L’evento sismico di questa notte, con epicentro a Padula, ha sollevato come sempre quesiti sui rischi idrogeologici del territorio valdianese e la conseguente gestione.
“Tutte le scuole sono a posto con le norme antisismiche? E le chiese? I comuni hanno tutti un Piano di Protezione Civile? E’stato elaborato un Piano di Comunità Montana del Vallo?”
I quesiti posti dal professore Franco Ortolani, ordinario di Geologia dell’Università Federico II di Napoli invitano a riflettere soprattutto sulla natura dell’evento che è in relazione alle faglie che hanno sollevato i Monti della Maddalena e contemporaneamente individuato la depressione strutturale del Vallo di Diano e della Val d’Agri. Un pensiero va inoltre alla vicenda petrolio che vede il Vallo ormai da anni impegnato nella lotta contro le società petrolifere.
“Il terremoto di questa notte – spiega Ortolani – ricade nella istanza di permesso di ricerca di idrocarburi Monte Cavallo che è assolutamente incompatibile con la tutela delle risorse idropotabili alimentate dai Monti della Maddalena compresi nell’istanza. Studi recenti evidenziano che la parte centrale ed orientale dei Monti della Maddalena sono interessati da tettonica attiva con faglie che si possono riattivare in superficie in concomitanza con eventi sismici simili a quello del 1857”.
“Il tutto è incompatibile con il patrimonio naturale e gratuito costituito dall’acqua potabile. Con tutte le attenzioni possibili, qualsiasi incidente che causi dispersione di idrocarburi con inquinamento in superficie e nel sottosuolo interessato dalle falde idriche non si può mai dire che non possa avvenire”.
“Sui Monti della Maddalena – è il monito di Ortolani – e sui serbatoi naturali di acqua potabile costituiti da rocce carbonatiche fratturate e carsificate non è pensabile perimetrare aree di ricerca petrolifera e devono essere esclusi ‘a priori’ come zone off limits per attività inquinanti. Gli acquiferi carbonatici sono monumenti della natura, veri e propri Santuari dell’Acqua Potabile”.
– Claudia Monaco –