Manipolare geneticamente le cellule del sistema immunitario per renderle capaci di riconoscere e attaccare il tumore è quello che hanno fatto i medici e i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma con un bambino di 4 anni affetto da leucemia linfoblastica acuta, refrattario alle terapie convenzionali.
Si tratta del primo paziente italiano curato con questo approccio rivoluzionario all’interno di uno studio accademico promosso dal Ministero della Salute, dalla Regione Lazio e dall’AIRC. Ad un mese dall’infusione delle cellule riprogrammate nei laboratori del Bambino Gesù, il piccolo paziente sta bene ed è stato dimesso: nel midollo non sono più presenti cellule leucemiche. Tra i ricercatori del Bambino Gesù, guidati dal professor Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica, Terapia Cellulare e Genica, c’è anche un medico originario di Roccagloriosa, nel Cilento. Si tratta del dottor Biagio De Angelis, brillante 40enne laureatosi all’Università Federico II di Napoli in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Successivamente De Angelis ha conseguito la specializzazione in Medicina di Laboratorio Biochimica-Clinica e Biologia Molecolare Clinica ed il Dottorato in Scienze Biotecnologiche sempre presso l’Ateneo napoletano.
La tecnica di manipolazione delle cellule del sistema immunitario del paziente rientra nell’ambito della cosiddetta terapia genica o immunoterapia, una delle strategie più innovative e promettenti nella ricerca contro il cancro. I medici e i ricercatori del Bambino Gesù hanno prelevato i linfociti T del paziente, le cellule fondamentali della risposta immunitaria, e li hanno modificati geneticamente attraverso un recettore chimerico sintetizzato in laboratorio. Questo recettore, chiamato CAR (Chimeric Antigenic Receptor), potenzia i linfociti e li rende in grado, una volta reinfusi nel paziente, di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo, fino ad eliminarle completamente.
– Chiara Di Miele –