Muore soltanto il corpo. Non lo spirito, gli insegnamenti, l’affetto, la stima. E il passare del tempo non scalfisce il ricordo di chi nei cuori di molti c’era già prima di scomparire. Il 24 marzo del 2020, in un anno difficile e colmo di tristezza, il Comandante del Distaccamento dei Vigili del Fuoco di Sala Consilina, Luigi Morello, ha lasciato la sua famiglia nel dolore e un’intera comunità è rimasta orfana delle sue azioni.
Il Covid-19, che in quelle settimane spaventava gli italiani da Nord a Sud, si era preso il vigile del fuoco stimato e conosciuto da tutta la comunità valdianese. In un letto del Covid Hospital di Scafati, dove era stato trasferito in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni, il cuore coraggioso di Luigi Morello aveva smesso di battere. Eppure chissà quante volte, tra le fiamme di un incendio o durante un’operazione difficile insieme ai colleghi, quello stesso cuore aveva temuto per il corpo in cui era ospite. Forse mai avrebbe immaginato di smettere di pulsare così come accaduto il 24 marzo del 2020, a causa di un virus invisibile, sconosciuto ai più, che in quei giorni non lasciava scampo e incuteva timore.
Le sirene delle forze dell’ordine quella sera salutarono Luigi davanti alla sua Caserma, quella in cui tante mattine aveva preso servizio fiero della divisa indossata. I colleghi versarono lacrime amare per la perdita di una guida efficiente e laboriosa. La moglie Enza, le figlie Tina e Francesca, il fratello e collega Alessandro, gli anziani genitori si trovarono di fronte ad un dolore senza misura. Gli amici e quanti ne seppero apprezzare le profonde doti umane rimasero attoniti, muti in una sorda amarezza. “Luigi non è stato e non è più solo nostro, ma è stato, è e sarà anche e soprattutto vostro” scrissero i familiari dopo settimane di lutto per ringraziare della vicinanza e dell’affetto ricevuti nonostante in quei giorni i decreti ci impedissero di abbracciarli realmente, di regalare un fiore alla sepoltura del loro amato, di pregare per la sua anima stretti realmente alla sua famiglia.
Il Comandante Morello non c’era più e bisognava abituarsi all’idea di non vederlo sul camion rosso del Corpo, di non ricevere un suo saggio consiglio, condito da un accennato sorriso paterno. Chi davvero gli ha voluto bene e ha avuto la fortuna di essergli amico sa bene che mai ci si potrebbe abituare al pensiero che il Comandante non è più con noi. Ma, appunto, muore soltanto il corpo. Luigi Morello, i suoi insegnamenti, il suo essere perbene, i suoi consigli e le sue azioni vivono nelle azioni e nelle parole dei suoi cari, dei suoi colleghi che ogni giorno combattono per domare le fiamme, degli amici che ne custodiranno ogni gesto.
E’ passato un anno da quel 24 marzo che segnò profondamente la gente del Vallo di Diano, ma particolarmente la comunità di Teggiano. Si continua a lottare contro il Covid, oggi come allora, e a vivere nella speranza. Allora è facile pensare che il sacrificio di Luigi Morello non rimarrà vano, perchè bisogna vincere questa battaglia rispettando le regole e ritornare alle vite di un tempo anche in onore della sua memoria e di quanto ha lasciato su questa terra.
– Chiara Di Miele –