“Lui mi parlava e mi chiedeva dove ero, dove abitavo, con chi mi trovavo in quel momento, quanti anni avevo e soprattutto se avevo un telefono tutto mio…ho dato il mio numero di telefono ad una persona senza sapere chi fosse in realtà…”. Questo è un esempio di risposta data dai giovani studenti lucani che hanno partecipato all’indagine promossa dal Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Vincenzo Giuliano, in collaborazione con la dottoressa Myriam Russo, sociologa e criminologa, e il dottor Giulio Pica, sociologo dei servizi pubblici per le dipendenze patologiche dell’ASP di Potenza, contenute nel testo “Social, giovani e pandemia”.
“E’ da qualche giorno – ha commentato Giuliano – che si sente spesso parlare sui media nazionali e regionali di Sextortion o Sexting, sono nomi diversi ma che ricollegano allo stesso problema/reato: invio o condivisione di immagini a sfondo sessuale seguiti da ricatti da parte dell’adescatore”.
“Nei mesi scorsi – ha dichiarato Myriam Russo – è stata presentata l’indagine che si proietta nel discutere di fenomeni legati alla sfera minorile e adolescenziale in cui sono presenti molti argomenti attuali come bullismo, cyberbullismo, dipendenze, conseguenze legate alla pandemia, social challenge, sexting. Ed è proprio su quest’ultimo tema che durante la presentazione del libro si è posto maggiormente l’attenzione, riflettendo insieme ai ragazzi del pericolo che incorrono all’interno del web. I giovani si sono mostrati molto preoccupati per quanto concerne questo fenomeno, difatti, anche all’interno dell’indagine, i dati legati al fenomeno del sexting sono abbastanza preoccupanti. E’ rilevante come la soglia di adescamento si sia notevolmente abbassata, colpendo minori anche di 12 anni”.
Come sottolineato dalla sociologa e criminologa il 40% dei soggetti donna ha ricevuto richieste intime sui social, mentre i maschi con una percentuale del 25%. Il 15% dei giovani ha discusso, insieme a sconosciuti, di argomenti legati ad attività sessuali, partecipato a sexy chat ed effettuato giochi sessuali con persone a loro sconosciute. E a riguardo è stato chiesto loro se ne avessero parlato con i propri familiari o persone di loro fiducia e purtroppo circa il 50% tra maschi e femmine non ne ha mai parlato con nessuno, anche se sono alla ricerca di aiuto da parte di figure esterne.
“La nostra indagine – ha concluso Giuliano – dev’essere considerata un punto di partenza per capire meglio i ragazzi ed aiutarli. Per questo sottoporrò alla Polizia Postale di condividere un protocollo d’intesa con il tavolo tecnico del Garante, formato da specialisti del settore, per sostenere e riabilitare al sociale i minori coinvolti”.