La Direzione Investigativa Antimafia ha inviato al Ministero dell’Interno la relazione relativa all’attività svolta e ai risultati conseguiti nel semestre luglio- dicembre 2017.
In particolare dal rapporto emerge che il Vallo di Diano risulta una zona di cerniera tra l’alta Calabria, la Campania e la Basilicata e si conferma una zona d’interesse per legami criminali di diversa matrice. Recenti indagini hanno fatto emergere contatti tra soggetti della malavita, clan camorristici operanti a Napoli ed esponenti delle cosche calabresi dell’alto Ionio e Tirreno cosentino. Lo stesso territorio salernitano risulta segnato, inoltre, dallo spaccio di stupefacenti, acquisiti anche dalla vicina Calabria e trasportati spesso da soggetti stranieri.
“Sul territorio operano due gruppi criminali, Gallo e Balsamo, capeggiati da due pregiudicati di spicco della criminalità di Sala Consilina, già facenti parte di un unico sodalizio dedito al traffico internazionale di stupefacenti – si legge nella nota – Nello specifico, il clan Gallo mantiene i contatti con gruppi dell’alto Tirreno cosentino (Muto di Cetraro e Valente-Stummo di Scalea) e risulta dedito al traffico di armi e di stupefacenti e all’usura. L’altro gruppo, mai entrato in conflitto con il primo, è dedito esclusivamente all’usura, ricorrendo raramente anche ad azioni violente, strumentali all’attività di recupero dei crediti vantati”.
Il ritrovamento, il 7 settembre 2017, in un terreno del proprietà dello stato, situato sulle montagne del Comune di Roscigno, di un grosso quantitativo di armi, munizioni e di un involucro contenente circa un kilogrammo di marijuana-amnesia, sia per la tipologia delle armi, sia per la qualità dello stupefacente, trattato con acidi secondo una modalità non utilizzata dai pusher locali, induce a non escludere l’operatività sul posto di organizzazioni criminali provenienti da altre zone della Regione, probabilmente dall’area vesuviana.
Dati non confortanti emergono anche per quanto riguarda il medio e basso Cilento, infatti, anche se sul territorio non sono presenti organizzazioni criminali, la particolare vocazione turistica di questi luoghi fa emergere l’interesse dei clan nel reimpiego di capitali illeciti.
Sul territorio di Eboli, invece, operano alcuni piccoli gruppi dediti allo spaccio di stupefacenti, a reati di tipo predatorio e alle estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno” e si è registrato il ritorno di alcuni esponenti di spicco del clan Maiale e della famiglia Procida
– Miriam Mangieri –