Con l’operazione “Shamar” il 12 aprile 2021 i Carabinieri della Compagnia di Sala Consilina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Potenza, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 7 persone residenti nel Vallo di Diano.
Tutti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, inoltre ad alcuni degli indagati è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso. Gli inquirenti ritengono che quest’ultimo caso sia solo una traccia scura del medesimo disegno criminoso perpetuato continuativamente e in forma organizzata al fine di agevolare ulteriori reati. Domani, martedì 22 novembre, si terrà l’udienza preliminare del procedimento giudiziario relativo all’operazione “Shamar” e sulla vicenda interviene nuovamente il gruppo RESTA – Vallo di Diano, attento alla problematica fin dai primi giorni che seguirono all’arresto.
“Tra gli imputati anche Luigi Cardiello, noto come il Re Mida dei rifiuti, già coinvolto in diverse indagini per traffico illecito di rifiuti e condannato per reati fiscali, delitti contro la Pubblica Amministrazione e reati contro il patrimonio e la persona – dichiarano i componenti del Gruppo RESTA -. Nel mese di maggio 2021 si sono avviate le operazioni di carotaggio dell’ARPA Campania nei terreni potenzialmente contaminati a seguito dello sversamento di rifiuti. Le analisi tecniche preventive avevano già permesso di ricondurre i liquami riversati nella categoria dei rifiuti speciali pericolosi, classificabili come idrocarburi leggeri con pericolosità Hp 14 ecotossici. Ad oggi, a seguito dei risultati delle analisi Arpac, è stato confermato che i valori di concentrazione delle sostanze inquinanti rilevati nelle matrici ambientali sono superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione“.
“L’illegalità nel Vallo di Diano esiste e non è invisibile, dobbiamo solo guardarla in faccia – proseguono -. L’udienza del 22 novembre ne testimonia l’esistenza. Essere presenti quel giorno, presidiare insieme l’ingresso del Tribunale permette di non aver paura delle ombre e di non lasciare che queste ombre oscurino la verità, perché troppo spesso le porte della Legge sono scoperte e c’è chi pensa di poter esser padrone anche lì, non solo nelle nostre terre e nella nostra vita. Crediamo sia opportuno lanciare un invito e una richiesta importante alla comunità tutta: non lasciamo che i criminali siano più uniti delle brave persone, facciamo in modo che la nostra unione sia lo scudo per ogni singolo individuo. Questo processo riguarda tutti noi, riguarda il diritto di ogni cittadino di rivendicare gli enormi danni subiti dalla delinquenza e dagli imbrogli. Non abbandoniamo questa terra a chi vuole deturparla per il proprio profitto, lasciando alla comunità la morte e la menzogna dell’ingiustizia“.