Nelle prime ore della mattina, nelle province di Salerno e Napoli, i Carabinieri del Comando Provinciale di Salerno, supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti e del Nucleo Cinofili di Sarno, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Salerno, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 indagati (uno in carcere, 4 agli arresti domiciliari ed uno con obbligo di dimora nel Comune di residenza), gravemente indiziati, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, concorso in lesioni personali aggravate dal metodo mafioso e detenzione e porto abusivo di arma.
I provvedimenti seguono una vasta ed articolata attività d’indagine avviata dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Salerno nel mese di maggio 2018, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia. Le investigazioni sono state avviate dopo le denunce sporte dai titolari del supermercato “Al Caporale” di Eboli, per un tentativo di estorsione commesso nel 2018, che vide come principale autore Giovanni Maiale detto “‘a minaccia” , poi arrestato insieme ad Adolfo Prinzi e Massimo Ammutinato, cui fu contestata l’aggravante del “metodo mafioso”, avendo richiamato l’appartenenza al sempre temuto clan Maiale per rafforzare il proprio potere di intimidazione.
Giovanni Maiale, 47enne, nel corso degli anni si è reso protagonista di diversi gravi episodi delittuosi commessi nel territorio ebolitano (come quello, particolarmente eclatante, che compì nell’agosto 2015 quando, in pieno giorno ed in un quartiere ad alta densità di abitanti, fece esplodere un ordigno rudimentale per ritorsione nei riguardi dell’ex compagna), grazie ai quali è riuscito a qualificare il suo profilo criminale e ad incutere, ancora oggi, forte soggezione nella popolazione locale.
L’indagine ha permesso di ricostruire l’esistenza di un articolato gruppo armato, con ruoli e competenze ben definite, dedito alla commissione dei delitti citati, con ingente disponibilità di cocaina, hashish e crack, promosso e diretto dal Giovanni Maiale, con la collaborazione del figlio Michael Gerardi, dalla compagna Antonella Marotta, dalla nipote Valentina Di Cunzolo e da Mario Del Vecchio, i quali vantavano un canale di rifornimento privilegiato delle sostanze illecite nel quartiere Barra di Napoli, tramite di Claudia Rizzo. Agli indagati vengono contestate anche condotte estorsive, declinate con minacce personali rafforzate dalla figura violenta di Maiale, finalizzate a costringere alcuni “clienti” del gruppo criminale investigato al pagamento immediato di somme di denaro come corrispettivo di pregresse forniture di stupefacenti non saldate.
Tra le contestazioni mosse a Maiale ed alla complice Di Cunzolo figura anche l’episodio che aveva già attirato l’attenzione dei media, verificatosi il 18 maggio 2018 all’interno di un bar nel centro di Eboli, riguardante una violenta aggressione, condotta anche con l’utilizzo di uno sfollagente ai danni di alcuni appartenenti alla comunità Rom del posto, per ritorsione, avendo costoro messo pubblicamente in discussione lo”spessore” e la “credibilità” criminale di Giovanni ‘a minaccia.
L’attività investigativa rappresenta il tassello terminale di una più vasta azione di contrasto nei riguardi del “clan Maiale” di Eboli, che recentemente aveva fatto registrare il tentativo di una sua riorganizzazione criminale sul territorio della Piana del Sele, grazie al ritorno del suo capo storico Giovanni Maiale, alias “Giovanniello“, avvenuto alla fine del 2017, dopo aver scontato la pena inflitta ed essere stato per anni collaboratore di giustizia.
Giovanniello, da subito sottoposto a controllo da parte delle Autorità Giudiziaria e di Polizia, è stato arrestato il 14 febbraio 2019, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere emessa dal Tribunale Salernitano su richiesta della locale D.D.A., unitamente ad altre due persone, accusate, a vario titolo, di turbativa d’asta ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, nonché detenzione illegale di armi da fuoco e relativo munizionamento, ricettazione, falso in bilancio e corruzione aggravata.
Nel corso dell’attività d’indagine sono stati segnalati numerosi assuntori di stupefacente. Il fatturato mensile dell’impresa criminale si aggirava intorno ai 50mila euro.
– Paola Federico –