Regge anche in Cassazione la misura cautelare nei confronti di Rosario De Carlo, ex consigliere comunale di Ruoti coinvolto nella maxi inchiesta che lo scorso febbraio portò all’arresto di sedici persone.
L’inchiesta della Procura di Potenza, denominata “Black Gold”, ha riguardato i reati di calunnie e stalking nei confronti dell’ex sindaca Annamaria Scalise e attività corruttive fra privati svolte nell’indotto FCA. Un complesso impianto accusatorio mosso dal pubblico ministero di Potenza, Giuseppe Borrelli, che ha coordinato le indagini.
La Corte di Cassazione ha confermato la misura del divieto di avvicinamento nei confronti di Rosario De Carlo che aveva presentato ricorso. In questi mesi diverse misure cautelari sono state modificate e rese meno restrittive a seguito dei ricorsi, mentre altre sono state confermate.
Secondo l’accusa, l’obiettivo di Salinardi – più volte sindaco e oggi consigliere comunale di minoranza – e di altri indagati, era quello di spodestare, con diverse iniziative, dalla carica di sindaco la Scalise, che ha però “retto” l’urto decidendo di denunciare tutto. I giudici della Corte di Cassazione, presidente Enrico Vittorio Stanislao Carlini, hanno depositato la sentenza in questi giorni, dopo l’udienza del 20 luglio tenutasi presso la Quinta Sezione Penale in Piazza Cavour a Roma.
Il divieto di avvicinamento imposto a De Carlo era stato confermato già lo scorso marzo dal Tribunale del Riesame di Potenza. In precedenza la misura era stata imposta dal Giudice per le indagini preliminari (in origine l’ex consigliere è stato destinatario della misura degli arresti domiciliari). Nella sentenza i giudici sottolineano come la stessa Scalise sia stata oggetto di “numerose denunce al fine di paralizzare l’attività amministrativa, compromettere la sua reputazione e portarla alle dimissioni”.
In un certo senso, la Cassazione ha confermato l’impianto accusatorio mosso dal Tribunale di Potenza. Insieme a De Carlo, hanno il divieto di avvicinamento alla Scalise anche Angelo Salinardi e Gerardo Scavone.
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