Grande gioia per la comunità di Teggiano che ha festeggiato i 100 anni di Alma La Maida, simpatica nonnina che vive nel centro storico del paese, a pochi passi dalla villa comunale.
La nonnina è stata festeggiata dai suoi affetti più cari e dal sindaco Michele Di Candia che le ha portato in omaggio una targa commemorativa da parte di tutta l’Amministrazione comunale.
“Un traguardo che ci inorgoglisce perché Teggiano è un paese in cui si vive bene e la longevità dei cittadini che vi abitano lo dimostrano. Il 2023 è iniziato da poco e già abbiamo la nostra terza centenaria. Non mi stancherò mai di dire che i valori da loro profusi sono i più importanti e preziosi da custodire per la nostra generazione. Ancora auguri da tutta la comunità alla signora Alma”, afferma il primo cittadino.
La signora Alma, nata l’1 febbraio del 1923, è una nonnina attiva ed autonoma e vive in casa con i familiari che le tengono compagnia. Ha sempre vissuto una vita semplice e da giovane ha svolto il lavoro della casalinga. La sua era una famiglia numerosa, infatti aveva 11 tra fratelli e sorelle. È molto benvoluta dai familiari, infatti i nipoti, figli di fratelli e sorelle, vanno spesso a trovarla.
Si è sposata con Raffaele Federico il 10 aprile del 1948 ed hanno avuto due figli, un maschio, venuto a mancare prematuramente, ed una femmina. Ha tre nipoti, una tripletta di gemelle.
Per il traguardo raggiunto le hanno reso omaggio anche alcuni amici di famiglia, tra cui il professore Rocco Cimino e sua moglie. Per l’occasione, proprio la professoressa Franca Cancro le ha scritto una commovente dedica.
Di seguito il testo integrale della lettera:
A Zia Almina per i suoi primi 100 anni
Cosa dire ad una persona, cosa dire di una persona, una donna che ha vissuto con dignità, forza ed onestà i suoi primi meravigliosi cento anni, cento anni della nostra storia, della storia d’Italia?
Se zia Almina non avesse rappresentato tanto nella nostra vita e in quella dei nostri figli, potrei limitarmi a dire di lei: è stata una donna straordinaria, dolce e forte che ha vissuto cento anni della nostra storia, filtrandola alla luce dei suoi valori, dell’educazione ricevuta, delle vicende liete e dolorose della sua esistenza e lo ha fatto senza mai perdere di vista i punti fermi e i principi incrollabili del suo mondo ideale. Ma Lei per me non è una bella signora come tante, una cara persona che compie cento anni. Lei è zia Almina che amava chiamarmi “sua seconda figlia” e “seconda madre” è stata per me, Lei che, dicevo, rappresenta tanto delle nostre stesse vite.
Tante volte mi sono chiesta: “ma una donna così, una madre che ha riversato un’immensità di amore e saggezza sui suoi figli, le sue adorate nipoti e su quanti le hanno voluto bene, come ha vissuto la storia, quella che siamo soliti scrivere con la S maiuscola? Nei suoi cento anni l’Italia ha vissuto pagine luminose e tragiche, momenti di esaltante progresso e fasi di crisi culturale e sociale, ma Lei, zia Almina con la sua storia, i suoi 36.500 giorni in cui ha salutato l’alba e ha accolto la notte, cosa ha pensato, Lei, dei grandi cambiamenti che hanno investito il nostro Paese e le nostre vite?
Sicuramente avrà spesso sgranato gli occhi con infantile e genuino stupore ma nulla ha davvero turbato il suo cuore, perché la sua esistenza è stata illuminata da una fede cristallina, una consapevolezza totale delle scelte di vita e la dedizione assoluta alla sua famiglia che plasticamente voglio rappresentarvi così: un figlio, un figlio atteso e adorato, un figlio sempre bambino, Sandro a noi tutti qui presenti stasera, carissimo, Sandro che le si aggrappava al collo e a cui, Lei, anche quando era stanca diceva teneramente: “Si, ‘sì, a Mamma che c’è?”
Ecco in questi tempi così difficili, in cui sembra che anche il bene abbia perso valore, in cui tutto è messo in discussione, in questo mondo capovolto ringraziamo il Signore per averci donato questa donna! I suoi esempi, la sua esistenza con le piccole e grandi battaglie, a volte vinte e a volte perdute, sono la rappresentazione illuminante di una concezione della vita e di una civiltà che sono state nostre, sono nostre e, spero, restino nostre ancora a lungo. Grazie, grazie di esserci, adorabile Zia Almina.