Dalle prime ore della mattinata, ad Albanella, Baronissi, Capaccio Paestum, Salerno, San Giorgio a Cremano e Villaricca i Carabinieri della Compagnia di Agropoli, in collaborazione con quelli delle Compagnie territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a 6 ordinanze di custodia cautelare (di cui 3 agli arresti domiciliari), emesse dal Gip del Tribunale di Vallo della Lucania su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 6 pregiudicati, tra cui un 48enne di Polla, un 34enne di San Giorgio a Cremano, un 46enne di Giugliano in Campania, un 27enne di Agropoli, un 49enne e un 36enne di Capaccio Paestum, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di usura in concorso e di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e all’indebito utilizzo di carte di credito.
L’attività di indagine, avviata nel 2015 dalla Stazione Carabinieri di Torchiara, si è sviluppata in seguito a una serie di denunce relative ad alcuni pagamenti fraudolenti effettuati con carte di credito oggetto di pregressi furti presso una ditta di Laureana Cilento. Dalle successive investigazioni è emerso che il proprietario dell’attività si era prestato a tale dinamismo criminoso concedendo a due degli indagati l’uso esclusivo del pos, nonché del conto corrente abbinato alla propria ditta, per estinguere un debito di 8.000 euro che aveva contratto con i due e che non era riuscito ad onorare, in quanto la somma da restituire era lievitata in poco tempo a 10.000 euro. Per far fronte alla palese attività usuraia praticata nei suoi confronti, l’imprenditore si era rivolto ad altri due indagati che, in concorso tra loro, gli avevano concesso un prestito di 4.000 euro in contanti. La restituzione della somma doveva avvenire con quattro assegni post datati dell’importo di 1.600 euro ciascuno, restituzione poi ricontrattata con un pagamento mensile di 14 cambiali da 600 euro l’una, per un importo totale di 8.400 euro a fronte dei 4.000 iniziali, traducendosi, chiaramente, in ulteriore attività usuraia.
Le successive attività tecniche nonché lo studio e l’analisi dei tabulati telefonici di alcuni degli indagati hanno permesso non solo di cristallizzare i fatti dai quali è nata l’intera attività investigativa ma, soprattutto, di accertare che altri cittadini del territorio erano rimasti vittime di usura ad opera dei due degli indagati che applicavano un tasso di interesse oscillante dal 77% fino al 910%.
Infine, la captazione delle conversazioni telefoniche intercettate ha aperto un ulteriore scenario investigativo, ben più complesso, grazie al quale è stata accertata l’esistenza di un gruppo criminale attivo nel Cilento dedito alla ricettazione di carte di credito provento di furto e al successivo indebito utilizzo delle stesse. Alcuni degli indagati erano infatti legati tra loro da vincolo associativo teso alla donazione di carte di credito canalizzate e riconducibili a conti correnti accesi presso istituti bancari asiatici e con le quali poi, con la connivenza di esercenti commerciali della provincia di Salerno, effettuavano pagamenti di ingenti somme (che andavano dai 1.000 ai 9.000 euro) che poi venivano divise tra i consociati. Lo spessore delinquenziale del sodalizio si concretizzava, inoltre, con l’effettuazione di queste operazioni dal profilo formalmente legale, in quanto, in caso di contestazione da parte dell’istituto di credito asiatico proprietario della carta di credito, il commerciante avrebbe potuto mostrare lo scontrino del “pos” a dimostrazione dell’apparente regolarità dell’operazione. Mentre per i promotori, ovvero per coloro che materialmente donavano ed utilizzavano le carte di credito, l’identificazione si rilevava più difficile, tant’è che l’attività criminosa non poteva essere svelata se non grazie al prezioso strumento delle intercettazioni telefoniche e quindi con la captazione delle conversazioni tra i promotori e i commercianti conniventi, in cui venivano decise le somme che avrebbero dovuto spartirsi. L’intera attività investigativa ha permesso di denunciare complessivamente 19 e sequestrare la somma di circa 15.000 euro depositata su uno dei conti correnti in cui veniva fatto confluire il denaro provento dell’attività illecita.
– Chiara Di Miele –