L’onorevole Attilio Pierro, cilentano ed esponente della Lega, ha presentato un’interrogazione al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Francesco Lollobrigida in merito alla pesca.
Pierro nella sua nota ha evidenziato la differenza significativa tra la pesca appannaggio delle piccole medie imprese e quella delle grandi aziende che a volte sottraggono il pescato alle altre. L’on. evidenzia che “le grandi unità che operano sia nel mar Tirreno che nel mar Adriatico catturano anche grosse quantità di alici, spesso di piccola taglia, creando concorrenza sleale verso le piccole circuizioni che possono pescare solo piccole quantità di alici, con la conseguenza di deprimere il mercato perché i grossi quantitativi in vendita abbattono il prezzo del prodotto stesso e questo sta suscitando non poche tensioni tra gli operatori che pescano la medesima risorsa e negli stessi areali”.
Pierro offre al ministro Lollobrigida una riflessione circa l’abbattimento del prezzo delle alici che “non influisce in modo significativo sul reddito delle grandi imprese in quanto la principale fonte di entrata deriva dalla pesca del tonno rosso. Invece per le piccole e medie circuizioni si tratta dell’unica attività possibile e quindi dell’unica fonte di reddito, che in questo modo viene penalizzata. Inoltre, l’attività delle grandi circuizioni produce un forte aumento dello sforzo di pesca sulla risorsa che già non si trova in un buon stato dal punto di vista biologico”.
La proposta dell’onorevole è quella di “permettere agli armatori di effettuare annualmente una scelta tra svolgere l’attività di pesca dei piccoli pelagici oppure dei grandi pelagici al fine di limitare, da un lato, lo sforzo di pesca sulla risorsa dei piccoli pesci da parte delle grandi imbarcazioni, che comunque conserverebbero il diritto di pescarli e dall’altro una maggior efficienza ed efficacia complessiva, in quanto contempererebbe al meglio gli interessi di tutte le parti interessate”.
Le specie dei piccoli pelagici come l’acciuga e la sardina costituiscono, infatti, più di un terzo della pesca marina complessiva e sono il pescato della cosiddetta pesca costiera, catturati con reti a circuizione. Questa attività comporta il mantenere vive le tradizioni del comparto della piccola pesca costiera che rappresenta un segmento fondamentale dell’economia ittica italiana, contando circa 10mila addetti.
“La piccola pesca costiera è da salvaguardare e tutelare in quanto, soprattutto rispetto agli altri metodi di pesca, utilizza attrezzi selettivi e a basso impatto ambientale – chiosa Pierro – La piccola pesca costiera non danneggia i fondali ed evita sprechi, catture accidentali e rigetti”.