La vigilia della festa, che si svolge la terza domenica di settembre, ha luogo la caratteristica processione laica della Guglia, che ha avuto inizio nel 1912 con il consenso del Parroco di allora don Antonio Tierno.
La tela che raffigura il Cristo Crocifisso, accompagnata da molti fedeli e dalla banda musicale, viene portata in processione per le vie del paese illuminate, senza la presenza del clero e parte dalla casa che un tempo fu del sacerdote Procaccio. Infatti la tela viene conservata in questa abitazione e non in chiesa.
La tela fu commissionata dal sacerdote Procaccio al santarsenese Ferdinando D’Urso e ha una struttura in legno a croce latina, è costruita con un cassone con lato anteriore libero dove viene posta la tela in senso contrario e all’interno vengono poste delle lampadine che fanno risaltare l’immagine. Nel 2014, anno del centenario, questa struttura è stata sostituita con una più moderna.
La tela cruciforme viene srotolata su un’altra tela di cotone, la pellicola non presenta tagli o cuciture e il supporto in cotone sembra tessuto a mano. Non è stata neanche ritoccata da nessun intervento posteriore alla realizzazione, come si evince da un rattoppo poi ridipinto, da alcune macchie scure presenti qua e là e da alcuni segni di bruciature dovute al vecchio sistema d’illuminazione a candela.
Ferdinando D’Urso ha realizzato il dipinto secondo la tecnica della fotografia. Il Cristo dell’immagine, pur essendo rappresentato come il Christus patiens della tradizionale iconografia cristiana, non nasconde però la sua natura di uomo ferito e sofferente ma ancora non morto. Per questo motivo l’immagine si avvicina molto di più all’altra iconografia del Cristo che trionfa sulla morte. L’originalità risiede nella realizzazione che consiste in una tempera su tela dipinta al contrario e solo tramite l’illuminazione è visibile frontalmente a chi la guarda.
Non si è ancora in grado di stabilire il perché del nome Guglia dato a questa struttura e ci sono solo ipotesi. Molto probabilmente questa doveva essere parte di una struttura sacra molto più complessa e articolata dell’odierna, di cui però non resta traccia.
– Annamaria Lotierzo –