Ha avuto luogo questa mattina presso il Tribunale di Lagonegro una nuova udienza del processo “Shamar”.
Il procedimento penale riguarda il traffico illecito di rifiuti, lo stoccaggio, senza autorizzazione, di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi in un complesso industriale non attivo a Sant’Arsenio all’interno di cisterne e lo smaltimento di rifiuti presso aree di sponda della riserva naturale della foce Sele – Tanagro. In diverse occasioni è stato accertato il trasporto del contenuto delle cisterne ad Atena Lucana e in un caso è avvenuto lo sversamento su terreni comunali.
In aula, come sottolineato dall’avvocato Camillo Celebrano, sono state ammesse le costituzioni delle parti civili dei Comuni di Atena Lucana e di Sant’Arsenio e dell’associazione Legambiente.
Ricordiamo che la prima udienza si è tenuta la scorsa settimana e i Comuni con l’associazione avevano formulato richiesta ufficiale per costituirsi parte civile al processo. La causa per sentire il primo testimone, che dovrebbe essere un consulente del Pubblico Ministero, è rinviata al 16 marzo.
Presenti all’udienza il vicesindaco di Atena Lucana Francesco Manzolillo, il presidio Libera Vallo di Diano e il comitato RESTA – Vallo di Diano che, tramite una nota stampa è intervenuto chiedendo di costituirsi parte civile anche al Comune di Polla, a tutti gli altri del Vallo di Diano, al Consorzio di Bonifica, al Consorzio di Bacino SA3, alla Comunità Montana e al Parco Nazionale Cilento, Vallo di Diano e Alburni. “È importante – hanno dichiarato i componenti del comitato – , anche sul piano simbolico, che gli enti locali e le realtà associative siano parti di un procedimento penale che vede protagonista in negativo il proprio territorio, occorre ricordare che il Comune, in quanto persona giuridica pubblica, viene in rilievo per le sue funzioni di rappresentanza e di cura degli interessi della comunità. Nell’attesa della prossima udienza per l’apertura del dibattimento prevista per il 16 marzo, continuiamo a mobilitarci, insieme, per promuovere e tutelare la cultura dell’antimafia nel Vallo di Diano”.
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