“Allungare per Pfizer l’intervallo di tempo tra la prima e la seconda dose a 42 giorni? Avrebbe avuto senso ad inizio vaccinazione, garantendo opportunità di sopravvivenza ad un numero maggiore di persone a rischio.
È quanto dichiara Domenico Mamone, presidente del sindacato Unsic, in seguito alla nuova indicazione del Comitato tecnico scientifico contenuta nel parere allegato a una circolare del ministero della Salute: tra la prima e la seconda dose di vaccini Pfizer e Moderna si raccomanda un intervallo di 42 giorni.
Il bugiardino dei due vaccini mRna prevede, rispettivamente, 21 e 28 giorni di attesa tra le due dosi. Il commissario straordinario dell’emergenza, il generale Francesco Figliuolo, aveva chiesto se fosse possibile che passassero più giorni prima della somministrazione della seconda dose, in modo da avere più fiale a disposizione per chi deve fare la prima. Il Cts ha dato, dunque, il via libera al cambiamento, dicendo che è raccomandabile aspettare 42 giorni ma saranno comunque le Regioni a decidere cosa fare.
“Oggi con la maggioranza degli ultrasettantenni vaccinati con almeno una dose (91% degli ultranovantenni, 89% degli ultraottantenni, 67% degli ultrasettantenni) – spiega Mamone –, questa opzione apporterebbe qualche beneficio in termini numerici alle categorie meno a rischio di ospedalizzazione, ad esempio la maggior parte dei quarantenni per i quali non è partita la vaccinazione. Ma nel contempo ridurrebbe i vaccinati totali, oggi 6,7 milioni (529mila in Campania), lasciando inalterate quelle preoccupazioni per la salute che costituiscono un freno per la ripresa economica e per il turismo”.
“Il vero problema – conclude il presidente Unsic – è che la campagna vaccinale, nonostante le apprezzabili accelerate, non raggiunge ancora in modo stabile i numeri prefissati, le ormai famose 500mila dosi al giorno. E ciò rende lontano l’obiettivo dell’Unione europea per il 22 settembre 2021: raggiungere il target del 70% della popolazione. Una data che investe anche la scuola: il ministro dell’Istruzione ha annunciato per settembre tutti gli studenti in classe, ma se non accelereremo con le vaccinazioni si determineranno altri problemi in autunno. Il nodo resta AstraZeneca, di cui sono pieni i frigoriferi. Estendere fasce d’età o intervalli di tempo rischia di creare ulteriori confusioni. Servono più vaccini Pfizer e Moderna”.
– redazione –