Ben 18 km attraverso il bosco tra le pietre scivolose e il fango è il percorso che hanno affrontato le centinaia di fedeli a Sanza in onore della Madonna della Neve.
I pellegrini, partiti alle prime luci dell’alba dal Monte Cervati, hanno affrontato le intemperie per condurre a casa la “Mamma dei sanzesi”. Il rito di origine pagana, ripreso poi dal cattolicesimo, prevede che la Signora della Neve sosti per 9 giorni nella cappella in cima al Monte e ritorni poi in Chiesa Madre, nel centro storico sanzese, per il resto dell’anno.
La devozione millenaria che lega il popolo di Sanza alla Madonna della Neve si rinnova ogni anno con più fervore, trascinando le nuove generazioni. In ogni famiglia i bambini attendono il momento in cui gli è consentito affrontare a piedi la salita verso il Monte: il desiderio è quello di diventare “madonnari”, portatori della stipa della Madonna. Le donne, invece, fin quando restano nubili, si avvicendano a portare in testa, tra i perigli, la “canestra”, ovvero la cesta che contiene e protegge il “bambinello”.
Un momento che i sanzesi, vicini e lontani dal Vallo di Diano, anelano per un anno intero. Un appuntamento che gli emigrati mancano di rado, un evento che racconta tanto del popolo di Sanza. Lo svolgimento del pellegrinaggio si sviluppa seguendo le indicazioni della Arciconfraternita Maria Santissima della Neve, con il neo eletto Priore, Demetrio Laveglia, attento al rispetto della tradizione.
“Siamo arrivati sicuri sicuri e mbietto portiamo la tua figura”, la canzone annuncia che alle 9.30 la Madonna della Neve è giunta a “u puosto”.
Dopo aver fatto tre giri attorno alla cappella, la Vergine viene esposta fino alle 17, quando verrà portata in processione per tutto il paese, in Chiesa Madre.