“Fin dalle prime ore dello scoppio del conflitto in Ucraina, il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza di Basilicata, congiuntamente al suo Tavolo tecnico, ha iniziato ad elaborare un piano per fronteggiare la nuova emergenza riguardante i profughi. Ha costituito una Rete regionale di solidarietà per rendere più efficace la spontanea generosità dei lucani nei riguardi dei profughi dell’Ucraina. La rete è formata dall’Ufficio del Garante, dall’Anci, dai Sindaci di Viggianello, Bella e Lauria, da molte associazioni lucane tra cui Ande, Melania, Sefora Cardone, Tutori Volontari di Basilicata, Dalla Basilicata all’Italia non lasciare nessuno dietro, Gvs di Basilicata”.
Lo si legge in una nota stampa del Garante regionale dell’infanzia e dell’adolescenza di Basilicata che spiega: “Già dal 28 febbraio il Garante di Basilicata, il prof. Vincenzo Giuliano, aveva espresso alla Garante nazionale di rendersi protagonista nel richiedere al Governo la revisione dello stato dei permessi di soggiorno evidenziando la necessità di allungamento dei termini previsti attualmente dalla legge; pertanto oggi esprime plauso per la decisione di allungare il soggiorno da tre mesi ad un anno. Ha espresso ai Prefetti di Potenza e Matera la necessità di rappresentare al Ministero dell’Interno a riconsiderare il sistema generale di accoglienza: finora nella Circolare Accoglienza Ucraina si fa riferimento ai CAS ed ai SAI come primo piano per l’accoglienza dei profughi. Sarebbe invece più opportuno che ad accoglierli fossero le famiglie italiane, in quanto già in molte hanno espresso disponibilità all’ospitalità (soltanto in Basilicata si contano ad oggi più di 400 famiglie), innanzitutto perché i posti all’interno dei CAS sono limitati; inoltre l’accoglienza in una famiglia garantirebbe un calore umano quanto più necessario in questo momento di estrema difficoltà delle donne e dei bambini in fuga dalla guerra”.
“Serve dunque un cambiamento di paradigma – si legge ancora nella nota – che si stacchi dalla visione univoca dell’accoglienza condotta esclusivamente attraverso gli istituti e che amplifichi invece la sua veduta spaziando sulle iniziative offerte dalla bontà e dalla disponibilità dei cittadini, che nonostante il periodo pandemico appena passato, non hanno fatto mancare dimostrazioni della generosità che ci contraddistingue come popolo italiano. Si registrano infatti molte iniziative di solidarietà: da parte dei singoli cittadini nel mettere a disposizione le proprie dimore non abitate, da parte dei Comuni ad offrire stabilimenti pubblici per accogliere i profughi e da parte di molte associazioni al supporto emotivo e pratico di queste persone e chi li ospiterà. Anche con una formazione più appropriata per le famiglie ospitanti. Servono inoltre strumenti e di questo è stato interessato anche il Presidente Bardi, per agevolare la comunicazione dei nuovi profughi con la popolazione, al fine di evitare l’isolamento e la ghettizzazione di questi ultimi. Oltre ad un reclutamento di interpreti e mediatori culturali, è necessario approntare tablet o smartphone con le applicazioni di traduzione simultanea per facilitare uno scambio dialogico tra i rifugiati e le persone con cui dovranno interagire. Per i bambini più piccoli si potrebbero usare anche app basate sull’uso delle immagini. Bisogna imparare a pensare in termini più umani, più caldi, più vicini alle persone. Chi scappa dalla guerra ha perso tutto in poco tempo. Ciò che serve a queste persone un angolo caldo, una famiglia che si prenda cura e che supporti i loro bisogni. Qualora le famiglie non bastino, allora si farebbe ricorso all’istituto dei Sai e dei Cas, e non il contrario. Questo è quanto si chiede per una risposta più immediata ed un approccio più umano all’emergenza”.