per acquisti di beni e servizi in favore del Popolo. E’ finito il tempo che il Comune si “locupletava” con il loro “lavoro”… Ah! quella Corte dei Conti…