In busta paga persistono le disuguaglianze tra Nord e Sud. A renderlo noto è la CGIA di Mestre, che sottolinea come “le differenze retributive tra i lavoratori dipendenti privati del Nord e i colleghi del Sud sono evidentissime: se i primi percepiscono una busta paga di circa 2.000 euro lordi al mese, quella dei secondi, invece, sfiora i 1.350”.
Persistono dunque le marcate differenze tra i lavoratori dipendenti privati delle diverse regioni italiane. In buona sostanza nel settentrione si guadagna mediamente quasi il 50% in più, pari in termini monetari a +8.450 euro lordi all’anno. Per questo mese di dicembre, ovviamente, lo spread riguarda anche la tredicesima mensilità. E nonostante le gabbie salariali siano state abolite nel 1972 e da oltre 50 anni vi sia l’applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) permangono le marcate differenze retributive tra le regioni italiane, anche se l’obiettivo, in linea di massima, è stato raggiunto solo a livello intra-settoriale.
“E’ chiaro – si legge nella relazione di CGIA Mestre – che queste disuguaglianze salariali molto marcate sono legate al caro-vita e alla produttività che sono nettamente superiori al Nord rispetto al Sud, al fatto che i valori retributivi medi sono condizionati negativamente dalla presenza dei contratti a termine (part-time involontario, stagionali, intermittenti…) che gravitano in particolare nel Mezzogiorno e alla concentrazione delle multinazionali, dei grandi gruppi industriali e degli istituti di credito/finanziari/assicurativi che, rispetto alle Pmi, erogano stipendi più pesanti, ma non sono distribuiti uniformemente lungo tutto lo stivale”.
In Basilicata lo stipendio lordo medio è di 1433 euro mentre in Campania di 1347 euro, attestandosi rispettivamente il 14° e il 18° posto su 20.
Salerno è tra le province d’Italia dove lo stipendio medio è tra i più bassi della Penisola (97 su 107). Nel territorio che va da Scafati a Sapri, infatti, la retribuzione media mensile è di 1.219 euro, ben 1.400 euro in meno rispetto alla media della provincia di Milano, per di più ultima tra le province campane. Leggermente migliore la situazione per la provincia di Potenza che si posiziona al 67° posto su 107 con uno stipendio medio di 1.498 euro.
A primeggiare a livello provinciale è Milano, dove la retribuzione mensile media nel 2023 è stata di 2.642 euro. Nel 2023 gli stipendi annui nel capoluogo lombardo hanno superato i 55 miliardi di euro, con un numero di lavoratori pari a oltre 1 milione e 600mila. Rispetto al 2022 si è registrata una variazione positiva del 3,3%. A completare il podio ci sono i dipendenti privati di Monza-Brianza che guadagnano mediamente 2.218 euro e i lavoratori di Parma, la cui busta paga lorda media è di 2.144 euro. Nella graduatoria nazionale che include 107 province, la prima realtà geografica del Mezzogiorno è Chieti che occupa il 55esimo posto con una retribuzione mensile media di 1.598 euro. Tra le province con le retribuzioni più basse sono presenti Trapani con 1.143 euro, Cosenza con 1.140 euro e Nuoro con 1.129 euro. Maglia nera a livello nazionale è Vibo Valentia, dove i dipendenti occupati percepiscono uno stipendio mensile medio di 1.030 euro.
In sintesi il report mette in risalto come nel 2023 il monte salari lordo erogato ai 17,3 milioni di lavoratori dipendenti privati presenti in Italia abbia toccato i 411,3 miliardi di euro, equivalenti ad una retribuzione media mensile lorda di 1.820 euro, il 3,5% in più rispetto al 2022, anche se l’inflazione, sempre l’anno scorso, è cresciuta molto di più: per l’esattezza il 5,7%.