Una due giorni dedicata alla cultura e alla memoria si è conclusa oggi all’Istituto di Istruzione Superiore “Pomponio Leto” di Teggiano. Agli studenti delle scuole di secondo grado del territorio valdianese è stato consegnato il Premio Pietro Laveglia, nell’ambito della Mostra del Libro sul Vallo di Diano e dintorni.
Pietro Laveglia, originario di Monte San Giacomo, attivista letterario, appassionato alla scrittura della Questione Meridionale e alle attività culturali in generale rappresenta un modello da seguire per i giovani di oggi. Grazie alle stampe della casa editrice Laveglia-Carlone, evoluzione di quella fondata dallo stesso Laveglia, i ragazzi meritevoli hanno ricevuto 30 libri. Un plico di diverse edizioni è stato consegnato anche agli Istituti scolastici che hanno formato gli eccellenti studenti.
“Mettendo passione in ciò che facciamo eliminiamo l’ansia del risultato immediato. – commenta il Vescovo della Diocesi Teggiano-Policastro, Monsignor Antonio De Luca – La storia non è mai una dimensione idolatra, ma ci rivolgiamo ad essa per ampliare lo sguardo al futuro. Le mostruosità di fronte alle quali ci sentiamo impotenti possono essere arginate solo con l’avventura educativa che diventa slancio generativo ed educativo per il futuro”.
In totale 30 i ragazzi che si sono distinti per una media di profitto considerevole, 6 dei quali provenienti dal “Pomponio Leto” di Teggiano. Picchi particolarmente brillanti sono stati raggiunti da chi ha ottenuto la media del 9.80. “Congratulazioni a tutti gli studenti premiati oggi. – commenta la Dirigente Scolastica Maria D’Alessio – La scuola da sola non può portare a termine la missione di promuovere il successo formativo, che è alla base della cittadinanza attiva. A guidare questo processo contribuiscono le istituzioni che oggi sono qui presenti: le associazioni culturali, le istituzioni, la Chiesa”.
La giornata all’insegna della celebrazione della cultura si è arricchita di un ricordo commosso di due docenti eccezionali: Vittorio Bracco e Arturo Didier. Il presidente del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano, Carmine Carlone, ha trascinato la platea in una rievocazione emozionante dello studioso, storico dell’arte, cittadino onorario di Teggiano, Arturo Didier. I due si conobbero e collaborarono attorno alla decifrazione di manoscritti rinascimentali utili per la composizione e redazione della storia del Vallo di Diano.
“Di origini napoletane, arrivò a Teggiano dopo il 1960 per lavoro. Qui prese moglie e si appassionò alla storia del paese tanto da pubblicarne un primo libro già nel ’64. – riferisce Carmine Carlone – Dopo il terremoto del 1980 conobbe Pietro Laveglia con il quale, assieme a me, iniziò una collaborazione per un quarto di secolo. L’anno successivo fondammo il Centro Studi che portò a ideare la ‘Storia del Vallo di Diano’, un volume di 4 tomi. Fino a quel momento non era stato condotto alcuno studio sistematico sulle vicende storiche valdianesi”.
Fino al 2013 è andata avanti la collaborazione editoriale tra Carlone e Didier, che lo appellava come maestro paleografico. Didier è conosciuto in tutto il mondo grazie all’opera compiuta un decennio fa: l’inserimento dei testi storici in un portale austriaco consultabile online. Chiunque apra un documento di Teggiano presente su quel sito trova il nome di Arturo Didier che, non opponendosi alla pubblicazione gratuita di propri lavori, ha donato eternità al paese e immortalità al suo nome.
Il presidente del Centro Studi e Ricerche del Vallo di Diano lancia un invito agli studenti: “Mi auguro che tra di voi ci sia qualcuno che completi gli studi umanistici, scegliendo la specializzazione in Paleografia, donando lustro a Teggiano e a voi stessi. Nell’Archivio dell’Abbadia di Cava de’ Tirreni ci sono oltre 3000 volumi che raccontano la storia del Vallo del periodo medioevale. Sono arrivato al 1400, spero qualcuno di voi prosegua il lavoro”.
Durante la mattinata dedicata alla cultura è stata rievocata la memoria di un altro letterato del nostro territorio, il professore Vittorio Bracco, originario di Polla, docente e Dirigente scolastico molto stimato, che ha vinto per tre volte il Premio Ministeriale dell’Archeologia dall’Accademia dei Lincei. “Nei recenti tempi passati mi sono accorto che il ricordo di Bracco si stava affievolendo. – dichiara Emilio Giordano dell’Università degli Studi di Salerno, allievo del professore pollese – Con il testo ‘Le parole di una memoria frammentata’ ho voluto ricordare le sue lezioni leggendarie in cui esercitava un grande fascino sugli alunni, forte di quella capacità di trascinare gli uditori. Vittorio Bracco era un appassionato archeologo che con le mani ha scavato e pulito diversi luoghi per consegnare ai suoi posteri qualcosa sommerso dal tempo: ciò è accaduto, ad esempio, con l’individuazione del Battistero di San Giovanni in Fonte, a Padula. Alla penna di Bracco sono attribuite oltre 300 pubblicazioni”.
L’evento è stato curato e organizzato dal professore Germano Torresi, socio del Centro Studi e Ricerche Vallo di Diano e docente del “Leto”. La moderazione è stata affidata a Stefania Russo. Presente anche il vicepresidente della Provincia di Salerno, Giovanni Guzzo.