“Deve ritenersi insussistente ogni ragionevole dubbio in ordine alla condotta colpevole del Paciello. Le ricostruzioni alternative dei fatti proposte dalla difesa sono anzitutto slegate da riferimenti concreti, basandosi, di fatto unicamente sulla considerazione dell’abnormità della condotta del Paciello”. È questo uno dei passaggi principali delle motivazioni della sentenza di primo grado per la strage di Sassano. Lo riporta il quotidiano La Città di Salerno.
Il giudice Salvatore Bloise, in tempi record, ha scritto e depositato, lo scorso 8 gennaio, i motivi per i quali ha inflitto al 23enne Gianni Paciello 10 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio colposo plurimo e guida in stato di ebbrezza.
Il giudice Bloise, si legge ancora sul giornale, ripercorre in 40 pagine la vicenda processuale nata dalla morte di quattro ragazzi avvenuta il 28 settembre del 2014 quando il 23enne travolse, uccidendoli sul colpo, suo fratello Luigi di 14 anni, i fratelli Giovanni e Nicola Femminella di 17 e 22 anni e Daniele Paciello di 15 anni. Le vittime si trovavano davanti all’ingresso del bar “New Club 2000” a Silla.
Il magistrato nel paragrafo relativo alla quantificazione della pena ritiene che il grado della colpa deve ritenersi alto. “Fiondare – si legge nelle motivazioni – senza la minima attenzione all’altrui incolumità, una Bmw a velocità palesemente eccessiva – in un centro abitato, in contesto di traffico cittadino ed in prossimità di un segnale di “dare precedenza” e di una rotonda, configura imprudenza inescusabile, in diretta connessione con il tragico evento realizzabile”.
Il dottor Bloise, si legge su La Città, ha ritenuto che non vi fosse alcuna circostanza attenuante visto che “la strada era in buone condizioni, le condizioni del tempo erano buone, la visuale era libera e l’imputato conosceva bene i luoghi”. In merito al tasso di alcool trovato nel sangue di Paciello (1,3 g/l), invece, il giudice ha ritenuto che “il grado (non eccessivo) di tasso di alcolemia non era tale da comportare una alterazione della coscienza che potesse spingere il Paciello a lanciare la Bmw a velocità eccessiva”.
Nelle 40 pagine vengono riportate anche alcune dichiarazioni rese dall’imputato durante l’interrogatorio di garanzia per dimostrare come lo stesso, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, non possa essere stato colpito da un malore mentre era alla guida. Paciello, per il giudice, insomma, sarebbe stato sempre lucido fino al momento dell’impatto. “Mi ricordo – ha detto l’imputato durante l’interrogatorio di garanzia – solo che ho fatto l’impatto contro qualcosa, non lo so, e poi basta … fino a quando ho fatto l’incidente mi ricordo qualcosa, come tu hai visto, però poi dopo come ho preso la botta non mi ricordo più niente”.
I legali del 23enne, Alfonso Giuliano e Gennaro Lavitola, al termine della dibattimento avevano chiesto il minimo della pena, obiettivo che tenteranno di raggiungere nel processo di appello che si terrà a Potenza.
Paciello dal giorno della tragedia, dopo un periodo trascorso in ospedale ora si trova agli arresti domiciliari in una struttura protetta gestita dalla Caritas della Diocesi di Teggiano – Policastro.
– redazione –
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