E’ stata presentata la relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia riguardante il primo semestre del 2023 e ancora una volta la provincia di Salerno si conferma come area di interesse criminale. E’ ciò che è emerso dal dossier che suddivide la provincia di Salerno in quattro contesti geo-criminali omogenei, caratterizzati dalla presenza di gruppi camorristici a forte connotazione familistica oltre che dall’ingerenza, in ragione della contiguità territoriale con gli ambienti malavitosi delle province di Napoli, Caserta e della vicina Calabria, di storici sodalizi mafiosi provenienti da tali zone con cui i gruppi salernitani, non di rado, stabiliscono rapporti crimino-affaristici.
La provincia di Salerno si caratterizza per una disomogeneità territoriale con peculiarità socio-economiche che incidono conseguentemente anche sui fenomeni criminali locali. L’economia florida del territorio risulta attrattiva per le organizzazioni malavitose, spesso provenienti anche da aree limitrofe, e costituisce un potenziale approdo per investimenti illeciti.
Nelle aree di confine la contiguità territoriale con gli ambienti criminali delle province di Napoli, Caserta e delle limitrofe Basilicata e Calabria tende a favorire l’influenza degli storici sodalizi mafiosi ormai radicati con cui i gruppi salernitani stabiliscono rapporti. Permane, pertanto, nell’area una pluralità di sodalizi a connotazione principalmente familistica, alcuni come evoluzione di clan storici, in molti casi di epoca cutoliana, altri di più recente formazione, emersi in conseguenza dei vuoti di potere determinati dalle attività di contrasto e con interessi illeciti nei settori degli stupefacenti, delle estorsioni e dei reati predatori in genere che vengono conseguiti anche mediante il ricorso ad azioni violente.
Per la georeferenziazione dei fenomeni criminali nella provincia salernitana resta valida la suddivisione del territorio in quattro macro aree omogenee: la città di Salerno, l’Agro Nocerino-Sarnese, la Piana del Sele ed il Cilento.
Nella città di Salerno le attività di contrasto degli ultimi anni avrebbero documentato la permanenza egemonica del clan D’Agostino malgrado il tentativo di nuovi gruppi emergenti di insinuarsi nei vuoti di potere creati dai provvedimenti restrittivi subiti da esponenti del clan. Ciò è quanto sarebbe emerso, in particolare, dall’operazione conclusa dai Carabinieri nel luglio 2022 con l’arresto, nelle province di Salerno, Avellino, Caserta, Chieti e Frosinone, di alcune persone riconducibili al clan Stellato, storico antagonista del clan D’Agostino, accusate di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, reati in materia di stupefacenti, riciclaggio, truffa e altro, questi ultimi aggravati dalle modalità e dalle finalità mafiose. L’attività investigativa avrebbe disvelato, tra l’altro, il tentativo del leader degli Stellato di acquisire, a seguito della sua scarcerazione avvenuta nel giugno 2020, il controllo esclusivo dello spaccio degli stupefacenti nella parte orientale della città. La particolare capacità delinquenziale e l’insidiosità del clan Stellato emergerebbero anche dall’operazione conclusa il 25 maggio 2023 dalla Polizia di Stato e dalla Polizia Penitenziaria con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 53 persone, tra cui il figlio del boss del clan, accusate di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, spaccio e altri reati correlati commessi all’interno del carcere di Salerno. Al contesto di tensione tra clan sarebbero ascrivibili alcuni atti intimidatori registrati nel semestre considerato.
Il traffico e lo spaccio di stupefacenti, oltre alle estorsioni e all’usura, restano i principali interessi illeciti perseguiti dalle organizzazioni criminali presenti nel capoluogo. A tale ambito ricondurrebbero le attività investigative concluse dalle Forze di polizia durante il semestre in esame nella città di Salerno. In particolare, il 28 febbraio 2023 i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 2 pregiudicati accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso a due mercanti d’arte di Salerno. Il 13 marzo 2023 la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 5 pregiudicati accusati di concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, rapina, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi da sparo e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. L’attività investigativa ha disvelato, in particolare, il tentativo degli arrestati di assumere il controllo del mercato ittico di Salerno estorcendo denaro alle imprese del settore. Per quanto concerne il comparto degli stupefacenti, numerosi sono stati i sequestri di droga eseguiti nel periodo considerato. A tal riguardo, un cenno particolare merita il porto “Manfredi” per la strategica posizione geografica e l’efficiente rete di collegamento con l’entroterra che lo espongono alle mire delle organizzazioni criminali sia della provincia di Salerno sia dei territori limitrofi, potenzialmente interessate allo snodo logistico per il transito dei traffici illeciti. Lo dimostrerebbero i consistenti sequestri di droga degli ultimi anni a cui hanno fatto seguito operazioni di polizia più recenti che hanno condotto al rinvenimento ed al sequestro di grossi quantitativi di stupefacenti. Un esempio è l’arresto in flagranza di 2 persone ed il contestuale sequestro di 60 kg di cocaina eseguito il 7 febbraio 2023 dalla Guardia di Finanza all’interno del porto di Salerno. I due sono stati sorpresi mentre si accingevano a recuperare lo stupefacente da un container. Ancora, il 30 marzo 2023 nel porto di Salerno la Guardia di Finanza, in collaborazione con l’Agenzia delle dogane e dei monopoli di Salerno, ha sequestrato un carico di 200 kg di cocaina occultata all’interno di un container proveniente dal Sud America. Il 23 aprile 2023, infine, a Boscoreale, in provincia di Napoli, la Guardia di Finanza ha arrestato il titolare di una società importatrice di legumi ed eseguito un sequestro di oltre 1.000 kg di marijuana nascosta all’interno di un container contenente merce proveniente dal Nord America e destinata all’azienda, transitato attraverso il porto di Salerno.
La Piana del Sele si caratterizza per la diffusa presenza di fiorenti insediamenti agricoli ed allevamenti che alimentano l’industria per la trasformazione delle relative materie prime e connotano l’economia del territorio. Tale marcata vocazione agricola è alla base dei fenomeni di favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina e della prostituzione ad opera di stranieri oltre allo sfruttamento lavorativo, documentati da alcune indagini concluse negli ultimi anni. Contestualmente, si registra la presenza di gruppi criminali autoctoni con interessi illeciti principalmente rivolti al settore degli stupefacenti e delle estorsioni. Nel comune di Eboli, un tempo sotto il controllo egemonico del clan Maiale, lo scenario criminale odierno risulterebbe estremamente parcellizzato, pertanto privo di una solida organizzazione criminale dai caratteri tipici dell’associazione mafiosa. Non si esclude, tuttavia, soprattutto in prospettiva della scarcerazione di figure carismatiche delle storiche organizzazioni mafiose locali, il tentativo di ricostituire nuovi sodalizi.
A Battipaglia il controllo delle attività illecite resterebbe nelle mani dei clan Pecoraro – Renna e De Feo il cui storico antagonismo avrebbe recentemente lasciato spazio a nuove e inedite cointeressenze nel settore del narcotraffico, come documentato da un’attività investigativa conclusa nel 2019 dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato. Ulteriore conferma in tal senso perviene dall’inchiesta conclusa dall’Arma dei Carabinieri nel 2019 che ha messo in luce, tra l’altro, l’alleanza tra i clan De Feo e Pecoraro – Renna nel controllo dello spaccio di stupefacenti mediante la costituzione di una “cassa comune” per la successiva spartizione degli utili. Significativo, infine, risulta il legame emerso negli ultimi anni tra il clan Pecoraro – Renna ed alcuni sodalizi della provincia di Napoli, in particolare con i Mallardo di Giugliano in Campania e Cesarano di Pompei. La circostanza sarebbe emersa da un’indagine relativa all’omicidio di un autotrasportatore consumato nel 2015 a Pontecagnano Faiano da cui è risultato che il delitto sarebbe stato commissionato dai Pecoraro – Renna ad un esponente del clan Cesarano, poi eseguito da esponenti del clan Mallardo, i cui mandanti ed esecutori sono stati recentemente condannati con sentenza definitiva.
Nel comprensorio dei comuni di Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Montecorvino Pugliano permarrebbe l’operatività del clan De Feo, recentemente rinvigorito dal ritorno nel territorio di alcune figure apicali. Gli interessi illeciti restano le estorsioni, il riciclaggio e il traffico di stupefacenti. Tale ultimo ambito illecito sarebbe condiviso con il clan Pecoraro – Renna in ragione di nuove e inedite comunanze di interessi. La perdurante operatività del clan De Feo è documentata dall’operazione di polizia conclusa dai Carabinieri il 17 marzo 2023 con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 persone riconducibili al clan, tra cui figura uno degli attuali capi, accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’attività investigativa avrebbe portato alla luce plurime condotte estorsive perpetrate dagli arrestati a privati cittadini e finalizzate, nella maggior parte dei casi, al “recupero crediti” per conto di terzi.
Il Cilento costituisce il quarto contesto territoriale della provincia di Salerno dove, allo stato, non emergerebbero evidenze circa la presenza di organizzazioni camorristiche autoctone. Anche per tale area la peculiare collocazione geografica favorirebbe l’ingerenza di compagini mafiose provenienti da territori limitrofi che la prediligerebbero per infiltrare settori nevralgici dell’economia legale, le amministrazioni pubbliche locali allo scopo di condizionarne le scelte e per il reinvestimento di capitali illeciti. In particolare, il Vallo di Diano si conferma area di interesse per le consorterie mafiose originarie delle province settentrionali della Campania e di Basilicata e Calabria, come documentato, in particolare, dall’indagine “Oro nero”, coordinata dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Potenza e di Lecce e conclusa il 12 aprile 2021 dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, mettendo in luce i rapporti esistenti, nella gestione del contrabbando di carburanti, tra gli esponenti della malavita locale e quelli del cartello casertano dei Casalesi.
L’area costiera, invece, per la sua spiccata vocazione turistica favorirebbe i reinvestimenti illeciti ed il traffico e spaccio di stupefacenti. Il 16 maggio 2023 a Perdifumo, nell’ambito di un’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Rimini che ha interessato più province, i Carabinieri hanno individuato un laboratorio clandestino per la produzione di anabolizzanti e della droga “dello stupro”, arrestando in flagranza una coppia di pregiudicati del posto. Ad Agropoli un’indagine conclusa dalla Guardia di Finanza nel 2020 avrebbe documentato la presenza di esponenti del clan Fabbrocino, organizzazione camorristica operante in alcuni comuni della provincia orientale di Napoli con spiccata vocazione imprenditoriale, dedita al reinvestimento di profitti illecitamente acquisiti in numerose attività economiche avviate nel territorio salernitano. Nel territorio di Capaccio Paestum recenti attività di contrasto hanno messo in luce la presenza di membri riconducibili allo storico clan Marandino il cui boss, recentemente deceduto, risultava legato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. I provvedimenti giudiziari che hanno colpito il sodalizio negli ultimi anni ne hanno delineato gli interessi illeciti in attività usurarie, estorsive, nonché nell’acquisizione e gestione di attività economiche quali lidi balneari e servizi assistenziali in convenzione con la ASL di Salerno. L’ultimo di tali provvedimenti, emesso nel luglio 2021 dal Tribunale di Salerno, con cui era stata disposta la confisca di beni riconducibili ad un affiliato al clan Marandino, è divenuto irrevocabile l’8 febbraio 2023.
Per quanto riguarda la Basilicata, invece, la criminalità organizzata lucana è storicamente influenzata dalle matrici mafiose radicate nelle regioni confinanti. L’evoluzione del fenomeno mafioso si sostanzia in maniera differente tra le province di Potenza e di Matera. La criminalità dell’entroterra potentino, per quanto soggetta ad una influenza della camorra campana, ha ottenuto nel tempo il riconoscimento criminale della ’ndrangheta, operante nel settore degli stupefacenti, delle estorsioni, delle rapine e dell’usura.
In provincia di Potenza la DIA, unitamente alla Polizia di Stato di Matera, il 24 gennaio 2023 ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un uomo ritenuto responsabile, in concorso con altri ancora in corso di individuazione, di estorsione, incendio, minaccia a pubblico ufficiale, tutti aggravati dal metodo mafioso. L’indagato, con modalità proprie del metodo mafioso, ha incendiato 2 strutture balneari, un ricovero agricolo per attrezzi e un opificio.
Per quanto concerne l’aspetto della prevenzione amministrativa, anche sulla scorta delle attività di informazione svolte dalla DIA di Potenza, sono stati emessi 13 provvedimenti interdittivi antimafia dalla Prefettura di Potenza e 4 dalla Prefettura di Matera.