Sono 16 le persone indagate e 11 le misure cautelari emesse questa mattina nelle province di Napoli, Salerno, Potenza e Catanzaro dalla Direzione Investigativa Antimafia della Basilicata e dal Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Potenza riguardo ad un traffico internazionale di rifiuti speciali tra l’Italia e la Tunisia. Le misure sono emesse dal GIP, su richiesta della DDA di Potenza, a carico di intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento/recupero e società di intermediazione, funzionari pubblici operanti nel settore della gestione dei rifiuti, indiziati per attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, fittizia intestazione di beni, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva e frode nelle pubbliche forniture. Le misure consistono in nove arresti, di cui cinque in carcere e quattro ai domiciliari, e due interdizioni. Altre cinque persone risultano indagate.
Impiegati dalle prime luci dell’alba circa 80 carabinieri del Reparto speciale dell’Arma e il personale della DIA.
La vicenda trae origine da un contratto di un anno per la gestione di 120.000 tonnellate di rifiuti con codice nel catalogo europeo dei rifiuti CER (EER) 191212, asseritamente stipulato a Polla il 30 settembre 2019 tra il rappresentante della società tunisina “Soreplast S.u.a.r.l”, in qualità di impianto di ricezione, recupero e smaltimento del rifiuto nella città di Sousse e il rappresentante legale della società Sviluppo Risorse Ambientali S.r.l., in qualità di produttore del rifiuto nell’impianto di Polla. In particolare, il contratto disciplinava i dettagli e le condizioni di consegna delle quantità di rifiuti prodotte dall’azienda di Polla all’impianto tunisino e l’obbligo di quest’ultimo di ricevere i rifiuti nel proprio impianto, di trattare o recuperare e, successivamente, di smaltire la frazione non trattata o recuperata.
Un particolare ruolo nel complesso delle indagini risulta essere stato rivestito dalle società di intermediazione Ecomanagement s.p.a. di Soverato (Catanzaro) e GC Service con sede in Tunisia.
E’ proprio la società calabrese ad aver affidato per prima all’azienda tunisina le operazioni di conferimento, selezione e avvio al recupero di rifiuti speciali CER 191212 per un quantitativo di 10.000 tonnellate mensili fino a un tetto massimo di 120.000 tonnellate. La SRA subentrava, quindi, in un contratto già stipulato dall’impresa calabrese, pagando alla Ecomanagement s.p.a. una somma fissa per l’intermediazione più 22 euro a tonnellata per la cessione, e poi ha firmato un secondo contratto con la Soreplast il 30 settembre 2019.
La Ecomanagement s.p.a. non si limitava a cedere il contratto alla SRA ma si impegnava a fornire alla Soreplast di Sousse i macchinari necessari per giustificare le operazioni di recupero (una vecchia pressa e un nastro di selezione), attualmente abbandonati in un secondo capannone a pochi chilometri da Sousse. A svolgere funzioni di tramite tra la parte imprenditoriale italiana e quella tunisina è la società GC Service s.a.r.l., attiva dal 2019 e iscritta al Registro Nazionale delle Imprese Tunisine, in costante contatto con la dirigenza della Soreplast.
Il clamore mediatico generato dal reportage di una emittente televisiva tunisina che aveva informato l’opinione pubblica dell’operazione d’importazione dei rifiuti in questione aveva indotto il Ministero degli Affari Locali e dell’Ambiente tunisino a disporre l’apertura di un’inchiesta in cui vennero coinvolti politici e alti funzionari di Stato, tra cui alcuni arrestati. In tale contesto tutti i rifiuti sono stati in parte fermati e in parte respinti dalle locali Autorità tunisine per le accertate difformità sia con riferimento alla tipologia degli stessi, che in relazione alla falsità dei documenti di accompagnamento e in particolare all’esistenza di autorizzazioni rilasciate da organi del tutto incompetenti.
Sul fronte italiano le indagini hanno consentito di disvelare un complesso sistema attraverso cui è stato organizzato un ingente traffico illecito di rifiuti, reso possibile dalla concessione di due autorizzazioni rilasciate dall’UOD di Salerno della Regione Campania (rilasci in relazione ai quali sono indagati due funzionari regionali) in esito ad una carente istruttoria documentale formata da documenti e autorizzazioni falsi.
Sono state quattro le spedizioni effettuate nell’arco temporale dal 14 maggio al 16 luglio 2020, circa 282 container sotto la lente di ingrandimento degli investigatori (tra maggio e luglio 2020) con partenza da Polla, via Porto commerciale di Salerno e in seguito rispediti in Italia, per un totale di circa 7.891 tonnellate di rifiuti, 70 dei quali giunti presso l’impianto tunisino poi interessato da un incendio doloso che ha mandato in fumo buona parte dei rifiuti in esso stipati, e i rimanenti bloccati al porto tunisino di Sousse.
I primi atti di indagine hanno permesso di acquisire una copiosa documentazione presso gli uffici regionali interessati al rilascio delle autorizzazioni ambientali alla spedizione transfrontaliera e presso le aziende interessate dalla vicenda giudiziaria. Documenti che sono stati utili alla ricostruzione dei fatti per la successiva escussione di persone informate e le attività tecniche nei confronti dei soggetti ritenuti, a vario titolo, coinvolti nell’illecito traffico di rifiuti.
L’attività investigativa, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, ha consentito di elevare le seguenti provvisorie imputazioni: traffico illecito transfrontaliero di rifiuti in Tunisia, attuato mediante l’utilizzo consapevole di falsi documentali, con il concorso attivo di soggetti e imprese tunisine; truffa e frode in pubbliche forniture da parte degli amministratori della società SRA s.r.l. ai danni di Comuni campani e lucani, in quanto gestiva i relativi rifiuti urbani, conferendo, contrariamente agli impegni presi e alla legge, la parte non recuperabile di essi, dopo il loro previsto trattamento, presso l’impianto non autorizzato in Tunisia; sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, avendo la stessa SRA s.r.l. trasferito fraudolentemente i beni strumentali, i contratti con enti pubblici, gli automezzi e il personale necessario all’attività primaria alla GF Scavi S.r.l. di Sicignano degli Alburni; trasferimento fraudolento di valori, avendo attribuito fittiziamente a terzi la titolarità e la disponibilità di denaro, beni e altre utilità e riciclaggio; illecita attività di intermediazione nel settore dei rifiuti posta in essere dagli amministratori delle società Ecomanagement S.p.a. di Soverato e GC Service con sede in Tunisia.
E’ finito quindi agli arresti domiciliari un imprenditore del Vallo di Diano. Coinvolti nell’indagine anche due funzionari della Regione Campania, uno dei quali raggiunto dal provvedimento coercitivo degli arresti domiciliari in quanto a suo carico sono emerse, in un contesto di rapporti molto stretti fra il funzionario e le imprese coinvolte, numerose omissioni nei controlli sia con riferimento ai titoli autorizzativi alla spedizione transfrontaliera in possesso del produttore dei rifiuti (la SRA) sia con riguardo alle Autorità tunisine investite e competenti al rilascio del nulla osta alla spedizione. Omissioni e condotte che, nel caso di questo funzionario, sono state ritenute, a livello di gravità indiziaria, un consapevole contributo all’illecito traffico di rifiuti.
Oltre ai provvedimenti cautelari personali sono stati eseguiti provvedimenti di sequestro dei beni delle società coinvolte sino ad un ammontare pari al profitto derivante dalle illecite attività contestate. Sono stati emessi provvedimenti di sequestro a carico delle società coinvolte per 1 milione di euro in capo alla SRA, 119mila euro alla Ecomanagement e altri beni degli indagati.
In applicazione dell’Accordo di Cooperazione Istituzionale siglato nel febbraio 2022 tra la Repubblica Tunisina e la Regione Campania i container di rifiuti, compresi quelli combusti, sono rientrati dalla Tunisia. Tale rientro ha consentito alla DDA il loro sequestro e trasferimento nel Comprensorio Militare di Serre dove sono state svolte le operazioni di campionamento e caratterizzazione degli stessi e il loro smaltimento, attività che ha pure consentito di verificare la non corrispondenza della qualità dei rifiuti al codice di riferimento (CR191212) dichiarato invece dall’esportatore.
“Un caso serio perché ha riguardato anche i rapporti internazionali con la Tunisia e perché vi è stata un’esportazione che riteniamo assolutamente illegale, partita da Polla, transitando dal Porto di Salerno, per arrivare a Sousse. Dalle indagini è emerso che la società tunisina era una scatola vuota senza attrezzature, quindi non in grado di recuperare il rifiuto italiano. I rifiuti prodotti dalla SRA non erano recuperabili, era documentato agli atti della Regione, potevano essere portati solo in discarica. La stessa SRA originariamente aveva tentato di portare i rifiuti anche in Bulgaria, senza riuscirvi. L’operazione che rientra nella nostra indagine venne spostata dalla Calabria alla SRA perché, dalle captazioni che abbiamo effettuato, gli indagati dicevano che in Campania sarebbe stato possibile. Le indagini sono state svolte attraverso l’acquisizione documentale dalla Tunisia, ma sono state di grande aiuto le analisi dei telefoni che abbiamo sequestrato a tutti gli implicati nella vicenda. Lì abbiamo trovato le foto della Soreplast in cui si notava soltanto un capannone vuoto con un nastro trasportatore. Così abbiamo esaminato le connessioni tra i dipendenti regionali, i soggetti calabresi e quelli campani e i loro referenti tunisini” ha spiegato il Procuratore capo Francesco Curcio nel corso della conferenza stampa odierna.
“Al di là dei falsi documenti prodotti per l’esportazione – prosegue Curcio – dall’analisi del rifiuto risulta anche che non è quello dichiarato. Il fatto in sé è di una gravità enorme, perché dimostra una forma di cannibalismo di alcune aziende italiane che sfruttano i Paesi più poveri per tagliare i costi. Per la SRA il costo di smaltimento ufficiale sarebbe stato di 180 euro a tonnellata, ma con questo escamotage l’operazione di smaltimento costava esattamente la metà. Un business fatto sulla pelle dei Paesi in via di sviluppo”.
“L’analisi dei contratti che la SRA ha in corso con una serie di Amministrazioni pubbliche di Campania e Basilicata ci ha consentito di rubricare anche un’ipotesi di frode nelle pubbliche forniture. In minima parte erano trattati anche rifiuti ospedalieri” ha aggiunto il pm Montemurro.
Ora sarà necessario acquisire il controllo delle quote della SRA. “Siamo molto preoccupati di ciò che potremo trovare in quel capannone” ha chiosato Curcio.
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