Il Pap Test, screening per individuare lesioni precancerose al collo dell’utero, lascerà il posto al Test Hpv, un esame ancora poco noto e in grado di individuare in modo molto precoce la presenza del Papilloma Virus Humano.
Il Papilloma virus è un’infezione molto frequente che colpisce la pelle e le mucose, soprattutto nella donna. Si trasmette per via sessuale e la maggior parte delle persone ne è portatrice senza saperlo. Alcuni tipi di HPV, se non curati, possono portare al tumore del collo dell’utero. I due test sono integrati e rappresentano il massimo di garanzia possibile
Grande importanza riveste la prevenzione e soprattutto la necessità di uno screening per donne tra 30 e 64 anni. Ma secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS) pubblicati recentemente, la Campania sarebbe tra le prime regioni in tema di sensibilizzazione in merito al papilloma.
“L’Hpv Test – spiega il dott. Francesco De Laurentiis, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Luigi Curto” di Polla – permette di trovare l’infezione in corso mentre il Pap test è uno step successivo. L’HPV permette non solo la visualizzazione immediata ma anche la classificazione del papilloma per vedere se sono cancerogeni o se si tratta di alcuni sottotipi. Si tratta di un’integrazione”.
“Anziché strisciare sul retino il campione prelevato – continua – esso viene sospeso in un liquido dove l’anomatopatologo farà le valutazioni. Il fatto che sia nel liquido evita la sovrapposizione di più cellule permettendo una visuale migliore. Occorre ricordare che si fa quando c’è il sospetto di un tumore e per ora non si può fare a tappeto visti i costi elevati”.
Grande mportanza riveste la prevenzione, perché, come spiega stesso De Laurentiis “è legata all’informazione di noi operatori e dei mass media che permette di divulgare in maniera capillare eventuali rischi derivati da una mancata attenzione alla propria salute”.
“Il dato sulla prevenzione della Campania è confortante – conclude – però arriva unendo pubblico e privato quando invece si dovrebbe competere per garantire in maniera capillare e aperta il servizio sanitario. L’importante è che non si trascuri questa buona pratica”.
– Claudia Monaco –