Lettera aperta di Carlo Maucioni, già Presidente del Consiglio d’Istituto del Comprensivo “Camera” di Sala Consilina
Con una nota stampa, i docenti dell’Istituto Comprensivo “Camera” di Sala Consilina – consiglieri uscenti del massimo organo collegiale, il Consiglio d’Istituto – hanno reso noto che “il corpo docente dell’I.C. Camera non ha presentato alcuna candidatura al citato organo rappresentativo, per elevare una sentita protesta nei confronti degli uffici superiori. Si chiede con forza che dal prossimo anno venga nominato un Dirigente Scolastico con titolarità di sede, giacché all’I.C. Camera di Sala Consilina in dieci anni ce ne sono stati ben sette di reggenza. Tale situazione è purtroppo comune ed anche più grave in altre scuole di Sala Consilina e nell’intero territorio del Vallo di Diano, dove circa la metà degli istituti sono da anni in reggenza, mentre i Dirigenti Scolastici originari o residenti nel Vallo, vengono nominati su sedi forestiere”.
La civilissima forma di protesta adottata dagli insegnanti del “Camera” rende pubblica e sollecita la discussione sulle politiche scolastiche adottate dalla Regione Campania negli ultimi lustri che, in un sistema di cerchi concentrici, sono solo una parte delle politiche “romane” e “napoletane” che per sottrazione stanno progressivamente marginalizzando una “area interna” qual è il Vallo di Diano. Siccome le politiche scolastiche delineate a Roma e a Napoli ricadono pesantemente sulle comunità locali, gli stakeholders territoriali hanno il dovere morale di confrontarsi con l’espressione di dissenso e disagio dei docenti del “Camera” di Sala Consilina.
Dal 2004 al 2017 compresi, ovvero per ben 14 anni, quale espressione della componente genitori sono stato Presidente del Consiglio d’Istituto dapprima del Circolo Didattico Matteotti poi del “neonato” Istituto Comprensivo “Camera”. Quattordici lunghi anni durante i quali si sono succedute le riforme cosiddette Moratti, Gelmini, Renzi sul piano nazionale, con le delicatissime ricadute – sul piano locale – degli accorpamenti con la costituzione degli istituti comprensivi e addirittura degli omnicomprensivi (tutti gli ordini scolastici, dall’infanzia alle superiori). Accorpamenti che scaturivano da finalità di ordine economico – “razionalizzare” dirigenze e uffici amministrativi, di fatto semplicemente riducendone numeri e organici – piuttosto che di ordine culturale e pedagogico. È allora che comincia ad affacciarsi il problema delle dirigenze, con i progressivi pensionamenti non rimpiazzati da immissioni in ruolo, in un momento nel quale bisognava gestire i delicatissimi nuovi equilibri generati dall’incontro/scontro tra differenti ordini scolastici, con storie metodologiche e pedagogiche non di rado lontane e divergenti.
Nonostante le difficoltà nell’inseguire ed attuare i cambiamenti, anzi, nell’ambizioso tentativo di precederli (ricordo il progetto “Scuole Aperte” attuato al Circolo Didattico Matteotti prima che le istituisse la Regione Campania; ricordo i circa 700.000 euro affluiti dapprima al Circolo Didattico poi al “Camera” nel periodo 2004 – 2017 attraverso i PON ed altre misure regionali ed europee, grazie alla impareggiabile capacità progettuale interna alla scuola), quei 14 anni al vertice del massimo organo collegiale sono stati oltremodo entusiasmanti perché fondati sull’assunto che non vi è comunità scolastica se non all’interno di una comunità locale partecipante, che non vi è patto educativo se non dal proficuo incontro tra scuola e famiglia, ovvero le due principali agenzie educative. Alla luce di quei tanti anni – forse record nazionale di “resistenza”! – nel mondo della scuola e nella vita proprio del “Camera” e siccome “libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione”, ritengo necessario e doveroso raccogliere l’invito al confronto che è sotteso alla presa di posizione dei docenti del “Camera”. Ai quali esprimo incondizionata solidarietà e adesione al loro dissenso rispetto alle politiche dell’Ufficio Scolastico Regionale e della Regione Campania sullo specifico tema delle dirigenze e reggenze. Politiche che lo scorso mese di agosto hanno prodotto un provvedimento “fotocopia” dell’anno precedente mantenendo in reggenza l’Istituto Comprensivo “Camera” e l’Istituto Comprensivo “Viscigliete” a Sala Consilina, l’Istituto Comprensivo di Sant’Arsenio, l’Istituto Comprensivo di Teggiano e l’Istituto Comprensivo di Buonabitacolo. Nel “fotocopiare”, l’Ufficio Scolastico Regionale ha avuto la decenza almeno di confermare i reggenti, assicurando a quegli istituti un minimo di continuità gestionale.
Rispetto alla dolorosa rinuncia dei docenti del “Camera” al democratico esercizio del voto, aggiungo di più: affinché la voce di protesta del “Camera” giunga nelle opportune sedi napoletane, occorre che diventi un coro mediante l’adozione della scelta di non presentazione di liste anche da parte della componente “genitori” del medesimo Istituto “Camera” nonché delle componenti “docenti” e “genitori” degli altri istituti scolastici in reggenza del Vallo di Diano; il medesimo risultato potrebbe essere raggiunto mediante la totale astensione dalla partecipazione al voto in occasione delle elezioni degli organi collegiali fissate entro i giorni 28 e 29 novembre prossimi. Nel dibattito pubblico che ha accompagnato il primo doloroso anno della pandemia nella quale siamo ancora immersi, la scuola è stata argomento centrale. Ci si è accorti di quanto sia necessario dotare il Paese di scienziati, medici e, in generale, di elevare il livello della formazione. Dunque, scuola da mettere al centro del rilancio del Paese. A livello governativo e regionale sono stati adottati provvedimenti e misure economiche per la costruzione o ristrutturazione di edifici scolastici; sono stati finalmente immessi in ruolo decine di migliaia di nuovi insegnanti e “vecchi” precari. Ma perché l’immane sforzo di “resilienza” della scuola non ha riguardato le dirigenze scolastiche? Perché non sono state risolte le situazioni di reggenza con dirigenze di ruolo? Perché l’Ufficio Scolastico della Regione Campania non immette in ruolo i dirigenti scolastici vincitori di concorso utilmente inseriti nelle apposite graduatorie?
Ecco che dal livello politico nazionale di responsabilità si scende al livello regionale (Ufficio Scolastico Regione Campania) e, più giù, al livello locale, silente ed acquiescente rispetto alle penalizzanti scelte per il territorio del Vallo di Diano adottate per un decennio dalla Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Luisa Franzese, oggi quiescente. Incontrata a Napoli sul “futuro della scuola in Campania” (!) un po’ di anni fa – 2013 o giù di lì – fu invitata dal Consiglio d’Istituto a fare visita al “Camera”, per mostrarle con orgoglio i risultati concreti conseguiti grazie ai finanziamenti regionali ma anche per evidenziarle dal vivo le difficoltà programmatorie indotte dalla condizione di reggenza: non abbiamo mai avuto l’onore di ricevere la visita della Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale! La distanza tra i centri decisionali e le aree interne: è questo il gap che bisogna colmare; questo è lo spazio che deve colmare la politica; questo è lo spazio che devono colmare gli stakeholders territoriali.
Così come per il tribunale, per il carcere e per tutte le altre “mutilazioni” subite e subende dal Vallo di Diano, è auspicabile che anche sul problema delle reggenze scolastiche l’attenzione rimanga alta. È auspicabile che la prossima estate il solleone agostano – guarda un po’ il periodo dell’anno in cui l’Ufficio Scolastico della Regione Campania adotta i provvedimenti sulle dirigenze – non distragga l’attenzione dei rappresentanti politici del territorio da tali scelte. È auspicabile, anzi, che gli onorevoli Corrado Matera e Tommaso Pellegrino – vertici della catena istituzionale comprensoriale – portino e sostengano ai tavoli decisionali della Regione Campania la forte e sentita istanza delle comunità scolastiche del Vallo di Diano per la nomina di dirigenti di ruolo, quale primo ed imprescindibile tassello per una scuola davvero centrale nel processo di crescita culturale e civile delle comunità locali.
– Carlo Maucioni –