Il 17 maggio si accompagna sul Santuario lu Cinto e si ricorda l’avvenuta trasudazione. La mattina parte dalla chiesa Madre la processione con un cinto solitamente a forma di torre e la Croce con i simboli della Passione accompagnati da un gruppo di fedeli e dal suono delle zampogne.
Un tempo, una volta arrivati al Calvario si recitava la litania ai Santi, oggi invece sul monte dopo che il cinto è entrato in chiesa, si celebra la messa. Al termine della messa il cinto esce e compie tre giri intorno al cappellino, che è il nucleo originario della chiesa, passando davanti le tre porte d’accesso, quella rivolta verso Marsico, quella rivolta verso Sala Consilina e l’ingresso abituale. Al terzo giro si toglie dal cinto lu cirino, una matassa di spago incerata lunga 45 metri. I tre giri stanno a significare che i fedeli, uscendo dall’ambito temporale, entrano nella dimensione d’eternità.
Alla cerimonia prendono parte anche i Fratieddi, coloro che fanno parte della Confraternita di San Michele, al termine dei giri uno dei confratelli, preso dal cappellino il vecchio cerino, rimasto lì per l’intero anno, scioglie la matassa del nuovo e lo avvolge con tre giri tutto intorno l’antica cappella. Dopo il cerino che ha incubato per un anno la sacralità viene spezzato e donato ai fedeli, che lo accendono in caso di forti tempeste e invocano la protezione del Santo.
Ritornando alla figura dei fratelli, bisogna dire che la Confraternita operava ed opera in onore del Santo ed è un sodalizio micaelico istituito con un decreto del 1855. Prima avevano il compito di seppellire i morti e quando non c’era la procura erano loro ad occuparsi della festa. Oggi ricoprono pressoché lo stesso ruolo di un tempo e come sempre con un gonfalone e uno stendardo accompagnano le processioni. I confratelli sono vestiti con un camice bianco su cui viene posto un mantello giallo oro, hanno un cappuccio bianco, il cingolo verde intorno alla vita e la fascia traversa verde su cui è riportato uno scudo con la scritta “quis ut Deus”. Il Priore ha come segno distintivo un bastone e un medaglione. La loro sede è la Cappella di San Michelicchio.
Il 4 luglio invece si ricorda l’apparizione di San Michele sul monte Balzata, avvenuta nel 1213, ad un pastorello che riportò la visione ai salesi increduli. Secondo la versione più diffusa fu il pastorello a non credere al Santo che aveva chiesto la costruzione di una chiesa sul luogo dell’apparizione. Così per punizione i salesi furono costretti a costruirla con pietre che portarono sul monte appese al collo. Un tempo ogni salese o capofamiglia era obbligato a far visita a San Michele sul monte e la ricorrenza era più sentita perché si ritenevano debitori verso l’Arcangelo nella convinzione che avesse assicurato la sua protezione per il buon raccolto. Oggi invece si celebra una messa con un piccolo gruppo di fedeli.
– Annamaria Lotierzo –
Il culto di San Michele a Sala Consilina. Storia di un profondo legame tra i fedeli ed il Patrono
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