“Speravamo che l’esperienza fatta con la pandemia ci avesse fatto comprendere la necessità di garantire, in particolare in alcuni reparti ospedalieri e sul territorio, misure di sicurezza e protezione a tutela degli operatori sanitari, come gli infermieri, che hanno nel contatto diretto e costante con il paziente la peculiarità del proprio lavoro. Dobbiamo, invece, riscontrare ancora scarsa attenzione a questi temi che mettono a rischio operatori e cittadini”.
E’ quanto dichiarato dalla presidente dell’Ordine degli infermieri di Potenza, Serafina Robertucci, che chiede più sicurezza sui luoghi di lavoro per gli operatori sanitari e spiega come sia “non più tollerabile lavorare in emergenza, accettare questa condizione come giustificazione ad una mancata programmazione dei servizi e dell’impiego di risorse umane, strumentali e finanziarie. Le situazioni estreme vanno analizzate e studiate nei diversi aspetti che le caratterizzano, per comprenderne le criticità, investire nei punti di forza e correggere i punti di debolezza”.
“Un punto di debolezza è senz’altro la realtà in cui spesso operano gli infermieri – sottolinea Robertucci -. Realtà caratterizzate da gravi carenze di personale che comportano un carico di lavoro, per il personale infermieristico e di supporto, non adeguato al rispetto del riposo biologico e del recupero delle energie psico-fisiche. Senza dimenticare la necessità di investire nelle dotazioni di presidi per la sicurezza (DPI) e l’incolumità degli operatori”.
“La sicurezza passa anche attraverso la formazione e il coordinamento del personale neoassunto, soprattutto nei reparti ad alto rischio, dove è fondamentale ridurre al massimo le criticità legate alla gestione dei pazienti, a tutela di questi ultimi e di chi deve prendersi cura di loro. L’auspicio è che vengano adottate velocemente tutte le misure necessarie per un adeguato potenziamento e redistribuzione del personale, in relazione ai carichi di lavoro e alla complessità assistenziale, dimostrando – conclude – di aver fatto tesoro della lezione che la pandemia ci ha insegnato”.