Tra gli effetti del “Long Covid” ci sarebbe anche una maggiore predisposizione a sviluppare il diabete. Ad un anno dall’infezione da Sars-Cov2 aumenterebbe in modo significativo, oltre il 35%, il rischio di diabete. Le persone con Covid-19 possono avere una serie di condizioni note come “Long Covid” che possono dare differenti manifestazioni tra cui il diabete.
Ne abbiamo parlato con il dottor Donato Soldovieri, originario di Auletta e ricercatore medico presso il Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti all’IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
- Qual è la situazione relativa al diabete nel periodo post pandemia?
L’incidenza del diabete nel periodo post pandemia Covid-19 è aumentata notevolmente. Tra gli effetti dell’infezione da Covid-19 ci sarebbe una maggiore predisposizione a sviluppare il diabete. A un anno dall’infezione da Sars-Cov2 aumenterebbe in modo significativo, oltre il 35%. Le persone colpite possono avere una serie di condizioni note come Long Covid che possono dare differenti manifestazioni tra cui il diabete. Il Covid è un fattore di rischio per il diabete e dovrebbero senz’altro essere sottoposti a screening i pazienti coinvolti, anche se è ancora prematuro elaborare delle linee guida ma è decisamente evidente che il Covid aumenta il rischio di diabete fino a un anno dopo. Si tratta di un rischio piccolo, ma non trascurabile. Con un numero elevato e in crescita di persone in tutto il mondo infettate dal virus, qualsiasi aumento dell’incidenza del diabete correlato al Covid potrebbe portare a casi di diabete senza precedenti in tutto il mondo, scatenando il caos nei sistemi sanitari pubblici già sovraccarichi e con risorse insufficienti, con tributi devastanti. Dopo la pandemia le malattie croniche non trasmissibili come il diabete di tipo 2 continueranno la loro traiettoria implacabile, potenzialmente in modo accelerato, con oneri sulla salute.
- Che cos’è il prediabete e come si scopre?
Il prediabete è una condizione che precede il diabete di tipo 2. Una persona che soffre di prediabete ha i livelli di glucosio nel sangue superiori alla norma, ma non così tanto da determinare un diabete conclamato, ed elevati livelli di insulina circolante (insulino-resistenza e iperinsulinemia). Lo stato di prediabete viene identificato da un livello di glicemia nel sangue compreso tra 100 e 125 mg/dl. La diagnosi è complessa, nella maggior parte dei casi questa condizione non determina sintomi particolari. A volte possono essere riscontrati aumento della sete, minzione frequente, fatica e visione offuscata. Questi segnali devono mettere in allerta, soprattutto se presenti in concomitanza con i seguenti fattori di rischio: età maggiore di 45 anni, sovrappeso, familiarità con diabete di tipo o valori elevati di pressione. In presenza di sintomi e fattori di rischio è raccomandato rivolgersi al medico per verificare l’eventuale presenza di prediabete. Come per il diabete, vanno anche in questo caso effettuati specifici esami per misurare lo zucchero nel sangue. I valori elevati di glicemia comportano con buona probabilità l’insorgenza di diabete di tipo 2, che può essere ritardata o anche evitata adottando adeguate e tempestive misure preventive, che riguardano soprattutto lo stile di vita. Inoltre, il prediabete stesso può essere correlato alla presenza di problematiche relative al sistema cardiovascolare e al loro peggioramento, determinando di frequente aumento di pressione e di peso, con accumulo di grasso sull’addome. I danni a lungo termine tipici del diabete iniziano già nella condizione di prediabete, in particolar modo al cuore e al sistema circolatorio, in maniera spesso silenziosa.
- Come bisogna gestire il prediabete?
Nella maggior parte dei casi la gestione del prediabete passa da un cambiamento dello stile di vita e dall’adozione di comportamenti più salutari, come praticare esercizio fisico e curare l’alimentazione. La dieta, anche in ottica di raggiungere e mantenere il peso corretto, dovrebbe seguire queste indicazioni di base: favorire il consumo di frutta e verdura; privilegiare pane, pasta e cereali integrali; limitare grassi, zuccheri aggiunti e alcol; preferire tipologie di cotture leggere, come griglia, vapore o forno; evitare la frittura; assumere liquidi a sufficienza. Inoltre, è importante definire orari regolari per pasti e spuntini, in modo da tenere meglio sotto controllo la glicemia.
- Quali sono le principali forme di diabete?
Le forme principali di diabete sono: il diabete di tipo 1, il diabete di tipo 2. Il diabete di tipo 1 riguarda circa il 3-5% delle persone affette da diabete e in genere si manifesta prima dei 40 anni ma può colpire anche i bambini piccoli. Non a caso è la malattia endocrina più diffusa nei bambini. In Italia ci sono 25mila casi di diabetici di tipo 1 fino a 18 anni, su 240mila complessivi. I sintomi del diabete 1 fanno la loro comparsa in modo improvviso: dimagrimento, aumento della diuresi, sete eccessiva e disidratazione. La causa ad oggi non si conosce ma è noto che nel diabete di tipo 1 una reazione immunologica distrugge le cellule beta del pancreas che producono l’insulina; non a caso viene classificato tra le malattie cosiddette “autoimmuni”, dovute cioè a una reazione del sistema immunitario contro l’organismo stesso. Il diabete di tipo 2, noto anche come “diabete alimentare”, è la forma più frequente. Si manifesta generalmente dopo i 40 anni, soprattutto in persone sovrappeso o obese che perdono progressivamente la capacità di controllare l’equilibrio della loro glicemia. Un ruolo importante nell’insorgenza della malattia è svolto dal sovrappeso e dall’obesità (soprattutto di tipo addominale) e da un’alimentazione sbilanciata, ricca di grassi saturi e zuccheri semplici (carboidrati). Questa forma di diabete rimane silente per molti anni poiché l’iperglicemia si sviluppa gradualmente. I sintomi del diabete di tipo 2 compaiono lentamente, in modo lieve sotto forma di stanchezza, aumento della sete, aumento della diuresi, perdita di peso non voluta, malessere e dolori addominali. Il diabete tipo 2 è una malattia multifattoriale scatenata cioè dall’interazione di più cause, tra cui la predisposizione genetica e l’azione di fattori ambientali. Il diabete può associarsi anche ad altre malattie metaboliche, come ad esempio l’ipertensione arteriosa e le dislipidemie (elevate concentrazioni di grassi nel sangue), ma l’iperglicemia resta la prima conseguenza del diabete.
- Quali terapie seguire in base alle forme?
Il diabete di tipo 1, poiché caratterizzato dall’assenza totale di secrezione insulinica, si può curare solo con l’insulina, con più somministrazioni nell’arco della giornata per cercare di riprodurre la secrezione fisiologica di questo ormone nel digiuno e in risposta ai pasti. Per il diabete di tipo 2 gli specialisti impostano e raccomandano di seguire una terapia farmacologica appropriata, di effettuare esami di controllo necessari a prevenire complicanze a lungo termine, di seguire una dietoterapia e praticare sport
- Quale dieta è particolarmente indicata per chi è diabetico?
La dieta ideale per il diabete non è complessa o restrittiva. In relazione alla costituzione fisica, al sesso, all’età, alla statura e all’attività lavorativa, deve avere quattro obiettivi: controllo glicemico; mantenimento del peso corporeo; prevenzione e trattamento dei principali fattori di rischio cardiovascolare; mantenimento di uno stato di benessere fisico e psichico. Un’attenzione particolare va riservata all’assunzione dei carboidrati, che dovrebbero preferibilmente provenire da alimenti ricchi in carboidrati complessi e fibra alimentare, quali legumi, vegetali, cereali integrali e frutta. La conta dei carboidrati è un metodo che permette di adeguare la dose di insulina pronta da somministrare ad un pasto al contenuto di carboidrati di quel determinato pasto. Rappresenta un sistema di pianificazione che richiede impegno ma permette flessibilità e libertà di scelta nell’alimentazione. Il diabete si combatte anche a tavola purché si prediligano: pasta e riso meglio integrali, con pomodoro o pesce o verdure o legumi, in quantità moderate e cercando di evitare di accoppiare nello stesso pasto due amidacei (pane e pasta, o pane e riso, o pizza e pasta); verdura e frutta ad eccezione di quella molto ricca in zuccheri; acqua minerale e bevande non zuccherate o light. Molto importante non abbondare con le porzioni per mantenere il proprio peso corporeo. Invece, la dimenticanza di una porzione può provocare la comparsa di ipoglicemia (eccessivo abbassamento dello zucchero nel sangue). È bene sapere non solo cosa mangiare, ma anche come. Raccomando infatti di non saltare mai la colazione a base di latte parzialmente scremato (1 tazza) o un vasetto di yogurt magro da abbinare a fette biscottate o pane o cereali o biscotti secchi, integrali, un frutto di medie dimensioni. A pranzo il consiglio è quello di consumare pasta o riso (cotti al dente, almeno nel 50% dei casi integrali) con legumi/verdure o zuppa di legumi, contorno e un frutto. A cena invece pane integrale e secondo piatto (carne o pesce o formaggio o salumi o uova), contorno e un frutto. Lo sport nel diabete va incoraggiato. Il diabetico che lo pratica, tuttavia, deve essere consapevole che l’attività muscolare determina un consumo di glucosio e, quindi, un calo della glicemia. La persona con diabete può svolgere le più svariate attività aerobiche: camminare, nuotare, andare in bicicletta. Non ci sono particolari preclusioni, ad eccezione dei soggetti diabetici con complicanze croniche (cardiopatia ischemica, retinopatia diabetica). In questi casi il diabetologo suggerirà alcune tipologie di attività fisica da prediligere rispetto ad altre.