“Quando si entra in questo vortice è impossibile uscirne“. Sono le parole che l’ex capitano del Napoli, originario di Sassano, Giuseppe Bruscolotti ha pronunciato ai magistrati che lo hanno ascoltato come teste in merito al giro di usura gestito a Fuorigrotta per almeno 15 anni dalla famiglia Volpe il cui capostipite, storico esponente del clan camorristico Baratto, è stato assassinato il 15 marzo 2021.
In un solo giorno incassavano oltre 70mila euro, in un anno circa un milione di euro. La contabilità era ricostruita nei documenti sequestrati due anni fa dai Carabinieri e in cui era annotato l’elenco delle vittime, imprenditori, commercianti e anche Bruscolotti. Il suo calvario, come si legge su “la Repubblica”, è iniziato quando una sua conoscente, titolare di un’agenzia di viaggi, ha avuto bisogno di chiedere un prestito a Volpe e Bruscolotti, molto amato dai tifosi, glielo ha presentato. La donna non è più riuscita a onorare il debito e Volpe ha chiesto all’ex calciatore di farsene carico.
Pochi mesi dopo anche Bruscolotti ha chiesto un prestito che doveva restituire versando circa 2600 euro al mese, poi diventati 1000. Da allora paga con enormi sacrifici e viene anche redarguito quando, in emergenza Covid e con la sua agenzia di scommesse chiusa, non riesce a versare la rata pattuita.
Il collaboratore di giustizia Gennaro Carra ha sostenuto di aver appreso da Volpe che Bruscolotti “pagava il 20% di interessi. Commentai che il tasso era benevolo e Volpe mi rispose che lo aveva fatto perché si trattava del capitano del Napoli“. Bruscolotti però ha corrisposto un tasso annuale che supera il 40%.
“Purtroppo quando gli affari vanno male capitano situazioni del genere – dice a Repubblica l’ex calciatore -. Con il senno di poi è facile dire che sarebbe stato meglio non farlo. Ma non lancio appelli, ognuno si assume le sue responsabilità. È ciò che ho fatto in tutta la mia vita e anche in questa vicenda mi sono comportato così“.
I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno arrestato ieri mattina 11 persone indiziate di usura, detenzione e spaccio di stupefacenti, nonché detenzione illegale di armi comuni da sparo, tutte aggravate dalla finalità di favorire il sodalizio camorristico Baratto – Volpe.
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