Spaccio di droga in vari comuni del Cilento, in particolare a Capaccio Paestum, Agropoli e Castellabate. La Cassazione ha respinto i ricorsi di 16 componenti del cosiddetto Clan Rossi, per i quali si aprono le porte del carcere di Fuorni dove dovranno scontare pene che vanno dai 2 ai 15 anni.
A guidare il gruppo e tenere le redini dello spaccio di stupefacenti a Capaccio erano il 73enne Umberto Rossi e suo figlio, il 35enne Giancarlo Rossi. Oltre ai loro ricorsi, i Giudici della Corte Suprema hanno rigettato anche quelli di altri 14 componenti del clan, tutti tra i 27 e i 45 anni.
I legali difensori hanno cercato, nei ricorsi, di sminuire i rapporti di ciascun imputato con i vertici del sodalizio criminale. Ad incastrarli, però, le confessioni di un pentito della banda, diverse intercettazioni, la significativa quantità di droga sequestrata durante le indagini e la partecipazione al sostentamento di Giancarlo Rossi mediante versamento di una quota fissa.
Il Clan Rossi aveva assunto il monopolio dello spaccio nella città dei Templi. In alcuni casi gli affiliati ricorrevano all’uso delle armi per intimidire piccoli spacciatori locali che agivano in proprio o per estorcere denaro alle aziende della zona.
La banda fu sgominata dai Carabinieri della Compagnia di Agropoli in due diverse operazioni messe a segno nel 2016 e nel 2017.
– Paola Federico –