Ventisette pagine per tentare di convincere i giudici della Corte di Appello di Potenza dell’assenza di responsabilità del 23enne Gianni Paciello per la morte di quattro giovanissimi ragazzi. Paciello, il 28 settembre 2014, era alla guida della BMW che ha travolto ed ucciso sul colpo i fratelli Giovanni e Nicola Femminella, Daniele Paciello e Luigi Paciello (fratello di Gianni). Le quattro vittime erano davanti all’ingresso del bar New Club 2000 nella frazione di Silla nel comune di Sassano. Paciello in primo grado era stato condannato a 10 anni di reclusione e 4 mesi di arresto ed alla pena accessoria della sospensione della patente di guida per 4 anni.
Gli avvocati difensori Alfonso Giuliano e Gennaro Lavitola, nell’atto di appello, ritengono insussistenti tutti gli elementi che hanno portato alla condanna del loro assistito. In particolar modo puntano tutto sul possibile malore che avrebbe colpito il 23enne facendogli perdere il controllo dell’auto e sul mancato funzionamento del sistema frenante della BMW. Nell’appello vengono definite superficiali sia le indagini effettuate dalla Polizia Giudiziaria sia gli accertamenti medici effettuati sull’imputato. I legali ritengono che Paciello sia stato colpito da un malore prima dell’incidente in quanto uno dei medici che lo ha soccorso, durante il processo di primo grado, ha parlato di stato comatoso del 23enne in assenza di traumi importanti e inoltre i marcatori cardiaci sono risultati alterati dalle analisi del sangue effettuate presso l’ospedale di Polla. Per questi motivi “e’ evidente – si legge nell’appello – che un malore pre-sinistro sia stato altamente probabile”.
A questo elemento si aggiunge, stando a quanto riportato nel ricorso, l’inefficienza del sistema frenante che farebbe entrare in gioco il caso fortuito, motivo per il quale, gli avvocati Lavitola e Giuliano, hanno chiesto il proscioglimento di Gianni Paciello, sulla base del secondo comma dell’articolo 530 del Codice Penale che prevede l’assoluzione quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile.
– Erminio Cioffi –
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“La legge è uguale per tutti” Mi rivolgo ai signori avvocati, è una vergogna!
Che VERGOGNA………!!!!!!
Avvocati capisco che e’ il vostro lavoro ma per soldi non si puo’ difendere qualcosa indifendibile.
assolvere questo individuo vorra’ dire che quattro poveri ragazzi si sono suicidati.
non infangate la loro memoria
Ma stiamo scherzando .si è arrivato all’assurdo
Si ma nei processi si può chiedere tutto….bisogna vedere gli sviluppi…..
Cos’è assurde,non ci dovrebbero essere neanche avvocati per questo ragazzo…l’ergastolo…è vergognoso..nessuno darà indietro quei poveri ragazzi
qua siamo alla follia….io non ho parole…