Lettera aperta alla redazione di Franco Iorio
Quel proverbio indiano che dice pressappoco così: “Ogni volta che vuoi giudicare qualcuno, cammina prima per tre lune nei suoi mocassini”. Significa che occorre diventare dei grandi camminatori. Camminare accanto alla fragilità, nella debolezza e nella precarietà, senza addebiti reciproci, nè indici accusatori levati. Camminare per costruire, per organizzare e creare un territorio e una comunità alle cui basi non siano il giudizio e il pregiudizio, ma l’umiltà e la comprensione. Parola più parola meno queste di Susanna Tamaro, grande scrittrice, una delle migliori firme femminili della letteratura italiana.
Pensieri che mai come oggi calzano al nostro Vallo di Diano: un territorio a rischio di futuro, con problemi atavici irrisolti, altri irrisolvibili ma non impossibili. E per una società in regressione demografica, uno spopolamento continuo e costante, un indice di vecchiaia da compromettere l’esistenza stessa dei tanti paesi. Parlare di percentuali di desertificazione umana e ambientale è fare mero esercizio statistico, quando invece occorrono pensieri, progetti, programmazioni e piani scrupolosi per intraprendere la strada verso un futuro possibile.
Se si vuole evitare l’estinzione delle nostre comunità oggi o mai più occorre rimboccarsi una volta per tutte le maniche e mettere mano a programmi di:
- lotta allo spopolamento
- riassetto dei servizi locali
- infrastrutture e opere strategiche
- azioni contro il dissesto idrogeologico e consumo di suolo
- paesi creativi di turismo con infrastruttura di cammini, sentieri e itinerari per valorizzare il nostro patrimonio diffuso.
Perché oggi? Ma perché è noto che l’Italia avrà 209 miliardi di euro (82 di sussidi e 127 di prestiti) sufficienti per far ripartire l’economia con forza e cambiare il volto del nostro Paese. Saremo capaci di correre? Sì, se metteremo mano al “Piano di Riforme strutturali” chiesto dall’Europa.
Nella realtà del Vallo di Diano occorre una scrollata e la volontà dei Sindaci tutti per imboccare l’unica e sola strada che rimane ai 60mila abitanti anagrafici dei 15 Comuni, ma non più di 50mila residenti effettivi in questo Vallo di Diano. La mia esperienza lavorativa a diretto contatto con i Sindaci passa attraverso una inderogabile concertazione: nessuno possiede capacità e strumenti propri risolutivi delle complessità in essere. Per cui suggerisco l’istituzione di un “collegio” dei 15 Sindaci i quali settimanalmente si riuniscano in una sede comunale, ogni volta diversa, per approfondire sistematicamente un sol contenuto tematico e determinare una intesa unitaria e collaborativa. Niente egoismi, niente primi attori, niente corse in avanti, solamente lavoro e scrupolosità.
La crescita di nuove imprese è correlata ai progetti accennati sopra. E’ del tutto evidente che la realizzazione anche parziale degli schemi indicati comporta la creazione di posti di lavoro, che ovviamente incidono positivamente sul problema della migrazione. I giovani troveranno spazio per realizzare i sogni e la vita, le donne per assumere quel ruolo fondamentale loro proprio di rivitalizzazione di attività sociali, culturali ed economiche.
Quando il Vallo di Diano avrà raggiunto quello stadio di peso e di autorevolezza, sarà quello il tempo di colmare i ritardi storici e di pretendere una “Pianificazione Sanitaria” che garantisca l’accesso alle migliori prestazioni possibili. E sarà anche il tempo di riparlare del Tribunale a Sala Consilina e del carcere, della ferrovia, della gestione finalmente unitaria dei servizi pubblici di rilevanza economica, socio-sanitari e culturali.
Provateci amici Sindaci, provateci: sarà difficile, certo, ma difficile non significa impossibile.
– Franco Iorio –