“Sono giorni infiniti, siamo sconvolti. Fino a due settimane fa stavamo vivendo un sabato qualunque che purtroppo è finito in tragedia”.
È quanto afferma, con voce rotta dall’emozione, Mariagiovanna Filantropia, figlia di Cosimo Filantropia, il 75enne deceduto dopo giorni di agonia a seguito del tragico scontro tra auto avvenuto a Campagna lo scorso 7 aprile e dove hanno perso la vita anche due carabinieri, il Maresciallo Francesco Pastore e il suo collega Francesco Ferraro.
Mariagiovanna, 35 anni, primogenita, suo fratello Marco, 31 anni, e la loro mamma Ortigia, da giorni sono chiusi in un doloroso silenzio, culminato ieri con la celebrazione delle esequie, a Campagna, del loro caro deceduto una settimana dopo il drammatico schianto.
“Non abbiamo parole, è tutto ancora talmente confuso – racconta Mariagiovanna ad Ondanews – nella mente ho ancora i primi momenti della chiamata, i giorni di ospedale e l’ultima telefonata dalla Rianimazione per dirci che papà purtroppo non c’era più. Siamo stravolti”.
Nel dolore, la figlia, a nome di tutta la famiglia, ci tiene però a ricordare il caro padre: “Papà era pieno di vita, la sua foto che circola sui social non è di 20 anni fa, risale massimo a qualche anno fa. I suoi 75 anni erano tali solo sulla carta d’identità, ma in realtà ne dimostrava almeno 20 di meno. A parte qualche acciacco di salute era ancora in forze e guai a definirlo ‘anziano’. Probabilmente quel suo essere forte ha fatto sì che rimanesse vigile dopo il terribile schianto in cui è rimasto coinvolto e continuasse addirittura a parlare con me e mio fratello”.
Di quella sera Mariagiovanna ricorda la corsa in Pronto soccorso a Battipaglia: “Mio fratello Marco è stato allertato da un conoscente che ha riconosciuto l’auto e lo ha avvisato. Si è precipitato, papà era ancora lì, vigile ma agitato. Non lamentava dolori, niente! Ad oggi ci chiediamo dove abbia trovato tutta quella forza di reggere ad un urto terribile. In Pronto soccorso ci ha raccomandato di tranquillizzare nostra madre, non voleva che si preoccupasse. Inizialmente non sapevo cosa fosse accaduto ma in seguito un mio cugino, che aveva visto sui social le foto dell’incidente, mi ha chiesto se volessi vederle. Una volta visto quanto accaduto mi sono sentita male, non potevo crederci”.
Mariagiovanna ricorda poi suo padre: “Quando con mio fratello leggevamo sui giornali che veniva definito ‘anziano’, seppur addolorati, la cosa ci strappava un sorriso e pensavamo alla sua faccia e alla reazione che avrebbe avuto leggendo quel termine che lui odiava. Papà amava la vita, amava ballare, le passeggiate in montagna e ascoltare la musica. Quella musica che in casa nostra è mancata solo negli ultimi 15 giorni ma che, in occasione del suo funerale, abbiamo voluto regalargli ancora una volta con la presenza della banda musicale. La sera dell’incidente tornava dal centro sociale di Eboli, dove era andato a ballare. Erano i suoi hobby dopo una vita di sacrifici: ha fatto il muratore, si è sempre sacrificato e messo a disposizione”.
Un pensiero, inoltre, è giunto anche ai Carabinieri Ferraro e Pastore: “Siamo addolorati, mia mamma ha pianto tantissimo per loro, non ci sono parole”.
E sulle dinamiche dell’incidente e le indagini la famiglia Filantropia chiede solo giustizia: “Ci affidiamo alle indagini in corso, siamo sicuri che la magistratura ricostruirà quanto accaduto quella sera. Nel frattempo ci siamo affidati a due legali, per la parte civile è l’avvocato Riviello, per la parte penale è l’avvocato Moscato. Sono onesta: non sapevo nemmeno come funzionasse un procedimento penale, mi hanno dovuto spiegare quanto sta accadendo con il procedimento in corso e come funziona un processo. Papà sicuramente non tornerà indietro ma è giusto che ci siano delle risposte e sia fatta piena giustizia”.
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