Un lavoro scientifico curato da alcuni professionisti lucani è stato pubblicato sulla rivista scientifica di rilievo nazionale “Prevention & Research” e riguarda il legame tra Covid-19 e rischio biologico.
Insieme al dottore Bruno Masino, coordinatore del lavoro, docente di Epidemiologia, Igiene e problemi prioritari di salute, già direttore sanitario dell’ospedale di Villa d’Agri, hanno lavorato anche la dottoressa e docente Concetta Lombardi Giocoli, il dottore e docente Saverio Iannella, Cosimo Grieco (laureato in infermieristica) e Francesca Masino (studentessa in medicina al corso in lingua inglese a Plovdiv, in Bulgaria). Tutti della Val d’Agri ad eccezione di Grieco, materano.
Si tratta di un lavoro scientifico che è il risultato dell’attività svolta in questi ultimi mesi con un’indagine conoscitiva presso i reparti di degenza ed i servizi dell’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera, impegnati nella gestione diretta dei pazienti affetti dal Covid-19. Gli autori hanno voluto indagare gli aspetti correlati al rischio biologico nella gestione dei pazienti affetti dalla malattia o positivi al virus. Come oramai a tutti noto, l’infezione da virus Sars-Cov2 è caratterizzata da alta contagiosità e molti sono stati medici, infermieri ed operatori socio sanitari che hanno contratto l’infezione. Tra questi, molti sono deceduti. Per tale ragione gli autori hanno voluto fare il punto sulle conoscenze da parte del personale di assistenza diretta, come il personale sanitario, in merito ai rischi professionali nella gestione dei pazienti Covid positivi al fine di fornire un utile contributo per migliorare la gestione del rischio biologico.
Tra i risultati dell’indagine emerge il fatto che la formazione specifica sia molto importante per migliorare le conoscenze e le competenze del personale. E solo in questo modo si potrà contribuire ad assicurare cure sempre più sicure.
“I risultati ottenuti – ha dichiarato il dott. Masino – sono stati molto interessanti. Alcune delle criticità emerse sarà necessario affrontarle per riuscire a contenere adeguatamente il rischio professionale nell’intento di tutelare operatori sanitari e pazienti, essendo il rischio biologico in ambito sanitario un problema di grande rilevanza e con notevoli ricadute umane ed economiche”.
L’indagine, durata circa due mesi, è stata svolta coinvolgendo 102 tra infermieri ed operatori socio sanitari, che hanno risposto ad un questionario con il quale si è voluto indagare in merito a diversi e molteplici aspetti relativi all’agente infettivo, alle misure da adottare per contenere il rischio di infezione, alle conoscenze in merito ai dispositivi di protezione individuali da utilizzare ed alle corrette procedure da seguire nell’approccio al paziente positivo o sospetto tale”.
-Claudio Buono-