Con 172 voti favorevoli, 99 contrari e un astenuto alla Camera dei Deputati l’Autonomia Differenziata è diventata legge.
In merito si è pronunciato il Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, il quale ha affermato: “Il testo approvato alla Camera sull’Autonomia Differenziata, certamente migliorato rispetto a quello presentato mesi fa dal Ministro Calderoli, è un fatto positivo che abbiamo già rimarcato in altre occasioni. Il dato certo è che non si potranno ratificare intese tra Stato e Regioni senza prima aver quantificato e finanziato i livelli essenziali delle prestazioni”.
Dunque per il Presidente lucano la nuova legge non può non avere come fattore di riequilibrio dei territori un intervento sulla riduzione dei divari infrastrutturali: “Elemento – sottolinea Bardi – che mette le Regioni meridionali nelle condizioni di poter sviluppare quei processi di autonomia fondamentali per imprimere una svolta nelle politiche di sviluppo. Condividiamo inoltre le perplessità già espresse da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, come il Presidente della Regione Calabria, Occhiuto, in ordine all’accelerazione che si è voluta imprimere al processo legislativo, quando si sarebbe potuto migliorare ulteriormente il provvedimento. Il nostro impegno sarà tutto volto a conseguire i maggiori benefici per il popolo lucano”.
Di tutt’altra opinione il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale già ieri si era recato a Roma per protestare contro l’approvazione della legge. Oggi, a margine di un evento che si è svolto a Mercato San Severino ha affermato: “E’ una scelta grave che rischia di spaccare l’Italia, come è ovvio, ma soprattutto di penalizzare in maniera drammatica il Sud. Pensiamo a due o tre cose concrete: l’Autonomia Differenziata può consentire alle Regioni del Nord di trattenere il residuo fiscale, cioè, di trattenere i tributi nazionali. L’Iva, Irap, l’Irpef maturato in quelle Regioni possono essere trattenuti fino al 90% in quei territori, dopodiché non si capisce da dove si prendono i fondi per la perequazione, quelli per colmare il divario tra Nord e Sud; in secondo luogo, e faccio un esempio concreto, oggi abbiamo un unico contratto nazionale per il personale sanitario, con l’Autonomia Differenziata una regione ricca può aggiungere al contratto nazionale anche un contratto integrativo regionale, cioè può pagare i medici il triplo di quanto non possa fare una regione meridionale. Sarebbe un disastro per la sanità pubblica e avremo ovviamente un fiume di emigrazione anche di giovani medici dal Sud al Nord. Stesso discorso vale per la scuola, è una situazione di grande pericolosità. Non sono stati definiti i lep (livelli essenziali di prestazione) vincolo indispensabile da stabilire prima per garantire servizi uguali a tutti i cittadini italiani, eppure questo punto è saltato. In sostanza chi è ricco diventa più ricco e chi è povero è destinato a diventare più povero. Bisognerà combattere per evitare questo scivolamento. Se poi uniamo l’Autonomia Differenziata al Premierato ci rendiamo conto che davvero gli equilibri costituzionali e la democrazia del nostro Paese cominciano ad essere un po’ a rischio”.
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