La guerra in Ucraina ha costretto tante famiglie ad abbandonare la loro terra natale per dirigersi verso un nuovo futuro in cerca di un posto sicuro. Anche ad Ottati sono arrivate tre donne e tre bambini che hanno trovato riparo presso la casa di alcuni familiari. Myroslava vive in Italia da 21 anni di cui 11 a Ottati, dove vive anche suo fratello. Insieme hanno accolto le loro cugine Diana, Bogdana e Solomia fuggite dalla guerra in Ucraina per portare in salvo i loro bambini.
“Una storia in comune come tutte le altre – ci racconta Myroslava, traducendo la storia delle cugine –. La guerra è iniziata il 24 febbraio e nessuno di loro credeva fino in fondo che potesse scoppiare questo conflitto. Così le mie cugine e la loro cognata hanno deciso di venire qui in Italia, hanno raccolto le poche cose che potessero essere utili durante il viaggio, come i documenti, qualche cambiata e un po’ di cibo e sono venute qui. La priorità era portare i bambini in un luogo sicuro”.
“Già da due settimane prima della guerra si avvicinavano al confine tutte le armate militari della Russia – continua – nessuno però poteva pensare che entrassero in Ucraina. La guerra nel Donbass durava da otto anni, per Putin è sempre stata russa quella zona e visto che già aveva preso la Crimea, puntava a Odessa e Mariupol; adesso vuole tutto e ha puntato Kiev. Devo dire però che la guerra del Donbass nella nostra zona, ovvero Leopoli, non si sentiva affatto, lì non c’è stato alcun pericolo. Anzi, Leopoli all’inizio era una zona sicura anche durante lo scoppio di questa guerra, da Est scappavano tutti da noi, c’è stato un corridoio umanitario. Da domenica scorsa, però, neanche Leopoli è più sicura, infatti dopo 17 giorni c’è stato il primo bombardamento anche lì in una base militare. Sono morte 9 persone e oltre 50 sono state ferite. Già da due giorni suonavano le sirene. Ormai un posto sicuro in Ucraina non esiste più”.
Diana e Bogdana sono gemelle e hanno 25 anni. Bogdana si è sposata il primo marzo e ha dovuto lasciare il marito perché è stato chiamato alle armi. Diana invece si è sposata lo scorso anno, ha una bambina di 8 mesi, Melania, e suo marito è in guerra a Mariupol: “Diana non riesce a stare sempre in contatto con il marito, tra l’altro lui da lì non può neanche parlare, fa dei cenni per far capire che va tutto bene, anzi diciamoci la verità, tutto bene no ma ci fa capire che almeno è vivo. Non può trasmettere alla moglie le sue ansie e le sue paure, lei già ha affrontato un lungo viaggio e deve accudire una bambina di otto mesi, in più si trova in un posto nuovo dove sostanzialmente non conosce nessuno e non parla neanche la lingua”.
“Loro hanno due fratelli ed entrambi sono in guerra – prosegue -. La loro mamma infatti non è venuta qui in Italia, non avrebbe mai lasciato il suo Paese sapendo che due dei suoi figli sono da qualche parte a combattere. Sono anche loro due ragazzi molto giovani. Solomia è la moglie di uno di loro ed è venuta qui con i loro bambini di 5 e 3 anni, Anton e Adrian che hanno anche iniziato l’asilo qui ad Ottati. Ci teniamo in particolar modo a ringraziare il nostro sindaco Elio Guadagno e tutta la comunità perché ci stanno aiutando tanto”.
Quando chiedo se le ragazze credono di poter costruire qui un nuovo futuro nella speranza di potersi ricongiungere con i rispettivi mariti, Myroslava ci dice che “nella loro testa c’è l’intenzione di restare qui settimane e non mesi, io spero che sia così perché questa guerra deve finire il prima possibile. Loro vogliono tornare a casa, sono qui soltanto perché sentivano il dovere di proteggere i loro bambini; hanno 25 anni, sono giovani e desiderano tornare nella loro terra natale. Vogliono raggiungere la loro mamma, che adesso deve rifugiarsi nei sotterranei perché neanche Leopoli è più tranquilla. Hanno insistito tanto per portarla qui ma lei non ha voluto assolutamente lasciare i suoi figli. Tutte le persone scappate da Est hanno riempito scuole, stazioni e chiese”. La mamma di Diana e Bogdana ci ha infatti inviato delle foto della Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria a Sykhiv, Leopoli, luogo di culto in cui nel 2001 Papa Giovanni Paolo II era andato in occasione della Visita Pastorale: oggi è un rifugio per tutti coloro che scappano in cerca di un luogo sicuro. “Speriamo che finisca tutto presto – prosegue -. Le ragazze sono qui, in un posto tranquillo, ma sono sempre terrorizzate, scatta la paura quando il telefono squilla, quando non c’è rete o se i rispettivi mariti non sono online o non danno notizie da molte ore. Quando sono arrivata in Italia la situazione era diversa, ho raggiunto mia mamma e nonostante questo ho sofferto tanto a lasciare la mia terra. Figuriamoci ora, le mie cugine come tante altre famiglie ucraine sono state costrette a lasciare la loro casa per raggiungere un posto nuovo di cui sanno poco o niente”.
A proposito del viaggio, invece, ci dice che “non è stato semplice. Hanno preso un pullman da Leopoli e hanno attraversato l’Ungheria, la Slovenia e sono arrivati in Italia: hanno viaggiato due giorni. Sono arrivati a Roma dove mio fratello è andato a prenderli. Il viaggio è stato duro, soprattutto con una bambina così piccola. Devo dire che in Italia sono stati accolti davvero bene: appena arrivati alla frontiera hanno dato loro tutto ciò di cui avevano bisogno, dai beni di prima necessità ai pannolini”.
Myroslava ci ha lasciato con parole rassicuranti, dicendo che il suo è un popolo forte che non si arrenderà. Ci tiene che tutti debbano sapere che l’Ucraina sta affrontando un periodo difficile e che nonostante questo le persone stiano trovando un modo per andare avanti. Ringrazia tutti per la solidarietà dimostrata verso la sua famiglia e il suo Paese, a partire dalle piccole iniziative. Durante la nostra chiacchierata ha ringraziato più volte il sindaco e la comunità di Ottati per la vicinanza dimostrata e ci ha fatto sapere che anche il primo giorno di asilo dei bambini è andato bene e sono stati accolti nel migliore dei modi.
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