“E’ il vaccino? Allora è una cosa buona”. Ha esordito così nonna Matilde Ferretti, 103 anni il prossimo luglio, quando nella sua abitazione di Tramutola ha ricevuto la visita dei sanitari per la somministrazione della prima dose del vaccino. Arriva da lei, una delle donne più longeve della Basilicata, l’invito a vaccinarsi e a credere nel vaccino.
Lei che è nata il 14 luglio 1918, sei mesi dopo i primi casi dell’influenza spagnola, che provocò quasi 50 milioni di morti. Lei che ne ha passate tante nella sua vita e che non ha accusato alcun sintomo del vaccino, se non un leggero dolore sul braccio dov’è stata fatta la puntura. Ha ricevuto la prima dose del vaccino lo scorso 24 marzo, grazie alla disponibilità del medico di famiglia, la dottoressa Marianna D’Agrosa, insieme al personale dell’Asp. Tra due settimane dovrà sottoporsi alla seconda dose.
Nonna Matilde, sin dalla nascita, si è sottoposta a tutti i vaccini, senza mai avere alcun problema. Si è anche operata di femore, all’età di 100 anni, con un intervento ben riuscito all’ospedale di Villa d’Agri. Tanto che oggi non disdegna a fare gli scalini di casa per raggiungere il piano superiore, nell’abitazione al centro di Tramutola. Sorridente, raggiante, nonostante l’avanzata età, esce in carrozzella e guai a non fare un giro quotidianamente in piazza. Se qualche giorno i tramutolesi non la vedono, si preoccupano.
Da sempre accerchiata dal calore della famiglia, ha tre figli (due femmine e un maschio) che vivono a Tramutola, 12 tra nipoti e pronipoti. Anche in famiglia ne ha passate tante. Il marito Vincenzo, morto nel 1993 all’età di 80 anni, ha combattuto nella Guerra d’Africa, dove rimase anche ferito.
“Bisogna sottoporsi al vaccino. Questa – ha sottolineato nonna Matilde – è al momento l’unica arma, oltre al rispetto delle regole. Bisogna avere fiducia in chi studia per tutelarci e nei medici”. Reputa il vaccino di vitale importanza per uscire da questa emergenza sanitaria, e più volte ha detto ai suoi familiari che è “una cosa buona”. Intanto, nonna Matilde aspetta solo il prossimo luglio per bere insieme ai familiari un bicchiere di vino (che ogni giorno non deve mancare) e spegnere le 103 candeline.
– Claudio Buono –