Ogni attività sportiva permette di approfondire la conoscenza del proprio corpo, dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Ma cosa rappresenta lo sport in particolar modo per le persone diversamente abili? Lo abbiamo chiesto a Maria Assunta Cialdini, giovane studentessa di 25 anni di Nocera Superiore, rappresentante degli studenti disabili all’Università degli Studi di Salerno, iscritta al secondo anno di laurea magistrale in Scienze Politiche.
L’avvicinamento allo sport, in particolare al Tennis, nasce come una sfida personale per Maria Assunta, all’inizio spinta dalla curiosità e poi dalla maggiore voglia di scoprire le proprie potenzialità, di spingersi oltre. “Il primo giorno pensavo di mollare, non volevo andare più, avevo le mani piene di bolle per via delle spinte sulla carrozzina, ma poi non ho mollato” dice.
Passione, integrazione, socializzazione, senso di libertà, di questo parla questa giovane ragazza nei cui occhi si legge la grinta di chi non ha mai smesso di credere nei propri sogni. Gli allenamenti così diventano un luogo per stare bene insieme agli altri, per confrontarsi e fungono da vera e propria riabilitazione, consentendo di ottenere una sempre maggiore consapevolezza corporea oltre che più sicurezza nei movimenti e nella gestione degli ausili (protesi o carrozzina), in quanto i muscoli si rinforzano e si acquisisce una maggiore autonomia nelle varie attività della vita quotidiana. Per tutte queste ragioni lo sport per una persona diversamente abile, da un punto di vista psicologico, significa “Io posso”, “Io esisto”. Il senso di fiducia e stima di sé aumenta, non si è più “oggetto della riabilitazione”, ma vero e proprio protagonista dell’azione.
Sport come strumento di integrazione, quindi, un modo per conoscere meglio il mondo delle persone disabili, ma per far sì che tutto questo avvenga occorre che ci sia una rete solida che ruoti attorno alla persona, che vada dal supporto psico-sociale (medici-fisioterapisti, psicologi) al sostegno familiare. “Credo che lo sport rappresenti davvero una risorsa per migliorare la qualità della vita. – spiega la dott.ssa Claudia Colombo, Psicologa dell’età evolutiva e mental trainer sportivo – Tutta l’attività sportiva facilita il confronto con le altre persone, un contatto maggiore, sia tra persone che presentano la stessa disabilità che tra persone normodotate. Le persone diversamente abili possono così sentirsi libere di esprimersi, attraverso lo sport, così come la danza integrata, riuscendo ad affermarsi e a spingere la società a considerarli non solo per i loro ‘limiti’ ma per le loro potenzialità. E’ per questo che cerco di espandere la cultura dello sport tra tutte le persone che entrano in contatto con me e che frequentano il mio studio”.
Ormai sono sempre di più le palestre e gli impianti sportivi accessibili a tutti, ma alla domanda “Ti piace vivere in Italia?” Maria Assunta conclude affermando che qui si trova bene ma le piacerebbe vivere a Berlino e pone l’accento su un tema altrettanto importante, il lavoro. “Ho amiche in carrozzina come me che in Germania hanno due lavori – dice – qui a malapena riesci a trovarne uno, ma come ho già detto, sono una tipa che non molla!”. Maria Assunta non molla, come tanti altri ragazzi che lottano per realizzarsi, per far valere i propri diritti, i propri sogni e noi a loro auguriamo di cuore una vita ricca di soddisfazioni.
– redazione –