E’ risaputo che l‘agricoltura è uno dei settori produttivi più esposti e vulnerabili nel contesto dei rischi ambientali data la sua intima dipendenza dalle risorse naturali e dalle condizioni climatiche. Tra i vari fattori di rischio il primato ovviamente lo detiene la siccità che, trasformatasi oramai da evento naturale con carattere di eccezionalità a ripetuta normalità, getta il settore agricolo in uno stato di crisi permanente. Una calamità naturale che è diventata un fenomeno strutturale e non più solo emergenziale, connotandosi con eventi sempre più frequenti, più estremi e più dannosi, colpendo sempre di più nuove aree del Paese non solo nei mesi estivi ma anche nelle restanti stagioni dell’anno, con danni ingenti alle colture e quindi alle produzioni agricole e ai redditi degli agricoltori.
L’ISPRA ci dice che solo nel 2022 il 60% del territorio nazionale ha sofferto la siccità, con danni al settore agricolo per circa 6 miliardi di euro (10% del valore dell’intera filiera agroalimentare) e che nell’ultimo trentennio climatologico la disponibilità di acqua è diminuita del 20%.
Una minaccia, dunque, sempre più incalzante. Un problema serio e preoccupante che sta mettendo a dura prova l’economia agricola del Paese, creando al tempo stesso impatti notevoli sull’ambiente e sui sistemi naturali. Non di meno, poi, sono gli sconvolgimenti dei sistemi economici e sociali indotti dall’incertezza della disponibilità idrica che, come ben noto, se non si inverte la rotta della crisi climatica, è destinata a ridursi ulteriormente in breve tempo del 40%, con punte del 90% in alcune aree del Meridione.
Il Consorzio di Bonifica Vallo di Diano e Tanagro afferma che la siccità non risparmia neppure territori come i nostri, apparentemente meglio dotati in termini di disponibilità di risorse idriche.
“E questo lo sanno bene i nostri agricoltori che, da qualche anno a questa parte, stanno vivendo in prima persona le enormi difficolta legate a periodi sempre più siccitosi e caldi – afferma il Presidente Beniamino Curcio – che di fatto impediscono, per mancanza di acqua, di anticipare semine e trapianti, così come chiedono le condizioni climatiche e impongono di dover intensificare in pratica irrigua con costi aggiuntivi per i bilanci aziendali. Una situazione, dunque, difficile anche da noi e destinata, purtroppo, a peggiorare, in assenza di rimedi efficaci e strutturali”.
La prova che non possiamo stare tranquilli è data proprio da una recente comunicazione che l’Osservatorio Distrettuale dell’Appennino Meridionale, che si occupa del monitoraggio delle
risorse idriche, ha inviato a tutti i Consorzi di Bonifica, avvertendoli di stare in allarme nella prossima stagione irrigua perché si sta prefigurando a livello generale una condizione di disponibilità idrica ridotta. L’Osservatorio, per mitigare gli eventuali impatti di tale scenario, ha invitato i Consorzi di Bonifica ad ottimizzare l’impiego delle risorse irrigue, procedendo ad individuare gli areali più critici e prioritari dove mantenere i fabbisogni idrici per le colture e ad informare gli stessi agricoltori dei rischi connessi con lo scenario prefigurato e, di riflesso, della necessità di adeguare investimenti e piani colturali a tale evenienza.
“In buona sostanza, secondo l’Osservatorio nella prossima stagione irrigua c’è il serio rischio che l’acqua irrigua possa scarseggiare, ragion per cui i Consorzi di Bonifica e le stesse aziende agricole debbono correre ai ripari con le opportune azioni di mitigazione e di adattamento – spiega Curcio – Come Consorzio è da tempo che ci stiamo occupando di questo problema, cercando di estendere i comprensori irrigui, di migliorare l’efficienza degli impianti esistenti e di mettere in campo iniziative progettuali strategiche per poter fronteggiare la siccità con un approccio di prevenzione e con opere infrastrutturali mirate. Alcuni di questi progetti sono stati già finanziati e appaltati. Continueremo ovviamente a tenere alta l’attenzione sul problema siccità e a fare del nostro meglio per attenuare gli effetti deleteri di questa insidiosa calamità”.
L’attenzione unilaterale al problema, però, non è sufficiente: “Questo ovviamente non basta. Ci vuole anche uno sforzo da parte delle nostre aziende agricole, chiamate a rivedere il modello agricolo che si è sviluppato negli ultimi decenni, non più adeguato alle risorse oggi disponibili, perché ne utilizza troppe ed è poco resiliente ai cambiamenti climatici. Bisogna modificare i sistemi di irrigazione e adottarne di più efficienti, ma anche orientare le scelte verso colture e modelli agricoli meno idroesigenti”.
“Solo con uno sforzo congiunto di Consorzio di Bonifica e aziende possiamo costruire un sistema agroalimentare in equilibrio con le nostre risorse idriche. Intanto una risposta immediata l’abbiamo data stamattina, deliberando l’avvio della stagione irrigua 2024” conclude il Presidente Curcio.