“Siamo abituati in Italia alle urgenze e alle emergenze perenni ma alle ‘somme urgenze’ continuative non eravamo ancora pronti! Questo no. Da 6 mesi il Mingardo vive una inusuale procedura di somma urgenza che a parere di Italia Nostra è stata evocata e abusata per perseguire scorciatoie e lavorazioni finalizzate a migliorare la fruibilità turistica senza avere la minima consapevolezza scientifica del danno che si andava producendo alla stabilità di un corpo roccioso che, solo per inciso, ha una valenza paesaggistica e culturale (e quindi anche turistica) di interesse internazionale”.
Così Teresa Rotella, Presidente sezione Cilento-Lucano di Italia Nostra, descrive la demolizione del costone tra Palinuro e Marina di Camerota.
“La mattina del 6 dicembre 2022 un architetto del Comune denunciava (riteniamo anche legittimamente) la presenza di alcuni massi pericolanti sulle sporgenze del costone e sottoscriveva un verbale di somma urgenza. Poi venivano convocati dal Sindaco del Comune vari tavoli tecnici presso la Prefettura, ma senza informare gli enti Parco e Soprintendenza. Quindi, passate le feste natalizie, il Sindaco approvava il verbale del 6 dicembre per dare inizio ai lavori, nel successivo marzo 2023, relativi non a disgaggi puntuali (come sarebbe nelle competenze di un piccolo Comune) ma all’asportazione con uso di esplosivi di un volume massivo di centinaia di metri cubi di una remota frana che, sotto l’aspetto geologico e morfologico, costituisce l’attuale difesa e l’equilibrio stesso di tutta la soprastante falesia! Oggi siamo venuti a conoscenza dell’Ordinanza numero 20 del Sindaco di Camerota che, a seguito del doveroso stop alla devastazione prodotta, sollecitato anche da Italia Nostra, intende riprendere i lavori di brillamento al Mingardo ma senza aver approntato, almeno in sanatoria e per limitare il danno, quel progetto necessario a conseguire le autorizzazioni mancanti. Quindi, in 6 mesi, non una consulenza specializzata di una Università ed un progetto di mitigazione”.
“Inadeguatezza ed incompetenza di un piccolo Comune che deve occuparsi di ben altre procedure tecniche? Pensiamo di sì! L’interpretazione data dal Comune, di procedura di somma urgenza, è del tutto avulsa dalle disposizioni del Codice dei Contratti. Il Comune avrebbe dovuto operare, nei successivi giorni al 6 dicembre, solo disgaggi di massi pericolanti non avviare lavori per mesi senza autorizzazioni preposte – attacca – La demolizione di una antica frana della falesia con il conseguente indebolimento del piede stesso del costone che oggi è diventato molto più esposto e più vulnerabile a nuovi crolli. Su questo ci auguriamo che la Procura faccia il suo corso. Il Sindaco ha inteso asportare una coltre franosa che esiste da centinaia di anni con una procedura di ‘somma urgenza’. Tutta la falesia, infatti, è formata da coltri franose che costituiscono da millenni una parte della falesia stessa, sia sotto il profilo geologico-strutturale in quanto al tempo stesso queste coltri proteggono il piede del costone sia sotto il profilo paesaggistico e ambientale, in quanto fanno parte del complesso della montagna”.
Secondo Rotella l’asportazione di una di queste coltri è “un grave danno all’ambiente e al paesaggio oltre che alla geologia dei luoghi. E l’eccezionale maltempo di questi giorni ci insegna che la natura deve essere rispettata per non dar luogo a futuri lutti e devastazioni”.
Per Italia Nostra la prosecuzione dei lavori, intesa a questo punto come rimedio ai danni prodotti dalle esplosioni “non può essere condotta dal Comune che ha, per costituzione, limiti tecnici e, come dimostrato dalle Ordinanze del Sindaco, anche amministrativi, ma dovrebbe essere demandata a strutture più importanti quali la Provincia, la Protezione Civile e l’Università. Sarà possibile per il bene del Mingardo?”.