Donare il sangue del cordone ombelicale per salvare altre vite è il messaggio lanciato questa mattina nell’Aula Magna dell’Istituto di Istruzione Superiore “Pomponio Leto” di Teggiano ai ragazzi delle classi quarte e quinte nel corso di un incontro promosso dalla Fondazione Monte Pruno e dal Circolo Banca Monte Pruno in collaborazione con l’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Luigi Curto” di Polla.
Presenti al tavolo dei lavori il dottor Aldo Rescinito, presidente del Circolo Banca Monte Pruno, il dottor Francesco de Laurentiis, primario di Ostetricia e Ginecologia del “Curto”, il dottor Luigi Macchia, ed i collaboratori della Preside Maria D’Alessio, la professoressa Antonella Libretti ed i professori Antonio La Maida e Roberto Manzolillo.
“E’ un argomento importante per le giovani generazioni – ha esordito il dottor Rescinito – che possono fare da tramite e far capire che la donazione del cordone ombelicale è importante anche se purtroppo ancora poco sentita. Un cordone non donato va buttato tra i rifiuti sanitari. Invece si tratta di un pezzo di valore e la sua donazione non mette a rischio nè la mamma nè il bambino. E’ un atto d’amore per il proprio nascituro ma anche per tante altre vite umane“.
L’U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia del “Curto” già dal 2006 è tra i centri di riferimento in provincia di Salerno per la donazione del sangue da cordone. Il sangue cordonale donato a Polla viene poi trasportato dalla Croce Rossa presso la Banca del sangue al Pausillipon di Napoli. In Italia vengono donati 3000 cordoni all’anno (0,5% dei nati), mentre ad oggi la risposta a Polla copre circa il 25-30% dei nati. La sacca di sangue cordonale subisce una selezione accurata per evitare il contagio di patologie genetiche o infettive, mentre successivamente la Banca del sangue mette in rete i propri dati a livello internazionale e proprio grazie ad una sacca giunta dal “Curto” è stato possibile tempo fa salvare un bambino in Brasile.
La donazione prevede un iter dettagliato, in collaborazione con il Centro Trasfusionale dell’ospedale. Si sottoscrive un consenso informato, si compila un questionario anamnestico, poi si verificano l’idoneità clinica e gli esami ematochimici di madre e figlio. Dopo 6 mesi, quando la sacca è stata “banchizzata”, si ripete un controllo e si certifica che il neonato sia in perfetta salute.
“La preziosità del sangue cordonale – ha spiegato il dott. de Laurentiis –è la presenza di cellule staminali. E’ utile donarlo perchè non costa nulla, è senza rischio, garantisce una concreta possibilità di guarigione, è un’occasione unica e irripetibile al parto perchè il sangue prelevato probabilmente potrà essere ricevuto da un solo individuo al mondo. Buttarlo vuol dire far perdere l’unica chance di salvezza alla persona compatibile. La domanda è ancora troppo bassa e per questo motivo è utile diffondere la corretta informazione come stanno facendo la Fondazione Monte Pruno e il Circolo Banca Monte Pruno“.
– Chiara Di Miele –
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