Intervista a don Vincenzo Gallo, parroco di San Marco di Teggiano, dopo la recente nomina giunta dal Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, S.E. Mons. Antonio De Luca, come Vice Rettore del Seminario di Salerno.
- Don Vincenzo, ti appresti a lasciare la Parrocchia di San Marco, ti appresti a lasciare la tua Diocesi, per un incarico sicuramente prestigioso. Quali sentimenti albergano, in questo momento, nel tuo animo?
“È un incarico prestigioso che fa onore anche alla Diocesi di Teggiano-Policastro, ma ne sento principalmente l’impegno. Si tratta di scorgere il segno di Dio sui giovani seminaristi formandoli e prestando attenzione alle qualità di ogni singolo candidato, dandogli strumenti per leggere e affrontare le sfide del tempo presente. Mi rasserena sapere che collaborerò con il Rettore, don Gerardo Albano, con l’équipe formativa e i padri spirituali”.
- Dispiaciuto, un po’, per quello che si lascia?
“Sinceramente dispiaciuto di lasciare la comunità di San Marco di Teggiano che tanto mi ha dato in questi 4 anni insieme. È stato un tempo bello e proficuo caratterizzato da numerose attività, tanti appuntamenti, alcuni altamente culturali. Credo che si sia generato un clima sereno e sono contento che ad ereditare l’ottimo operato di don Cono Di Gruccio e un pochino del mio sarà don Angelo Pellegrino, che stimo tantissimo, e saprà ben dare la sua impronta e sopperire alle mancanze lasciate da me. Dovrà anche seguire i lavori di straordinaria manutenzione il cui progetto è praticamente ultimato”.
- Un’eredità sicuramente non facile.
“Tutto si può e si deve migliorare. In questi 4 anni ci sono stati il restauro della cappella di San Raffaele, il campetto ‘Marco Fusco’ reso funzionale e sicuro grazie alla Banca Monte Pruno ed al Direttore Michele Albanese, lavori nella Chiesa di San Marco progettati. Aggiungerei e metterei ai primi posti, però, tanta carità silenziosa, la liturgia e la vita sacramentale, il bel coro, le numerose proposte formative, il premio giornalistico, il catechismo dei fanciulli, diversi comitati e gruppi tra cui il nascente gruppo giovani inserito nei percorsi formativi dell’Azione Cattolica che sono alcuni degli ‘ambienti’ da edificare continuamente tra resistenze ed entusiasmi, tra difficoltà e gioie, tra sconfitte e successi, tra lentezze e slanci”.
- Consideri conclusa la tua esperienza da parroco, quindi.
“Per il momento si ed il mio pensiero va anche a quelle comunità dove ho svolto il ruolo di parroco, Roscigno e Bellosguardo prima e a San Pietro di Sala Consilina dopo, ringraziando tutti per quanto ho avuto e ringraziando le istituzioni per il rapporto sempre positivo che si creato fra noi.”
- Cosa ti aspetti da questa nuova esperienza che stai per affrontare?
“Farà sorridere questa mia riflessione, ma pensando che anche San Giovanni Bosco è stato in seminario mi chiedevo: i formatori hanno scorto la grandezza di quel giovane? Quanto di loro ha aiutato il Santo nella sua opera? Spero di saper leggere le ricchezze di ogni giovane seminarista e di lasciare un segno profondo e positivo per il loro futuro“.
- Quindi sguardo positivo sui giovani…
“Si, certo. I seminaristi che mi saranno affidati non li ho scelti io e quindi li accolgo come dono e sono certo che insieme faremo un percorso di fede che imprimerà in loro le basi di un cammino spirituale. Il mio sguardo su di ognuno parte da un dato indubbiamente speranzoso e aperto allo stupore di quanto il Signore vuole operare in loro. Ma a loro chiedo non solo di accogliermi allo stesso modo, ma soprattutto di impegnarsi in un cammino serio e sincero. Si tratta della loro vita. Senza serietà e in una vita bugiarda si genera dolore a persone, fallimento della vita del consacrato e dolore alla comunità ecclesiale“.
- L’aiuterà la sua laurea in Scienze dell’Educazione.
“Mons. Tamburrino mi chiese di approfondire il dato pedagogico e mi indirizzò alla Pontificia Università Salesiana di Roma. Ho frequentato il curriculo dedicato alla formazione delle vocazioni concludendo gli studi con una tesi riguardante gli elementi formativi nella relazione presbiteri-laici. Il mio servizio in Azione Cattolica, anche regionale, mi ha aiutato molto ad approfondire un’ecclesiologia in cui il sacerdozio ministeriale si realizza e si arricchisce servendo quello battesimale. Sicuramente il dato pedagogico e la vita associativa mi aiuteranno, ma al seminarista sarà certamente più di aiuto l’incontro con un prete felice di esserlo. In questo mese compio 19 anni dall’Ordinazione e sento forte la gratitudine al Signore per un così grande e bel dono. Mi riconosco un prete felice e, senza falsa modestia, ammetto i miei tanti limiti che affido alla misericordia di Dio e su cui lavoro per superarli, ma neanche la sommatoria dei miei limiti offusca la gioia per aver accolto il dono del sacerdozio facendo dono di me servendo la Chiesa in comunione con il presbiterio della mia Diocesi”.
- Chi sono state le prime persone ad essere state informate della tua nomina?
“Tra i primi amici che ho informato della nomina ho sentito il bisogno di parlarne subito con don Michele Autuoro, mio animatore nei 5 anni di seminario a Napoli. Da poco è stato nominato Rettore del Seminario partenopeo: una piacevole coincidenza. Mi è doveroso ringraziare il Vescovo Antonio De Luca per la grande fiducia che sempre mi ha dimostrato affidandomi uffici delicati e di grande responsabilità”.
- E poi si allontana anche dalla sua famiglia.
“Mi allontano dai miei genitori anziani che continuano a confermarsi maestri di vita e di fede. Quando ho comunicato loro la notizia della nomina mi hanno risposto:’Non ti ostacoliamo in quel che devi fare. Se la nostra salute peggiorerà decideremo al momento la cosa più giusta da fare’. Per me un’ulteriore lezione di amore a Cristo nella Chiesa e di abbandono fiducioso”.
– Rocco Colombo –